Il presidente Fietta: "Semplificare le gare senza riproporre modelli che hanno già fallito"
“L’appalto integrato non è una scelta obbligata da adottare per velocizzare la realizzazione delle opere e sopperire alla mancanza di progettisti nella Pa". E' quanto dichiara Franco Fietta, presidente Fondazione Inarcassa, che rappresenta oggi in Italia circa 180.000 ingegneri e architetti liberi professionisti, in merito al possibile ritorno dell’appalto integrato con il Decreto Semplificazioni, ora ancora in bozza. "Un istituto che genera un conflitto di interessi in quanto sia coloro che devono garantire la qualità progettuale, sia i principali attori del controllo nell’esecuzione dell’opera, sono pagati dall’impresa esecutrice. Inoltre, non interviene sulla riduzione dei tempi di processo se non in maniera molto limitata", sottolinea la Fondazione.
“I servizi di progettazione possono e devono essere esternalizzati per evitare che con l’appalto integrato si crei un conflitto di interessi tra impresa appaltante e progettisti. Va infatti assolutamente salvaguardato il principio generale della separazione dei ruoli fra progettista e costruttore, che rappresenta un elemento di trasparenza, a garanzia e nell’interesse di tutti gli operatori del settore e della qualità dei lavori, per avere elevati standard di qualità che nel progetto deve essere sempre al centro del processo”, spiega ancora.
“Probabilmente l’esempio del ponte Morandi di Genova ha spinto verso una volontà radicale di semplificazione che travolge l’intero sistema delle gare per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura, sebbene quel modello sia stato adottato per un caso assolutamente straordinario e di attenzione internazionale. C’è il concreto rischio che la reintroduzione dell’appalto integrato applicato all’intera filiera degli appalti riduca significativamente i controlli con nefaste conseguenze. Sbloccare le opere -conclude Fietta- è l’obiettivo fondamentale in questo momento, ma farlo bene lo è ancora di più”.
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