Sintesi di monitoraggio legislativo del 30 gennaio 2015
Gennaio 2015
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NOTA POLITICA
Se non si verificheranno colpi di scena Renzi punterà a concludere il percorso delle riforme avviato contando sull’appoggio di Berlusconi. Il Senato ha varato la riforma elettorale, che si applicherà a decorrere dal 1° luglio 2016; nei 100 collegi plurinominali capilista bloccati e due preferenze per candidati di sesso diverso; soglia di sbarramento al 3%; premio di maggioranza alla lista che supera il 40 % ovvero ballottaggio, senza apparentamenti, tra le due liste con il maggior numero dei voti.
Alla Camera si deve concludere il voto sulla riforma della Costituzione, che però ha davanti a sé ancora metà del percorso parlamentare.
Va affrontata anche la questione dell’attuazione della riforma fiscale, archiviata dallo stesso Renzi fino al 20 febbraio, e dare impulso all’economia che sembra dare i primi segnali di ripresa. La vittoria di Syriza in Grecia e la decisione della BCE di varare il quantitative easing, aprono infatti uno momento molto delicato all’interno dell’Unione Europea che potrebbe essere un’occasione da non perdere per dare una spinta alla politica di sviluppo sostenuta dall’Italia.
Le rilevazioni ISTAT sul clima di fiducia nel Paese forniscono indicazioni positive: l’indice di fiducia dei consumatori sale a 104,0 da 99,9 di dicembre 2014 e al tempo stesso l’indice di fiducia delle imprese sale a 91,6 da 87,6. Dall’analisi dei dati si evince che a livello aggregato gli italiani sono più fiduciosi sul proprio futuro personale e sulle prospettive economiche. Dai dati sulle imprese si ricavano diverse indicazioni: aumenta il clima di fiducia nei settori dei servizi alle imprese delle costruzioni, si registra una sostanziale stabilità nel settore manifatturiero, più visibile il calo nel solo settore del commercio al dettaglio. Gli indicatori di fiducia sembrano coerenti con un quadro macroeconomico che presenta diverse novità positive: il calo del prezzo del petrolio prelude a costi più bassi per l’energia, il livello discendente nel cambio euro/dollaro promette una spinta al nostro export, tassi di interesse più bassi per i titoli del debito pubblico riducono il costo del debito sulle finanze dello Stato, il taglio della componente lavoro sull’IRAP e il bonus Irpef per i lavoratori (misure della Legge di stabilità in vigore dal primo gennaio) alleggeriscono il peso delle tasse su imprese e famiglie, le quali potranno anche approvvigionarsi di finanziamenti a tassi più contenuti grazie alla politica monetaria della Banca Centrale Europea. E intanto dal settore immobiliare arrivano segnali di una ripresa. I più recenti dati elaborati dall’Istat hanno indicato un incremento del reddito a disposizione delle famiglie, non ancora trasformato in consumi.
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DALLE ISTITUZIONI
Interno-ANAC: linee guida antimafia e anticorruzione
Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e il presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone, hanno firmato le seconde linee guida per l’applicazione alle imprese delle misure straordinarie di gestione, sostegno e monitoraggio a fini antimafia e anticorruzione, previste dall’art. 32 del d.l. 24 giugno 2014, n. 90.
Vengono così fornite ai prefetti ulteriori indicazioni operative per l’adozione degli strumenti di amministrazione straordinaria nei confronti di imprese coinvolte in vicende corruttive o colpite da informazioni antimafia interdittive.Seconde Linee guida 27 gennaio 2015
Prime Linee guida 15 luglio 2014
MIT: decreto ristrutturazioni e messa in sicurezza edifici scolastici
Il ministro delle Infrastrutture ha firmato il 21 gennaio il decreto interministeriale (d’intesa con il ministero dell’Economia e con quello dell’Istruzione) che autorizza le Regioni a stipulare mutui trentennali con oneri di ammortamento a carico dello Stato per interventi straordinari di ristrutturazione e messa in sicurezza degli edifici scolastici. Si dà così attuazione all’articolo 10 della legge n. 128 dell’8 novembre 2013, che ha stanziato 40 milioni di euro annui per trent’anni a partire dal 2015.
piano per l’edilizia scolastica Le infografiche su Passodopopasso
Approfondimento “Edilizia scolastica: a che punto siamo”
Centrale unica di committenza: decreti soggetti aggregatori
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 novembre 2014 definisce i requisiti per poter essere iscritti all’elenco dei soggetti aggregatori.
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 novembre 2014 istituisce il tavolo tecnico dei soggetti aggregatori unitamente ai relativi elenchi recanti gli oneri informativi. Il Tavolo è composto da un rappresentante del Ministero dell’economia, da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri e da un membro in rappresentanza di ciascun soggetto aggregatore (iscritto nell’elenco di cui al comma 1 dell’art. 9 del decreto-legge n. 66/2014). Al Tavolo presenziano inoltre un rappresentante della Conferenza delle regioni, un rappresentante dell’ANCI e un rappresentante dell’UPI. Al Tavolo partecipa, inoltre, un rappresentante dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) con funzioni di uditore. Si ricorda che dal 1° gennaio 2015 i Comuni non capoluogo di provincia per acquisire beni e servizi hanno l’obbligo di aggregarsi in un soggetto aggregatore o di servirsi delle Centrali di committenza, mentre dal 1° luglio 2015 lo stesso obbligo scatta per gli appalti di lavori. (GU n. 15 del 20.1.2015)
Governo: “È casa tua, decidi tu”
Campagna di comunicazione, “È casa tua, decidi tu”
Senato – Ddl 1678 – Direttive appalti: audizioni
In Commissione lavori pubblici del Senato si sono svolte le audizioni informali sul disegno di legge di delega al Governo per l’attuazione della direttiva 2014/23/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, della direttiva 2014/24/UE sugli appalti pubblici e della direttiva 2014/25/UE sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori speciali (acqua, energia, trasporti e servizi postali).
Memoria Presidente del Consiglio di Stato
Memoria Prof. Fabrizio Fracchia, esperto di diritto amministrativo.
Memoria Rete professioni tecniche
Esercizio professione di ingegnere – Misure compensative: regolamento
In vigore dal 3 febbraio il regolamento approvato con decreto del Ministro della giustizia 3 dicembre 2014, n. 200, recante misure compensative per l’esercizio della professione di ingegnere. Il regolamento disciplina il contenuto delle prove attitudinali, la commissione e la vigilanza sull’esame, lo svolgimento della prova e la relativa valutazione, l’oggetto e lo svolgimento del tirocinio di adattamento che potrà essere svolto presso i professioni il cui elenco è istituito presso il Consiglio Nazionale. (GU n. 14 del 19.1.2015)
MiSE: credito d’imposta assunzioni personale altamente qualificato
Con circolare del direttore generale per gli incentivi alle imprese 9 gennaio 2015, n. 828, si forniscono ulteriori chiarimenti ed istruzioni sulle modalità di compilazione delle istanze e sulla corretta fruizione del credito d’imposta per l’assunzione a tempo indeterminato di personale altamente qualificato. (GU n. 17 del 22.1.2015)
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DALLA RETE
CNI: Assemblea nazionale ingegneri
Crescita, innovazione, nuove tutele: tre parole strettamente legate da un filo rosso, quello del lavoro. Senza occupazione non vi può essere crescita, non possono innescarsi processi di innovazione ed ogni forma di tutela rischia di rivelarsi una formula vuota. E’ questo il contesto che fa da sfondo alla ricerca del Centro Studi del CNI “Ingegneri al lavoro – Crescita, Innovazione, Nuove tutele”, presentata nel corso dell’Assemblea del CNI.
Quella degli ingegneri è una categoria che, dopo aver registrato per anni livelli occupazionali crescenti, oggi si ritrova profondamente coinvolta nella fase di crisi che il Paese attraversa. Un tasso di disoccupazione del 6%, pur essendo assai più contenuto della media nazionale, è un segnale di allarme per chi storicamente ha registrato livelli vicini alla piena occupazione. Tanto più se a questo si aggiunge la marcata flessione, superiore al 20%, del reddito medio tra gli ingegneri liberi professionisti nel periodo che va dalla prima ondata di crisi del 2008 ad oggi.
Il quadro delineato dalla ricerca del Centro Studi degli ingegneri presenta molti chiaro-scuri. I laureati in materie ingegneristiche, infatti, restano tra i più richiesti del mercato. Nel 2014 su mille nuovi assunti 46 sono ingegneri e nel complesso la domanda di assunzioni di ingegneri da parte delle imprese ha ripreso a crescere dopo due anni di calo. Più in generale, nei settori di punta della struttura produttiva del Paese, nel 2014, sono stati richiesti quasi 18mila ingegneri. Tuttavia, nonostante questi segnali incoraggianti, il settore dell’ingegneria attraversa una crisi senza precedenti. Particolari difficoltà registrano gli ingegneri civili ed ambientali e l’intero comparto dei liberi professionisti.
In questo contesto, le scelte della classe politica appaiono, nella maggior pare dei casi, inadeguate. La modifica, in senso assai restrittivo, del regime di imposizione fiscale forfettaria per il lavoro autonomo (regime dei minimi); l’abolizione della Cassa Integrazione Guadagni in deroga per i dipendenti degli studi professionali in crisi; l’aumento dei contributi per la gestione separata Inps che i professionisti privi di cassa di previdenza di categoria saranno tenuti a versare a partire dal 2015, sono la dimostrazione del fatto che la politica guarda distrattamente al mondo della libera professione.
“Dalla nostra ricerca – ha commentato Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi CNI – emerge con chiarezza un fatto: se lo Stato non interviene con decisione difficilmente verremo fuori da questa situazione. Tanto per cominciare, chiediamo al Governo di investire e di rilanciare le opere pubbliche. In questo senso, una grande opportunità è rappresentata dai piani organici di riqualificazione delle città, che attualmente sono il cuore dello sviluppo delle economie moderne. Ma soprattutto occorre tornare ad investire nell’ingegneria. Tra i principali paesi europei, l’Italia è quello in cui l’incidenza dell’attività di progettazione sugli investimenti in costruzioni è in assoluto la più bassa: 10,4% contro il 32,8% della Gran Bretagna, il 25,1% della Spagna o il 24,6% della Francia. Prevale la cultura deleteria secondo la quale la progettazione altro non è che un costo da minimizzare il più possibile. Invece sappiamo bene come essa rappresenti la parte a maggiore valore aggiunto di un investimento”.
“Ma investire non basta – conclude Ronsivalle – E’ necessario agire sul terreno normativo e, al tempo stesso, individuare modalità diverse per selezionare i professionisti da coinvolgere nei progetti, nella massima trasparenza. Occorre lavorare sulla qualità dei progetti e far sì che da questi scaturiscano opere di qualità. Non si tratta di un passaggio scontato. Perché si possa centrare l’obiettivo è necessario l’impegno di tutti. Della politica, certo, ma anche della Pubblica Amministrazione. Quanto a noi ingegneri da tempo siamo pronti ad assumerci per intero le nostre responsabilità. Purtroppo aspettiamo ancora di essere messi nelle condizioni di farlo”.
Lo studio riflette il clima che prevale tra gli ingegneri. Il documento del Centro Studi contiene i risultati delle interviste effettuate a oltre 8mila ingegneri, dalle quali emerge una sensazione di grande incertezza per il futuro. Appena il 22% degli intervistati, infatti, ha segnalato nel 2014 un incremento del proprio fatturato. Quanto al 2015, solo 12 ingegneri su 100 prevedono di incrementare il proprio giro d’affari. In ogni caso, dalle interviste emerge con chiarezza che ad essere in crisi non è la figura dell’ingegnere e tanto meno la libera professione nel campo dell’ingegneria, quanto un contesto che non ne riconosce il valore.
Per contro, nonostante il tono pessimista, gli ingegneri italiani hanno le idee piuttosto chiare su come innescare la crescita. Gli intervistati puntano innanzitutto su un sistema di regole e policy che incentivino il lavoro, specie quello autonomo. Chiedono, in particolare: deducibilità delle spese per la formazione continua, accessibilità ai bandi di gara europei, regole sugli appalti pubblici, modalità di liquidazione dei compensi per lavori svolti per la Pubblica Amministrazione, ammortizzatori sociali anche per le attività professionali, revisione dei regimi di agevolazione fiscale divenuti sempre più restrittivi. Inoltre, considerano prioritario il rilancio degli investimenti pubblici in nuove infrastrutture materiali ed immateriali. Secondo gli ingegneri, non esiste possibilità di ripresa economica senza un ritorno agli investimenti, penalizzati oltremodo dalle scelte politiche degli ultimi anni.
CNI: Bandi di progettazione, lontana piena applicazione DM 143/2013
A distanza di oltre un anno dalla sua entrata in vigore, il DM 143/2013, cosiddetto “decreto corrispettivi”, appare ancora lontano dalla piena attuazione. Com’è noto, a partire dal 21 dicembre 2013, tutti i bandi di gara per i servizi di ingegneria devono fare riferimento ad esso per fissare l’importo da porre a base d’asta. Secondo il monitoraggio periodico effettuato dal Centro Studi del CNI, nel mese di dicembre 2014 solo 115 bandi su 204 fanno chiaro riferimento al DM 143/2013. Il dato appare in miglioramento rispetto ai mesi precedenti ma col 56,4% di bandi regolari siamo ancora lontani da una situazione accettabile.
ANAC: soccorso istruttorio – circolare
Pubblicata la Determinazione n. 1 del 2015 con cui si forniscono, in tema di soccorso istruttorio, i criteri interpretativi delle nuove disposizioni introdotte dall’art. 39 del d.l. 24 giugno 2014, n. 90, convertito con modificazioni dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, relativamente alle autodichiarazioni sui requisiti di ordine generale per la partecipazione alle procedure di affidamento degli appalti (art. 38, comma 2-bis del Codice) e sui documenti e le informazioni complementari da produrre a corredo dell’offerta (art. 46, comma 1-ter del medesimo Codice).
ANCE: lavori pubblici in aumento
Bandi di gara per lavori pubblici in aumento nel 2014: +30,4% in numero e +18,3% in valore. Bandi di gara – Anno 2014
ANCE: Opere incompiute
Le opere incompiute segnalate nell’anagrafe istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, disponibile sul sito https://www.serviziocontrattipubblici.it/simoi.aspx, sono 692 per un valore di 2,9 miliardi di euro. Per il completamento di tali interventi sono necessari circa 1,3 miliardi di euro. Entro il 31 marzo di ogni anno, le stazioni appaltanti e i soggetti aggiudicatori devono individuare le opere incompiute di rispettiva competenza che, entro il 30 giugno, verranno pubblicate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dalle Regioni e dalle Province autonome nella corrispondente sezione dell’anagrafe, secondo una graduatoria che tiene conto dello stato di avanzamento raggiunto nella realizzazione dell’opera e di un possibile utilizzo dell’opera stessa anche con destinazioni d’uso alternative a quella inizialmente prevista.
Opere ambito statale e sovranazionale
CRESME: Piano di rinascimento urbano con fondi Ue e bonus fiscali
Lanciare una nuova politica urbana mettendo a sistema operazioni oggi di scala micro e media. Leggi tutto.
OICE: split payment – penalizzazione per i professionisti
L’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e di architettura aderente a Confindustria, scende in campo contro l’applicazione da inizio anno del c.d. “split payment” e chiede procedure rapide per i rimborsi. La novità in vigore dal primo gennaio è contenuta nell’articolo 629, lettera b), della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilità 2015), che prevede che l’IVA per contratti verso le amministrazioni pubbliche sia versata all’Erario direttamente dalla stazione appaltante e non più dall’impresa contraente.
Per l’OICE si tratta dell’ennesima vessazione operata verso le imprese che operano nel settore dell’ingegneria e dell’architettura e in particolare per quelle che lavorano con le amministrazioni pubbliche. Comunicato stampa
NdR: grazie all’azione della nostra Fondazione tale “gabella”, perché di ciò trattasi, non si applica ai liberi professionisti!!
ANCE: split payment
Lo split payment produce effetti deleteri sulle imprese che eseguono appalti di lavori pubblici e ne aggrava la già difficile situazione finanziaria. L’Ance stima una perdita di liquidità per le imprese di circa 1,3 miliardi di euro. Nota Split payment del centro studi dell’Ance.
CNA: nuovi minimi – uno studio
L’Osservatorio CNA sulla tassazione delle piccole imprese, ha prodotto un nuovo studio dal titolo: “Nuovi forfettari alla ricerca delle opportunità perdute”. Come è già chiaro dal titolo, il lavoro è volto ad effettuare della valutazioni di efficacia ed efficienza del nuovo regime fiscale destinato alle microattività economiche e professionali stabilito dalla legge di stabilità 2015. Ovviamente, trattandosi di un regime fiscale, le valutazioni sono state effettate focalizzando l’attenzione sui risvolti economici derivanti dall’accesso al regime. Risvolti economici inerenti per un verso dai risparmi di oneri burocratici e per altro verso dal differenziale di tassazione che emerge dall’accesso al nuovo regime fiscale.
E’ bene sottolineare che i confronti e le valutazioni di efficacia non sono poste in essere con il precedente regime dei minimi, ora abrogato, che prevedeva una tassazione sostituta del 5% per imprese ed autonomi con ricavi inferiori a 30 mila euro. Il confronto con il vecchio regime, per così dire, del 5%, a nostro avviso, non è possibile per due ordini di ragioni:
- il regime abrogato del 5% si applicava solamente per chi inizia l’attività e per soli 5 anni o al compimento del 35° anno di età, mentre il nuovo regime si applicati per tutti e per sempre;
- il vecchio regime del 5% non consentiva agli imprenditori o professionisti di decidere di ridurre volontariamente i contributi previdenziali dovuti, mentre il nuovo regime concede questa facoltà, tuttavia escludendo solo i professionisti.
Il confronto è stato, quindi, realizzato con riferimento alla tassazione ordinaria, ossia alla tassazione che le stesse imprese sarebbero costrette a subire decidendo di non entrare nel regime fiscale “di favore”.
Ebbene, dallo studio emerge che i risparmi di oneri amministrativi, nella generalità dei casi sono completamente annullati dai maggiori tributi dovuti. Addirittura in molti casi i maggiori tributi pagati sonno anche superiori ai risparmi degli oneri burocratici. In sostanza dal decreto emerge che la semplificazione deve essere pagata attraverso il pagamento di maggiori tributi. La possibilità di ridurre i contributi previdenziali concessa per chi entra nel nuovo regime dei minimi in questo ragionamento non può entrare. Infatti, in tal caso, l’incremento del reddito disponibile sarebbe compensato dalla decurtazione della pensione futura.
Osservatorio Tassazione PMI – Studio forfetari
Articolo Sole24ore – Regime Minimi
Articolo ItaliaOggi Sette – Regime Minimi
Articolo ItaliaOggi – Prima pagina -Regime Minimi
Fisco Oggi: Un contribuente ha usufruito del regime dei minimi fino al 31 ottobre 2013, data di chiusura attività. Dovendo riaprire la partita Iva nel 2015, può usufruire del nuovo regime forfettario? Regime forfettario: i requisiti di accesso
ADEPP: libere professioni, ancora tanta strada da fare
2 milioni di posti di lavoro non occupati, questo il dato reso pubblico dalla Commissaria europea al lavoro e alle politiche sociali, Marianne Thyssen. Un dato che fa riflettere soprattutto quando da una parte abbiamo l’Europa che mette in campo sempre più azioni rivolte alla libertà di circolazione delle professionalità e dall’altra Paesi, come il nostro, che hanno un indice di disoccupazione, in maggior parte quello giovanile, sempre più elevato.
Se scorriamo, inoltre, lo studio annuale pubblicato dallo Gtci, Global Talent Competitiveness Index, ossia l’indice che misura la competitività di una nazione in base alla qualità di talento che questa è in grado di produrre, attrarre e non far scappare, notiamo che l’Italia è al 36° posto nella graduatoria. Il nostro Paese, infatti, dimostra di avere una buona capacità di sviluppare i propri talenti in un contesto, però, normativo, economico e lavorativo che compromette la possibilità di mettere a frutto tanta “preparazione ed intelligenza”.
“Da tempo denunciamo lo squilibrio troppo frequente tra i sistemi di istruzione e le esigenze dei mercati del lavoro nonché la mancanza di politiche per lo sviluppo e il lavoro – sottolinea il presidente dell’AdEPP, Andrea Camporese – Quando leggo i dati pubblicati dal Gtci e allo stesso tempo prendo nota della dichiarazione della Commissaria europea, Marianne Thyssen, mi chiedo cosa ci trattenga dal seguire passo passo il cammino tracciato dalla Unione Europea. La nuova direttiva sulle qualifiche professionali, la tessera professionale europea, l’accesso al credito e quindi alla formazione e alle start up studiato anche per i liberi professionisti, l’Erasmus delle professioni sono solo alcuni dei punti che ogni Paese dovrebbe recepire, mettendo in campo anche azioni che facciano da cassa di risonanza, che riescano a colmare quel gap comunicativo ed informativo che rischia di diventare un muro invalicabile”.
Questo non significa che l’Italia debba favorire “la fuga di cervelli” ma deve sicuramente aiutare i propri professionisti a diventare competitivi in un mercato del lavoro sempre più aperto, sempre più globalizzato sostenendo il confronto con i propri colleghi europei, lo scambio di esperienze e saperi, occupando posti di lavoro vacanti in altri contesti politici, economici, professionali.
Spetta poi al nostro Paese creare nel contempo quel contesto economico, formativo ed occupazionale che veniva sottolineato dall’indice Gtci, partendo da una fiscalità più favorevole visto che quella in atto mette a serio rischio la competitività dei nostri professionisti. Il libero mercato delle idee non è più solo sulla carta, è ormai una realtà. Sta a noi cavalcarlo o subirlo, trasformarlo in una opportunità.
Le Amministrazioni regionali più legate al territorio e quindi depositarie delle istanze dei propri cittadini stanno reagendo approvando bandi aperti anche ai liberi professionisti, alcuni indirizzati ai giovani ed altri alle donne. Il Ministero dello sviluppo economico sta sciogliendo i nodi che fino ad oggi impedivano di mettere a frutto quanto già stabilito dalla Ue ossia l’equiparazione dei liberi professionisti alle Piccole e medie imprese che tradotto significa aprire anche a loro una serie di interventi ed azioni fino ad ora preclusi. Una rivoluzione del pensiero e dell’agire che sancisce quanto finora più volte ribadito dall’AdEPP e dalle Casse associate: i liberi professionisti sono una risorsa per il Paese, incidono positivamente sul Pil nazionale, mettono a sistema le proprie professionalità, contribuiscono alla tenuta del Sistema Paese e del Sistema previdenziale, creano, infine, a loro volta, occupazione.
Notariato: Le 10 cose da sapere sul rent to buy
Per informare e orientare i cittadini sul tema il Notariato pubblica:
- un vademecum che spiega, con un linguaggio semplice e chiaro, tutto quello che c’è da sapere sul rent to buy: vantaggi e svantaggi sia per il venditore, sia per l’acquirente e quali sono le tutele previste dalla legge;
- uno dei possibili schemi contrattuali.
Il Notariato rilancia il rent to buy per favorire la ripresa del mercato immobiliare