Oggi, sul quotidiano LA REPUBBLICA, viene pubblicato il Manifesto della Fondazione che sintetizza cosa chiediamo al prossimo Governo. Il documento è di fatto diviso in due parti: la prima è una proposta forte che, prevedendo la ricostruzione del nostro Paese e migliorando sostanzialmente la qualità della vita degli italiani, è finalizzata alla ripartenza dell’economia reale; la seconda è invece rivolta a richieste puntuali legate al nostro lavoro.
Ecco il testo de Manifesto:
AGLI ITALIANI UN’OCCASIONE PER RICOSTRUIRE L’ITALIA
Gli Architetti e gli Ingegneri liberi professionisti iscritti a Inarcassa sono oltre 165.000. Una categoria che sente in modo particolare la crisi. Già dal numero, ma non solo da questo, si comprende che non siamo una corporazione, una casta, ma la categoria libero professionale tecnica più liberalizzata, ben da prima dei provvedimenti del 2012. Non chiediamo sovvenzioni o assistenzialismo, ma politiche pubbliche che, pur nel rigore, possano essere supportate da concrete prospettive di sviluppo e di lavoro.
La nostra proposta è un piano strutturale e strategico di investimentiche abbia una adeguata copertura finanziaria. Chiediamo l’impiego di una quota significativa del PIL nazionale (non inferiore al 4%) per almeno un decennio con l’obiettivo di generare una immediata ricaduta su ogni settore dell’economia reale: la ripresa dell’attività lavorativa ora agonizzante con significativa riduzione della disoccupazione, la rivalutazione del patrimonio pubblico e privato italiano, la realizzazione di nuovi modelli di mobilità urbana e extraurbana, la salvaguardia del territorio e del paesaggio, l’incentivazione di tutti i settori del commercio e del turismo, la razionalizzazione delle spese e dei consumi, l’instaurazione di un rapporto di fiducia tra cittadino e Pubblica Amministrazione.
COSA CHIEDIAMO AL FUTURO GOVERNO
Come Architetti e Ingegneri che vivono, solo ed esclusivamente, di lavoro libero professionale, chiediamo un piano che coinvolga l’intero territorio nazionale attuando:
la riqualificazione strutturale, energetica e architettonica del patrimonio edilizio esistente;
la completa ristrutturazione delle infrastrutture urbane ed interurbane;
il riuso o la sostituzione del costruito esistente dismesso;
la demolizione del costruito abusivo
il recupero e la valorizzazione del paesaggio;
la reale razionalizzazione dell’uso delle fonti non rinnovabili;
l’incentivazione degli investimenti privati
la razionalizzazione degli iter autorizzativi e lo snellimento delle procedure
Crediamo sia diritto di tutti gli Italiani rivendicare una opportunità per costruire il proprio futuro in un Paese in cui ci si possa riconoscere.
COSA CHIEDIAMO COME FONDAZIONE
La prossima Legislatura deve prevedere alcune importanti modifiche legislative che riguardano la gestione dei Lavori Pubblici e questo non solo nell’interesse della nostra categoria.
MODIFICA DEL D.LGS. 163/2006 – CODICE APPALTI
E’ necessario che con la massima urgenza venga modificata la normativa per gli aspetti che riguardano le modalità affidamento degli incarichi professionali, formalmente definiti “appalto dei servizi di ingegneria”.
Per la natura totalmente immateriale del servizio richiesto e considerata la diretta relazione tra qualità della prestazione e qualità dell’opera, chiediamo che gli appalti vengano affidati esclusivamente in base alla qualità dell’offerta e non al prezzo.
REVISIONE DELLE STRUTTURE DELLA P.A.
La Pubblica Amministrazione deve finalmente dedicarsi unicamente nello svolgereil suo ruolo di programmazione e di controllo delle Opere Pubbliche.
Anche nell’ottica della spending review risulta oggi ingiustificata la presenza nelle Pubbliche Amministrazioni di strutture tecniche di progettazione permanenti, spesso un carrozzone non flessibile rispetto alle reali necessità.
Ancora più ingiustificata risulta la corresponsioneagli uffici tecnici delle PA dell’incentivo per la progettazione di opere pubbliche.
E’ oggettivamente difficile comprendere perché, per svolgere solo e unicamente il proprio lavoro, proprio quello e solo quello per cui si è stati assunti, e nel normale orario quotidiano, si possa percepire un incentivo. Un incentivo non irrilevante: il 2% del valore dei lavori da eseguirsi.
Questo incentivo del 2%, ultima tariffa garantita rimasta nel mondo professionale, vale ogni anno più di 500 milioni di Euro.
DIVIETO AL DOPPIO LAVORO LIBERO PROFESSIONALE
Chiediamo che si approvi una norma precisa, chiara e non derogabile che vieti ai pubblici dipendenti qualsiasi attività di libera professione oltre al proprio lavoro dipendente.
Il pubblico dipendente, che già gode di tutte le garanzie giustamente destinate al lavoro subordinato,può oggi svolgere altri lavori oltre a quello per il quale è stato assunto. E questo è inaccettabile perché com’è ben noto, al di là di qualsiasi altra considerazione, il secondo lavoro viene spesso svolto a discapito di quello principale e in pesanti situazioni di conflitto d’interesse malamente mascherate. Proprio per questa ultima considerazione, anche a coloro che svolgono l’attività in status di part-time, pur consentendo lo svolgimento di altre attività nel tempo residuo, deve essere assolutamente vietata qualsiasi attività libero professionale.
Come Architetti e come Ingegneri, che nel passato tanto hanno contribuito alla realizzazione di un Patrimonio invidiatoci da tutto il mondo, con orgoglio rivendichiamo oggi il diritto di poter essere parte importante, determinante, nella ricostruzione dell’Italia, quella di domani.
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