SINTESI DI MONITORAGGIO LEGISLATIVO DICEMBRE 2019
NOTA POLITICA
Mentre il Parlamento ha licenziato non senza affanni la legge di Bilancio, a dicembre la maggioranza è riuscita a superare senza incidenti la prova del voto al Senato sulla riforma del Mes, il controverso fondo salva-Stati che è stato oggetto di polemiche fra le varie forze politiche del Paese. Il fatto che il testo della risoluzione giallorossa abbia incassato 164 voti favorevoli al Senato, complice il sostegno di alcuni voti esterni, non basta però a nascondere le tensioni presenti in entrambi i rami del Parlamento, con il M5S addirittura nel caos: a Montecitorio 14 deputati hanno disertato il voto, mentre a Palazzo Madama in 4 si sono espressi in dissenso dal gruppo.
Tre senatori pentastellati hanno poi formalizzato il loro passaggio alla Lega, innescando l’esodo tanto a lungo paventato e contribuendo a spiegare la decisione assunta poi dall’esecutivo di blindare il testo della manovra una volta giunta alla Camera: difatti, in questa fase convulsa, a pesare sarebbe soprattutto il timore della leadership 5Stelle di non avere più il completo controllo del proprio gruppo a Montecitorio. Le tribolazioni fra gli alleati di governo sono anche alla base della verifica annunciata dal premier Conte per il prossimo mese di gennaio, con l’obiettivo di stilare un’agenda delle priorità del Paese su cui tentare di rafforzare l’alleanza parlamentare M5s-Pd. I nodi da sciogliere sono infatti ancora molteplici: dopo il voto sulla manovra, in ballo ci sono i temi della prescrizione, la riforma dell’autonomia regionale, gli esuberi dell’ex Ilva e il fronte Alitalia.
A complicare ulteriormente il quadro è la notizia che 64 senatori hanno aderito alla raccolta firme promossa dalla Fondazione Einaudi per sottoporre a referendum la riduzione dei parlamentari. La sottoscrizione blocca di fatto il c.d. taglia poltrone, la legge di modifica costituzionale approvata a ottobre che a questo punto non potrà entrare in vigore come previsto a gennaio, ma dovrà aspettare invece l’esito della consultazione popolare. In questo modo, però, se il Paese dovesse tornare alle urne prima del referendum – che si potrebbe tenere presumibilmente a giugno – il Parlamento verrebbe rieletto con i criteri vigenti oggi. Solo dopo aver dato vita alla nuova legislatura si riattiverebbe il referendum, con esito ampiamente scontato per il sì e l’incognita che il nuovo Parlamento sia poi dichiarato illegittimo dalla Consulta. Complici gli abboccamenti Salvini-Renzi sul futuro della legge elettorale, Lega e Italia Viva sembrano avere tutto l’interesse per un prossimo ritorno alle urne, mentre in seno al Partito Democratico crescere la distanza fra quanti difendono il sostegno all’esecutivo Conte II e i favorevoli al voto anticipato.
Sulla riforma della legge elettorale gli alleati di maggioranza hanno aperto una vera e propria trattativa per arrivare a un risultato condiviso, partendo dall’ipotesi di affidarsi a un sistema proporzionale con due formule diverse di soglia di sbarramento: un 5% a livello nazionale oppure a livello di circoscrizione. Sul tema potrebbe intervenire anche la Corte costituzionale, chiamata a decidere a inizio anno nuovo se dare il via libera al referendum per abolire la parte proporzionale dell’attuale legge richiesto dalle regioni di centrodestra.
GOVERNO E ISTITUZIONI
Legge di Bilancio 2020: Via libera del Senato
Tra le diverse misure approvate nella legge di Bilancio 2020, ha fatto molto discutere quella sullo sconto in fattura per interventi di Ecobonus istituito dall’articolo 10 del cosiddetto DL Crescita.
Il risultato è stato che lo sconto immediato in fattura resterà in piedi solo per gli interventi di riqualificazione energetica di aree comuni degli edifici condominiali di importo superiore a 200mila euro. Questo è quanto prevede un subemendamento alla Manovra a firma della Senatrice Pirro (M5S) approvato - durante la non-stop notturna durata oltre 14 ore - della Commissione Bilancio del Senato. Una soluzione intermedia che arriva dopo l’approvazione di un altro emendamento, a firma della senatrice di Forza Italia Roberta Toffanin, che invece prevedeva l’abrogazione totale della misura, istituita con l’articolo 10 del cosiddetto Decreto-Legge Crescita. Il panorama politico e imprenditoriale sul tema è però molto diviso.
Fondazione Inarcassa ha espresso in più occasioni una posizione contraria all’eliminazione totale dello sconto in fattura.
Tra le altre misure approvate si segnala infine anche il nuovo bonus facciate - che debutta il 1° gennaio 2020 - avrà una durata di un anno. Saranno agevolati, con una detrazione dall'imposta lorda pari al 90%, gli interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati in zona A (centri storici) e B (totalmente o parzialmente edificate). Qui per approfondire
LAVORI PUBBLICI
Regolamento unico appalti, si allungano i tempi per il testo definitivo
La scadenza del 15 dicembre - inizialmente indicato dalla Ministra per le Infrastrutture Paola De Micheli - per arrivare a una bozza definitiva del Regolamento unico sugli appalti, non è stata rispettata. La conferma dell’inevitabile allungamento dei tempi è arrivata nel giorno in cui l'apposita Commissione del Ministero delle Infrastrutture, guidata dal Consigliere di Stato Raffaele Greco, ha ascoltato l'ampia platea degli operatori di mercato che compone la filiera delle costruzioni. Il giorno prima, in un appuntamento analogo, erano state ascoltate le amministrazioni pubbliche. Costruttori, professionisti, artigiani e società di progettazione hanno esposto le osservazioni. Anche Fondazione Inarcassa è stata invitata a partecipare al ciclo di audizioni al Ministero.
Insediato al Mise il Tavolo per rilanciare il settore dell’Edilizia
Si è riunito per la prima volta l’11 dicembre al Ministero dello Sviluppo economico il Tavolo sull’edilizia, per rilanciare il settore delle costruzioni, da anni in difficoltà. Il Tavolo era stato promesso dal Ministro Stefano Patuanelli all’Assemblea dell'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE). Presenti all’incontro anche la Ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, le associazioni e i sindacati del settore edile. Qui il comunicato stampa del Mise
Obiettivo dichiarato del Tavolo è, quindi, quello di “avviare un confronto al fine di individuare nuove misure e verificare gli strumenti esistenti, attraverso il coinvolgimento sinergico sia del Ministero dell’Economia che del Ministero delle Infrastrutture, in modo da dare risposte funzionali al rilancio di un settore da anni in difficoltà”, ha affermato Patuanelli nell’aprire i lavori. Si tratta di un primo step in cui Governo, sindacati ed imprese hanno gettato le radici, per arrivare a darsi una roadmap ed evitare, così, che il Tavolo si trasformi in un’occasione mancata di vero rilancio del settore. Per tali ragioni, entro metà gennaio, tutti i partecipanti sono chiamati ad inviare i propri contributi con l'obiettivo di definire un calendario di tavoli tecnici che vedano il Mise e gli altri Ministeri coinvolti nella messa a punto di proposte operative. Il Tavolo del Mise vedrà una seconda fase di approfondimento dei temi - alla luce dei documenti inviati entro il 15 gennaio - che è stata fissata entro la fine di gennaio. Qui per approfondire
PROFESSIONI
BIM: dal 2020 sarà obbligatorio sopra i 50 milioni di euro
Scatterà il 1° gennaio 2020, il secondo scaglione di opere per le quali sarà obbligatorio l’utilizzo del Building Information Modeling (BIM). Il Decreto BIM (DM 560/2017), infatti, ha introdotto, a partire dal 2019, l’obbligo di utilizzare metodi e strumenti elettronici di modellazione per le opere pubbliche, secondo la seguente scansione temporale: dal 2019 per le opere oltre i 100 milioni di euro; dal 2020 per i lavori complessi oltre i 50 milioni di euro; dal 2021 per i lavori complessi oltre i 15 milioni di euro; dal 2022 per le opere oltre i 5,2 milioni di euro; dal 2023 per le opere oltre 1 milione di euro; dal 2025 per tutte le nuove opere. Il Decreto BIM, infatti, ha stabilito le modalità e i tempi di progressiva introduzione, da parte delle stazioni appaltanti, delle amministrazioni concedenti e degli operatori economici, dell’obbligatorietà dei metodi e degli strumenti elettronici specifici, quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture, nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione delle opere e relative verifiche. È previsto l’utilizzo di piattaforme interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari da parte delle stazioni appaltanti ed è definito l’utilizzo dei dati e delle informazioni prodotte e condivise tra tutti i partecipanti al progetto, alla costruzione e alla gestione dell’intervento. Il Decreto BIM disciplina anche gli adempimenti preliminari delle stazioni appaltanti che devono aver già adottato un piano di formazione del personale, un piano di acquisizione o di manutenzione di hardware e software di gestione dei processi decisionali e informativi e un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e gestione, i gestori dei dati e la gestione dei conflitti. Qui per approfondire
Inarcassa. patrimonio 2020 a quota 11,7 miliardi
Con un flusso di entrate contributive in aumento, al di sopra di un miliardo di euro e un avanzo economico di oltre 428 milioni di euro, nel 2020 il patrimonio di Inarcassa raggiungerà gli 11,7 miliardi. Le stime contenute nel “Budget 2020”, approvato dal Comitato nazionale dei delegati nell'adunanza del 28 e 29 novembre, hanno permesso di traguardare un risultato positivo legato al buon andamento della gestione previdenziale, di quella operativa e di quella patrimoniale. “Affidiamo a questo bilancio di previsione, il compito di traguardare il quinquennio di questa consiliatura - ha dichiarato il presidente Giuseppe Santoro - in coerenza con il Piano strategico 2015-2020. In questi anni impegnativi di mandato, abbiamo operato per il raggiungimento degli obiettivi in cui abbiamo sempre creduto: dal miglioramento dei servizi, alle prestazioni, alla solidarietà, alla gestione prudente, efficace e trasparente di un patrimonio in costante crescita, al compito attivo che ci siamo assunti anche nella difesa della professione”. Per il 2020, le previsioni ipotizzano un andamento di iscrizioni e cancellazioni in linea con quello dell'anno precedente, con iscritti a fine anno pari ad oltre 170mila unità. Il saldo della gestione previdenziale evidenzia la prosecuzione della fase di ripresa della contribuzione corrente legata al recupero dei redditi degli associati, a fronte di un fisiologico aumento delle prestazioni. Nel 2020 le pensioni erogate saranno poco più di 39mila. La ripresa in corso, per quanto contenuta, del settore delle costruzioni e la dinamica positiva delle compravendite immobiliari, continuano a favorire il recupero del fatturato e dei redditi degli associati, in crescita per il terzo anno consecutivo. Qui per approfondire
Liberi professionisti: l’accesso al credito sarà più facile
Facilitare la concessione di finanziamenti ad una platea potenziale di circa 1,6 milioni di professionisti iscritti alle Casse e agli Enti di Previdenza. È lo scopo del protocollo d’intesa siglato venerdì da Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. (CDP) e l’Associazione degli Enti Previdenziali Privati (AdEPP).
Grazie alla partnership tra AdEPP e CDP - spiega la nota diramata dai due enti -, i professionisti potranno infatti beneficiare di un incremento della percentuale di garanzia da parte del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (Fondo PMI) con un vantaggio potenziale in termini di: riduzione del tasso d’interesse applicato sui finanziamenti concessi; ottenimento di finanziamenti di importo maggiore; riduzione dei tempi di concessione del credito da parte dei soggetti finanziatori e assenza di richiesta di garanzie reali per la quota coperta dal Fondo PMI. Indipendentemente dalla classe di rating dei beneficiari finali e dalle caratteristiche dell’operazione finanziaria - spiegano -, le richieste di garanzia su finanziamenti a professionisti presentate da banche e Confidi riceveranno una copertura dal Fondo PMI rispettivamente pari all’80% e al 90%, rendendo l’accesso al credito più facile e a condizioni più vantaggiose. Qui per approfondire
FISCO
Partite Iva: Il Fisco chiude d’ufficio quelle inattive da tre anni
L’Agenzia delle entrate procede d'ufficio, in modalità centralizzata, alla chiusura delle partite Iva di coloro che sulla base dei dati e degli elementi in suo possesso risultano non aver esercitato, nelle tre annualità precedenti, attività di impresa ovvero attività artistiche o professionali.
Le partite Iva vengono individuate sulla base di riscontri automatizzati con le informazioni disponibili in Anagrafe tributaria, volti a identificare i titolari di partita Iva che nelle tre annualità precedenti non hanno presentato, se dovuta, la dichiarazione Iva o dei redditi di lavoro autonomo o d’impresa. A chi viene individuato presumibilmente inattivo è inviata la comunicazione preventiva di chiusura d’ufficio della partita Iva, tramite raccomandata con avviso di ricevimento. Il contribuente che ravvisa nella comunicazione elementi non considerati o valutati erroneamente, può rivolgersi, entro 60 giorni dalla ricezione, ad un qualsiasi ufficio territoriale dell’Agenzia e fornire chiarimenti sulla propria posizione fiscale di soggetto attivo ai fini Iva. Qui per approfondire