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  • Un compenso adeguato al mercato anche per i Consulenti Tecnici d’Ufficio (CTU) dei tribunali: questo il tema al centro dell’incontro avvenuto ieri tra il Segretario Generale della Fondazione Inarcassa, Gianfranco Carcione, e la Senatrice, Fiammetta Modena, Capo della segreteria del Viceministro della Giustizia  Francesco Paolo Sisto. Durante l'incontro è stata proposta una rimodulazione dei limiti percentuali stabiliti dagli articoli 11 e 13 del DM 30/06/02 e un adeguamento significativo degli importi delle vacazioni, che oggi non riflettono in alcun modo il valore delle competenze richieste. Fondazione Inarcassa ha avanzato la proposta di un modello ispirato agli importi stabiliti dal Decreto Ministeriale che disciplina l' Equo Compenso per le prestazioni professionali. Leggi il comunicato stampa
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  • Ancora bandi e procedure indette dalla Pubblica amministrazione per la richiesta di prestazioni professionali a titolo gratuito. Questa volta è la delibera adottata dalla Giunta del Comune di Lecce a destare preoccupazione per una evidente violazione della legge sull'equo compenso e dell'art. 36 della Costituzione. La delibera, infatti, è stata adottata per la definizione di una short list da cui individuare professionisti cui proporre prestazioni e consulenze a titolo gratuito. Contro l'iniziativa della Giunta comunale sono scesi in campo, al fianco degli Ordini provinciali di Lecce nel ricorso proposto al Tar, la Fondazione Inarcassa e i Consigli Nazionali dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, degli Architetti PPC, degli Avvocati, dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, degli Ingegneri, dei Geologi, dei Geometri e Geometri Laureati, dei Periti Industriali e Periti Industriali Laureati.  Si tratta di un comportamento "fortemente lesivo della dignità del lavoro dei Professionisti ed in palese contrasto con la Legge sull’Equo compenso e con l’art. 36 della Costituzione”, si legge nel comunicato stampa congiunto. Pertanto, è fondamentale che si arrivi "al ritiro o quanto meno alla sospensione dell’efficacia della delibera o alla rettifica prevedendo che i compensi per le prestazioni professionali siano calcolati ai sensi della normativa vigente in materia”. Leggi il comunicato
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  • La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha trasmesso alle Camere il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, in cui viene confermata la posizione di Fondazione Inarcassa sull'Equo Compenso: "Non costituisce un ostacolo all’accesso al mercato, bensì una garanzia per il mantenimento di standard qualitativi elevati per i servizi professionali e retribuzione adeguata per i professionisti autonomi anche nei rapporti contrattuali in cui il committente si trovi in posizione dominante." "La previsione del Piano non fa altro che confermare una volontà chiara, espressa in modo trasversale da parte della Politica con l’approvazione della Legge 49/23, coerente e coordinata con l’attuale Codice dei Contratti" ha commentato il Presidente, Andrea De Maio.   Leggi il comunicato stampa Leggi il Piano Strutturale (Equo Compenso pag. 121)
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  • Equo compenso
    Un nuovo bando di gara indetto dalla Corte dei Conti, in quanto stazione appaltante, applica correttamente la normativa sull’equo compenso e conferma le posizioni della Fondazione Inarcassa. La Pubblica Amministrazione applica infatti il ribasso del corrispettivo, calcolato secondo il decreto “parametri”, alla sola componente delle spese ed oneri accessori. Sull’equo compenso finalmente registriamo buoni passi in avanti anche da parte della Pubblica Amministrazione. Questa volta è la Corte dei conti che nella gara di affidamento dell’intervento di riqualificazione di un immobile finalizzato alla realizzazione di un Polo logistico, applica il ribasso del corrispettivo, calcolato secondo il decreto “parametri”, alla sola componente delle spese ed oneri accessori. Una buona notizia, dunque, che arriva in un momento nel quale il dibattito politico resta ancora molto acceso, nonostante una normativa di riferimento chiara e, a nostro avviso, non soggetta a particolari rilievi interpretativi. La posizione della Fondazione Inarcassa al riguardo è ampiamente nota. Il ribasso applicabile alla sola componente delle spese e accessori rappresenta un compromesso accettabile che premia il lavoro degli architetti e ingegneri liberi professionisti nell’ambito dei servizi resi nei confronti della Pubblica Amministrazione. Non sono accettabili quelle posizioni - purtroppo ancora resistenti nel panorama dei lavori pubblici - che mortificano il lavoro dei professionisti e pretendono di escludere l’applicazione dell’equo compenso nella determinazione del calcolo dei corrispettivi nei bandi di affidamento dei servizi di architettura e ingegneria. Sul piano giurisprudenziale, inoltre, non vanno trascurate le sentenze più recenti del 2024 che segnano un indirizzo importante della giustizia amministrativa e inquadrano il tema dell’equo compenso nella sua cornice più ampia rispetto ai rapporti con la Pubblica Amministrazione. Le sentenze del Tar Veneto e del Tar Lazio, infatti, a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, sottolineano il valore della legge n. 49/2023, che “ha riscritto le regole in materia di corrispettivo per le prestazioni professionali, garantendo la percezione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”. Va altresì sottolineato che il bando della Corte dei conti non è affatto un esperimento isolato nel panorama della pubblica amministrazione. Nell’ambito dell’attività di contrasto ai bandi irregolari, la Fondazione Inarcassa non manca mai di rilevare, a mo’ di esempio virtuoso, nei confronti delle stazioni appaltanti che disapplicano la norma sull’equo compenso, quei bandi di gara che interpretano correttamente la normativa di riferimento. Si fa riferimento, in particolare, alla procedura indetta dall’Agenzia del Demanio nel mese di settembre 2023 che espressamente prevede che “i compensi stabiliti per le prestazioni d’opera intellettuale attinenti ai servizi di ingegneria e architettura […] sono stati considerati inderogabili e non ribassabili”. Così come il bando indetto ad ottobre 2023 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti concernente un appalto integrato nel quale è prevista l’esclusione dal ribasso d’asta per la parte riguardante i servizi di architettura ed ingegneria. Infine, altre due stazioni appaltanti che a seguito di un’azione di contrasto promossa dalla Fondazione Inarcassa, hanno rettificato i propri bandi di gara applicando, quindi, correttamente l’equo compenso. L’auspicio, dunque, è che la gara indetta dalla Corte dei conti non resti l’ultimo esempio virtuoso; anzi, che diventi un modello per le altre pubbliche amministrazioni nell’ambito degli affidamenti dei servizi di architetti e ingegneria.   Qui la documentazione di gara del bando indetto dalla corte dei Conti: https://www.corteconti.it/HOME/Organizzazione/AmministrazioneTrasparente/BandiGaraContratti/DettaglioBandoGara?Id=09fc6344-a8cc-4b29-8bb7-6051c40cf85f  
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  • Si è tenuto lo scorso 22 maggio, nella cornice di Palazzo Ferrajoli, a Roma, il convegno organizzato e promosso dalla Fondazione Inarcassa per fare un primo bilancio sulle prospettive future e sulle criticità – che, purtroppo, ancora permangono - ad un anno dalla Legge n. 49/2023 in materia di equo compenso per le prestazioni professionali.   Un momento di dibattito e approfondimento, dunque, che ha visto la partecipazione del Viceministro della Giustizia, il Senatore Francesco Paolo Sisto, del Vicepresidente di Inarcassa, Massimo Garbari, e coinvolto il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, Massimo Crusi,  il Consigliere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Sandro Catta, il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, il Presidente del Consiglio dell'Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, Mauro Uniformi e il Presidente del Consiglio Nazionale Geometri, Maurizio Savoncelli. L'iniziativa, inoltre, è stata condivisa dal Consiglio Nazionale dei Geologi. Nel corso dell’ultimo anno, non sono mancati i dubbi interpretativi, sollevati da parte di taluni soggetti istituzionali, circa un – presunto – coordinamento tra la Legge sull’equo compenso, n. 49/2023, e le disposizioni in materia del Codice dei contrati pubblici, il d.lgs. 36/2023. La posizione della Fondazione Inarcassa è sempre stata molto chiara al riguardo. La legge sull’equo compenso è perfettamente compatibile con il nuovo Codice dei contratti pubblici e, pertanto, non occorrono ulteriori specificazioni o correttivi alla norma. L’art. 8 comma 2 del nuovo Codice è assolutamente chiaro: “Le prestazioni d'opera intellettuale non possono essere rese dai professionisti gratuitamente, salvo che in casi eccezionali e previa adeguata motivazione. Salvo i predetti casi eccezionali, la pubblica amministrazione garantisce comunque l'applicazione del principio dell'equo compenso”. Perché allora promuovere un dibattito su un tema - l’equo compenso - sul quale i principali attori in campo, associazioni di categoria, Consigli Nazionali e, soprattutto i rappresentanti delle Istituzioni, salvo poche eccezioni, hanno mostrato particolare attenzione e condivisione circa la sua finalità e ampia applicazione interpretativa? In primo luogo, per ribadire che occorre unità tra le libere professioni per proteggere il lavoro e assicurare il pieno rispetto del principio dell’equo compenso, come prescritto dalla nostra Carta costituzionale all’articolo 36. Lo ha ricordato il Presidente della Fondazione Inarcassa, Andrea De Maio, in apertura dei lavori che è arrivato “il momento di agire insieme per un futuro dove la dignità e il valore del lavoro siano pienamente riconosciuti e tutelati”. Parole sulle quali si è soffermato anche il Viceministro della Giustizia, il Senatore Francesco Paolo Sisto, che ha ricordato la ratio della legge sull’equo compenso, un provvedimento nato “per tutelare il mercato, così come i liberi professionisti: perché essere sottopagati danneggia in primis la qualità del lavoro e, quindi, la concorrenza”. In secondo luogo, per sottolineare la straordinaria portata innovativa di una legge, la n. 49/2023, che ha restituito piena dignità e consapevolezza alle libere professioni, nonostante i “tentativi volti a disfare quello che con tanta fatica si è costruito”, ha sottolineato il Vicepresidente di Inarcassa, Massimo Garbari, il quale non ha mancato di ricordare che “c'è ancora molto da fare” ma questa è una legge “che aiuta soprattutto i più giovani”.  E questo perché la legge sull’equo compenso soddisfa un principio di civiltà, vale a dire ricevere un compenso equo per il lavoro svolto”, ha ricordato nelle battute precedenti Tullio Patassini, Consigliere economico del Presidente della Commissione Attività produttive l’on. Alberto Gusmeroli. Clicca qui per l'intervista realizzata dal Sole24ore
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  • La Fondazione Inarcassa ottiene un altro importante risultato nell’ambito dell’azione di contrasto ai bandi irregolari. La Struttura Commissariale di Governo della ZES Calabria ha rettificato, in autotutela, gli atti di gara della procedura di affidamento di un appalto integrato concernente la realizzazione di una infrastruttura per la sicurezza nelle aree della ZES Calabria. Alla diffida notificata il 27 ottobre scorso - cui l’Amministrazione non aveva inizialmente dato riscontro - è seguito un esposto all’Anac della Fondazione Inarcassa per ribadire le irregolarità riscontrate nel bando di gara. Ben prima, dunque, dell’eventuale pronunciamento da parte dell’Autorità, la Struttura Commissariale ha provveduto alla rettifica degli atti di gara, in accoglimento dei rilievi mossi dalla Fondazione Inarcassa.   Sono quattro gli aspetti critici segnalati dalla Fondazione Inarcassa. Il primo riguarda la mancata motivazione del ricorso all’istituto dell’appalto integrato. Contrariamente al dettato dell’art. 44, commi 1 e 2, del Codice dei contratti pubblici, la Stazione appaltante non ha motivato il ricorso all’appalto integrato “con riferimento alle esigenze tecniche”. L’altro elemento critico sottoposto all’attenzione della Struttura commissariale è la mancata indicazione dei criteri di determinazione della base d’asta. Infatti, la stazione appaltante, per quanto riguarda la progettazione esecutiva, ha specificato l’importo spettante al professionista senza però indicare la relativa modalità di calcolo. A tal proposito, nella diffida è stato richiamato non solo l’art, 41, comma 15 del Codice e il rimando all’allegato I.13 nel quale “sono stabilite le modalità di determinazione dei corrispettivi per le fasi progettuali da porre a base degli affidamenti dei servizi di ingegneria e architettura”, ma anche una robusta giurisprudenza in materia, oltre alle Linee Guida Anac n. 1 che specificano il ricorso al decreto “parametri” del 2016 ai fini della determinazione dell’importo da porre a base di gara. Contestualmente, la Fondazione Inarcassa ha riscontrato una violazione della disciplina dell’equo compenso di cui alla legge 49/2023 laddove nel disciplinare è stato previsto un ribasso dell’importo posto a base di gara, comprensivo dell’importo dei SIA. Al riguardo, nella diffida è stata richiamata la delibera Anac n. 343/2023 secondo cui i parametri ministeriali fissati dal decreto ministeriale del 17 giugno 2016 alla luce della recente legge in materia di equo compenso “assurgono a parametro vincolante e inderogabile per la determinazione dei corrispettivi negli appalti di servizi di architettura e ingegneria e l’impossibilità di corrispondere un compenso inferiore rispetto ai suddetti parametri comporta anche la non utilizzabilità dei criteri di aggiudicazione del prezzo più basso e dell’offerta economicamente più vantaggiosa”. Infine, in contrasto con il dettato dell’art. 44, comma 6, del Codice, negli atti di gara è mancata la previsione del pagamento diretto al progettista degli oneri relativi alla progettazione esecutiva indicati in sede di offerta. La Struttura Commissariale, quindi, ha accolto i nostri rilievi. Innanzitutto, l’Amministrazione ha chiarito le esigenze tecniche che hanno motivato il ricorso all’appalto integrato.  In secondo luogo, la Struttura Commissariale ha precisato che “il ribasso proposto dagli operatori economici partecipanti, non sarà applicato al corrispettivo dei compensi determinati per i servizi di ingegneria ed architettura, che saranno riconosciuti in modo diretto ai professionisti aggiudicatari della procedura”. Infine, sulla piattaforma e-procurement utilizzata per l’espletamento della procedura di gara, la stazione appaltante ha pubblicato le specifiche ai fini della determinazione del calcolo dei corrispettivi sulla base del DM 17/06/2016.
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  • Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica revoca l’avviso pubblico per l’affidamento di un incarico di consulenza a titolo gratuito. Nella diffida notificata all’Amministrazione i richiami al nuovo Codice dei contratti pubblici e alla recente legge sull’equo compenso.   Nell’ambito dell’attività di contrasto ai bandi irregolari promossa dalla Fondazione Inarcassa, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha fatto marcia indietro e ha ritirato un avviso pubblico per l’affidamento di un incarico di consulenza a titolo gratuito. Malgrado la complessità dell’incarico - analisi chimico-fisiche finalizzate alla sicurezza degli impianti di produzione/stoccaggio/trattamento idrocarburi – il Ministero non aveva previsto alcun compenso per il professionista che sarebbe stato selezionato. La revoca della manifestazione di interesse – motivata per “sopravvenute esigenze organizzative e mutate ragioni di interesse pubblico" - arriva dopo la diffida notificata dallo Studio legale per conto della Fondazione Inarcassa al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.  Sono due gli elementi normativi che hanno caratterizzato l’impianto della diffida. Innanzitutto, l’art. 8, comma 2 del nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023), secondo cui “le prestazioni d’opera intellettuale non possono essere rese dai professionisti gratuitamente, salvo che in casi eccezionali e previa adeguata motivazione”. Eppure, nell’avviso pubblico pubblicato dal Ministero non erano indicati “casi eccezionali” né “adeguate motivazioni” che legittimassero la gratuità degli incarichi. In secondo luogo, la recente legge in materia di equo compenso non offre alcun tipo di giustificazione per gli affidamenti degli incarichi a titolo gratuito e impone, allo stesso tempo, anche alle pubbliche amministrazioni di calcolare i compensi professionali in modo proporzionato in base alla quantità e qualità del lavoro svolto. L’art. 2 della legge n. 49 del 2023 chiarisce, infatti, che le nuove disposizioni in materia di equo compenso si applicano anche alle prestazioni rese dai professionisti in favore della pubblica amministrazione. Qui per approfondire.      
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  • Dai lavori in Commissione Finanze della Camera, impegnata nell’esame di conversione del decreto legge 11/2023, cosiddetto “cessione crediti”, sembra emergere la massima disponibilità di tutte le forze politiche a voler migliorare il provvedimento che, nato con lo scopo di tutelare i bilanci pubblici a fronte della spesa sostenuta per i bonus edilizi, punta a “contribuire alla soluzione dei gravi problemi di liquidità delle imprese e delle famiglie”, come ha precisato il Presidente della VI Commissione, l’Onorevole Osnato, nella seduta del 9 marzo scorso. Il tema al centro del dibattito parlamentare è certamente quello dei cosiddetti crediti “incagliati” che ammontano, secondo le stime del governo, a circa 19 miliardi di euro. Già lo scorso anno, la Fondazione Inarcassa lanciava l’allarme dei cassetti fiscali di imprese e professionisti ormai pieni di crediti non più cedibili alle banche perché, a loro volta, avevano esaurito il plafond disponibile. Una situazione che si è ben presto tradotta, di fatto, in una profonda crisi di liquidità per migliaia di professionisti dell’area tecnica impegnati nelle attività connesse ai bonus edilizi. Il governo ha cercato di porvi rimedio con il decreto-legge 11/2023 recante “Misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77”, approvato nella riunione Consiglio dei ministri n. 21 del 16 febbraio u.s. La Fondazione Inarcassa, all’indomani dell’approvazione del decreto “cessione crediti”, in una nota rilasciata alla stampa ha raccolto le prime impressioni critiche sul provvedimento che, di fatto, annuncia la fine della stagione dei bonus edilizi. Infatti, contrariamente a quanto sostenuto dal governo, il meccanismo della cessione del credito e lo sconto in fattura si sono rivelati due elementi centrali e fondamentali per dare avvio alle pratiche di superbonus e dei bonus edilizi. Senza questi due strumenti, difficilmente le assemblee condominiali, anche di fronte alla richiesta di interventi urgenti, potranno deliberare l’avvio di lavori di messa in sicurezza. Ulteriori critiche sono state, poi, mosse in relazione alla ratio del provvedimento poiché esso, salvo eventuali modifiche che potranno arrivare in fase di conversione, non sembra aver risolto il problema dei crediti “incagliati”, ovvero incedibili in assenza di soggetti qualificati che possano aumentare la capacità di acquisto. Successivamente, in vista dell’esame di conversione del decreto-legge 11/2023, la Fondazione Inarcassa ha messo a punto un pacchetto di proposte da sottoporre all’attenzione della Commissione Finanze della Camera. A tale scopo, è stato riattivato il dialogo con l’On De Bertoldi, già Senatore nella scorsa Legislatura, ora relatore del provvedimento in VI Commissione alla Camera. Nel documento trasmesso all’On. De Bertoldi sono state, innanzitutto, sottolineate le ragioni che tanti attori della filiera dell’edilizia muovono a sostegno delle politiche di incentivazione fiscale per gli interventi di messa in sicurezza. Oggi, ancor di più che in passato, visti gli importanti passi in avanti che in sede europea si stanno compiendo per la revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, il cui obiettivo è raggiungere specifici obiettivi in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia finale degli edifici entro il 2030 nonché la definizione di una visione per l'edilizia verso la neutralità climatica a livello comunitario entro il 2050, è necessario che lo Stato affianchi i cittadini, di ogni fascia di reddito, e compartecipi, attraverso la definizione di un pacchetto di bonus edilizi, alla realizzazione di interventi di messa in sicurezza del patrimonio edilizio. Né può sottovalutarsi la fragilità del nostro territorio dal punto di vista dell’esposizione al rischio sismico sul quale occorre intervenire attraverso la definizione puntuale di un piano nazionale di prevenzione. Se si valuta esclusivamente il fattore economico della ricostruzione, dal 1968 ad oggi, l’Italia ha finanziato una spesa di oltre 135 Mld di euro a seguito di eventi simici. In questo scenario, è evidente il ruolo fondamentale che possono continuare a giocare i bonus edilizi per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio, soprattutto se accompagnati dalle opzioni di cessione del credito e sconto in fattura. Sul piano delle proposte di modifica al decreto-legge 11/2023, la Fondazione Inarcassa ha, inoltre, sottolineato come il divieto imposto alle pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti già maturati alla data di entrata in vigore del provvedimento, ha ridotto ulteriormente la platea dei potenziali acquirenti. A tal proposito, la Fondazione Inarcassa ha formulato una proposta correttiva volta a prevedere quantomeno una eccezione verso gli enti previdenziali professionali perché possano rilevare i crediti certificati dei propri associati. In continuità con quanto ampiamente proposto da altri stakeholder della filiera dell’edilizia, la Fondazione Inarcassa ha proposto che alle banche vada consentita la possibilità di allargare la capacità di acquisto dei crediti già maturati utilizzando il 3% dei debiti fiscali raccolti con gli importi dei relativi modelli F24 da compensare con i crediti ceduti dalle imprese. Infine, è stata proposta una deroga al divieto di esercizio delle opzioni di cessione del credito e sconto in fattura per gli interventi antecedenti al 17 febbraio 2023, ovvero alla data di entrata in vigore del provvedimento, per i quali sia stata già realizzata la progettazione, necessaria per l’avvio e conclusione dei lavori al fine di offrire maggiori garanzie a quei professionisti che rischiano di non vedersi riconosciuta dai committenti l’attività progettuale già eseguita. Le proposte della Fondazione Inarcassa sono state successivamente al centro degli incontri realizzati con altri componenti la Commissione Finanze della Camera. Con gli Onorevoli, Fenu, Congedo e Lovecchio sono state, infatti, presentate e discusse le ragioni mosse dalla Fondazione Inarcassa per interventi puntuali di modifica al decreto-legge “cessione crediti”. Al disegno di legge di conversione del decreto 11/2023 sono state presentate circa 300 proposte di modifica. Tra queste, molte raccolgono l’invito promosso dagli attori della filiera dell’edilizia sul tema della compensazione in modelli F24. Di interesse, inoltre, è l’emendamento 1.11 a prima firma dell’Onorevole Congedo secondo il quale il divieto per la pubblica amministrazione di essere cessionarie dei crediti di imposta derivanti dall'esercizio delle opzioni per la cessione del credito e dello sconto in fattura, di cui all’art. 1, comma 1, lettera a) del provvedimento, non si applica agli enti previdenziali di diritto privato. Leggi qui il comunicato della Fondazione Inarcassa
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  • Il 16 dicembre scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo di riforma del Codice dei contratti pubblici, in attuazione dell’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78.  Il testo, che si compone di 229 articoli e di 36 allegati, è ora all’esame delle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici di Camera e Senato che entro l’8 febbraio dovranno esprimere i propri pareri. Successivamente, il provvedimento sarà nuovamente trasmesso al governo che, salvo modificazioni, dovrà approvarlo, entro il prossimo mese di marzo, in via definitiva in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri. Il nuovo Codice si applicherà a tutti i nuovi procedimenti a partire dal 1° aprile 2023; dal 1° luglio 2023 è, quindi, prevista l’abrogazione del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 e l’applicazione delle nuove norme anche a tutti i procedimenti già in corso[1]. Il testo approvato dal Consiglio dei ministri ricalca in sostanza la versione a cui ha lavorato il Consiglio di Stato tra i mesi di luglio e ottobre scorsi. Ai fini della redazione della bozza dello schema di decreto legislativo, tenuto conto di quanto prescritto all’art. 4 della delega al governo in materia di contratti pubblici (Legge 21 giugno 2022, n. 78), il Consiglio di Stato, con Decreto del Presidente n. 236 del 4 luglio 2022, ha istituito una Commissione incaricata, per l’appunto, di redigere il “progetto del decreto legislativo recante la disciplina dei contratti pubblici”. Nell’ambito della consultazione promossa dalla Commissione al fine di raccogliere proposte e osservazioni da parte dei principali stakeholder, la Fondazione Inarcassa ha trasmesso a luglio scorso, all’attenzione dell’allora Presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, e del Coordinatore della Commissione incaricata di redigere il “progetto del decreto legislativo recante la disciplina dei contratti pubblici”, Luigi Carbone, una corposa documentazione d’interesse che opera sulla materia dei lavori pubblici. Come anticipato nella Nota di accompagnamento, la Fondazione Inarcassa è intervenuta in diverse audizioni parlamentari e ha partecipato alle consultazioni promosse da ANAC (tra cui quelle sul bando tipo per le procedure svolte interamente con sistemi informatici e sugli affidamenti in house) per formulare proposte correttive alla disciplina vigente e suggerire al decisore pubblico le politiche più idonee che interessano il mercato dei servizi di architettura e ingegneria. Il riferimento è senz’altro all’audizione del 26 ottobre 2021 in Commissione Lavori Pubblici del Senato nell’ambito del disegno di legge delega al Governo in materia di contratti pubblici (S. 2330), durante la quale sono emerse una serie di considerazioni e proposte volte, in particolar modo, a sottolineare la centralità e la qualità della progettazione, indispensabili ai fini del buon esito dell’attività realizzativa. Una progettazione al “ribasso” può, nel lungo periodo, costare di più dell’apparente risparmio iniziale, è stato sottolineato in audizione dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta. Solo limitando al massimo il ribasso sui servizi di architettura e ingegneria, e garantendo un equo compenso professionale, si potranno avere progettazioni multidisciplinari di alto livello. Su questo tema, la Fondazione Inarcassa è poi ritornata a maggio scorso coordinando una ricerca, realizzata da REF ricerche, sugli effetti dei ribassi eccessivi nelle gare per i servizi tecnici di ingegneria e architettura. Nel corso della presentazione della ricerca, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, alcuni autorevoli rappresentanti del Parlamento e del Governo è emerso, dall’elaborazione dei dati ANAC, che nella fase esecutiva i ritardi, le sospensioni e le varianti in corso d’opera annullano i presunti vantaggi dei forti ribassi, e comportano costi e tempi superiori rispetto a qualsiasi altro tipo di procedura. La posizione della Fondazione Inarcassa è stata apprezzata anche nel corso del dibattito al Senato sul disegno di Delega Contratti pubblici. Durante la discussione generale del provvedimento al Senato il 14 giugno scorso, il senatore De Bertoldi, che oggi siede in Commissione Finanze della Camera, richiamando lo studio promosso dalla Fondazione Inarcassa, ha sottolineato che “ancora oggi gran parte delle commissioni di gara penalizzano il concetto di offerta economicamente più vantaggiosa e, di fatto, si arriva ancora all'aggiudicazione sulla base di ribassi del 40-50 per cento”[2]. Gli interventi della Fondazione Inarcassa sono proseguiti nei mesi a seguire allo scopo di proporre puntuali modifiche e correzioni allo schema di codice dei contratti pubblici. Non appena entrato in carica il nuovo Governo presieduto dall’Onorevole Meloni, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha avviato a novembre scorso una consultazione sul testo trasmesso dal Consiglio di Stato. Alla consultazione ha partecipato anche la Fondazione Inarcassa inviando un position paper dettagliato di proposte che toccano diversi punti del provvedimento, tra cui: a) RUP e responsabilità dei dipendenti della stazione appaltante; b) Livelli di progettazione; c) Appalto integrato; d) Procedure per l’affidamento sotto le soglie comunitarie. Sul primo punto, la Fondazione Inarcassa ha sottolineato quanto sia fuorviante definire il RUP Responsabile Unico del Progetto poiché in tal modo si individua un servizio specifico di ingegneria e architettura. In alternativa, si è proposto il termine “Procedimento” o “Programmazione e Controllo”. Sulla riduzione dei livelli di progettazione, la posizione della Fondazione Inarcassa è netta: non sono i livelli di progettazione la causa degli attuali ritardi nella realizzazione delle opere pubbliche, bensì i tempi di attraversamento che incidono per il 60% sulla durata della progettazione. La riduzione dei livelli di progettazione rischia seriamente di compromettere la qualità e la sicurezza delle opere pubbliche. Altrettanto netta è la posizione sull’appalto integrato, un istituto che nega l'indipendenza e terzietà del progettista rispetto all'esecutore, e non garantisce la qualità del progetto e la rispondenza dello stesso a criteri esclusivi di interesse pubblico. La proposta della Fondazione Inarcassa è, quindi, preservare e garantire l’indipendenza dei ruoli: da un lato, il progettista, terzo garante della P.A., dall’altro l’impresa, che esegue i lavori; nel mezzo, la PA con il suo ruolo di indirizzo e controllo.    Ulteriori considerazioni  e proposte sono state avanzate in merito alle procedure per l’affidamento sotto le soglie comunitarie considerato che l’innalzamento della soglia per l’affidamento diretto dei servizi di architettura e ingegneria a 139.000 euro, ha fatto emergere una serie di criticità, tra cui: 1) l’accaparramento di incarichi da parte dei “soggetti più forti” - indipendentemente dalle competenze tecniche e professionali; 2) la reintroduzione - in modo surrettizio - del criterio del prezzo più basso quale prassi comune delle stazioni appaltanti per la selezione del professionista a cui affidare i servizi tecnici; 3) una disparità di trattamento tra i regimi ordinari e quelli forfettari che sono preferiti dalle stazioni appaltanti più piccole per l’azzeramento dell’IVA. Contestualmente all’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto legislativo di riforma del Codice dei contratti pubblici, in esame preliminare, la Fondazione Inarcassa il 16 dicembre scorso ha partecipato ad un evento promosso a Roma dall’On. Mazzetti, della Commissione Lavori Pubblici, sul nuovo codice degli appalti quale “momento di condivisione e di raccolta di proposte per completare e migliorare il testo”.  Il provvedimento, come anticipato, è ora all’esame delle Commissioni Ambiente e Lavori pubblici di Camera e Senato. A tal riguardo, la Fondazione Inarcassa ha dapprima trasmesso una Nota ai rispettivi Presidenti, On. Rotelli e Sen. Fazzone, per esprimere loro alcune osservazioni e proposte di modifica al testo già evidenziati nei precedenti appuntamenti istituzionali, e successivamente ha formalizzato una precisa richiesta di audizione, l’11 gennaio scorso, presso la Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera.   Leggi qui il commento del Presidente della Fondazione Inarcassa   [1] https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-10/21339 [2] Senato della Repubblica, seduta del 14 giugno 2022 sulla discussione generale del disegno di legge Delega al governo in materia di contratti pubblici, ripresa video disponibile al seguente link  https://webtv.senato.it/video/showVideo.html?seduta=439&leg=18&xmid=25059 al minuto 23:50.
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