Sintesi di monitoraggio legislativo 6 - 20 novembre 2015
NOTA POLITICA
L’Europa alla ricerca di una soluzione. L’attacco di Parigi ha aperto un acceso dibattito fra i partner europei: il timore è che l’Unione non stia facendo abbastanza per proteggere se stessa dai terroristi che potrebbero raggiungere il continente fra le moltitudini di migranti in arrivo ogni giorno dal Medio Oriente e dall’Africa. Secondo gli europeisti e quanti invocano progressi sul fronte dell’integrazione politica, gli attacchi confermano la necessità di una maggiore cooperazione fra l’intelligence dei diversi paesi europei e del miglioramento dei meccanismi di controllo alle frontiere esterne dell’Unione. Tutto ciò mentre da formazioni di destra si levavano a gran voce le invocazioni per la reintroduzione dei controlli alle frontiere nazionali e un ripensamento della politica migratoria, costringendo lo stesso presidente della Commissione Jean-Claude Juncker a scendere in campo per definire come populisti i promotori di queste idee. Gli analisti ritengono che in questa fase lo shock per gli attacchi e il fatto che i terroristi abbiano sfruttato appieno la libertà di movimento fra la Francia e il Belgio rischiano di mettere ancora più sotto pressione il sistema di Schengen, oggetto di numerosi attacchi politici già negli scorsi mesi e oggi a rischio tracollo. Per di più, la richiesta francese di aiuto (giunta attraverso le norme non vincolanti del Trattato Ue piuttosto che l’articolato Nato) ha mostrato ancora una volta l’assenza di una vera unità d’intenti fra i paesi europei, formalmente uniti nella lotta al “Califfato”, eppure divisi riguardo al futuro assetto del Medi Oriente e fermamente contrari all’invio di truppe di terra in Siria.
La posizione italiana. Per il Premier Matteo Renzi, l’Italia deve bilanciare attentamente le esigenze della sicurezza nazionale con la sua identità democratica se vuole sconfiggere la minaccia terrorista. Renzi ha prontamente negato di voler intervenire sulla Costituzione per ampliare i poteri del Governo in fatto di sicurezza, anche se è allo studio del Parlamento un emendamento che potrebbe conferire al Capo del Governo maggiori poteri per inviare intelligence e Forze speciali all’estero. Renzi ha quindi lodato la proposta del Presidente russo Putin di formare una coalizione internazionale per sconfiggere lo Stato Islamico sulla falsariga di quanto avvenne contro la Germania di Hitler, rilevandone l’importanza anche per riportare la Russia al tavolo delle trattative con l’Occidente dopo le difficoltà riscontrate a seguito della crisi in Ucraina. Critiche a quanti hanno messo sullo stesso piano migranti e terroristi, se è vero che gli attentatori di Parigi erano cittadini nati e cresciuti in Francia. Nel mentre, è ancora un’incognita la consistenza dell’assistenza militare italiana alla Francia: scartata l’ipotesi di una partecipazione ai bombardamenti francesi in Siria, probabilmente Roma amplierà i propri contingenti in Libano e Kosovo così da rimpiazzare le truppe francesi che Parigi riposizionerà nel Levante per combattere lo Stato Islamico.
Rallenta la crescita. Secondo le ultime stime dell’Istat, nel terzo trimestre del 2015 il Pil italiano è aumentato dello 0,2% su base trimestrale. Servirà ora un balzo negli ultimi 3 mesi dell’anno per centrare le previsioni sul Pil 2015 del Governo. Migliore il dato su base annua, che ha fatto segnare una crescita al +0,9% rispetto allo stesso periodo del 2014: si tratta della lettura più alta dal secondo trimestre del 2011. Bankitalia ha intanto segnalato che a settembre il debito pubblico è tornato a crescere di 7 miliardi per attestarsi a quota 2.191,7 miliardi, comunque sotto i livelli record, mentre in settimana l’Oecd lodava le riforme del Governo Renzi che dovrebbero portare a un calo della disoccupazione nel prossimi due anni. Ammontano intanto a oltre 900 mila i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato siglati in Italia nei primi 9 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2014.
SINTESI DI MONITORAGGIO LEGISLATIVO E REGOLATORIO
LAVORI PUBBLICI
Delega appalti approvata alla Camera
Nella seduta di martedì 17 novembre l’Assemblea della Camera ha approvato il disegno di legge di delega per la riforma del codice dei contratti pubblici. Il provvedimento torna ora in Senato per l’approvazione definitiva: i tempi stretti per il recepimento delle nuove direttive europee (il termine scade il 18 aprile 2016) non lasciano spazio per ulteriori modifiche nell’ultimo passaggio parlamentare.
Tra le correzioni votate in Aula lo scorso martedì spicca, in particolare, la scelta di lasciare al Governo due strade per varare la riforma. La prima è quella di varare due decreti: uno entro il 18 aprile 2016 per recepire le nuove direttive Ue su appalti, concessioni e settori esclusi, senza incorrere nelle bacchettate di Bruxelles per l'eventuale sforamento dei termini; un altro entro il 31 luglio 2016 per riformare l'intero sistema.
L'altra strada è quella di varare un unico decreto che tenga insieme il recepimento e il riordino del sistema entro il 18 aprile. L’impressione è che prevarrà la soluzione del decreto unico; il timore, infatti, è che il doppio decreto possa dare più problemi in fase di scrittura di quanti ne risolva.
Resta confermato comunque l'addio al vecchio regolamento appalti (Dpr 207/2010), provvedimento-monstre, corredato anche di svariati allegati, che sarà sostituito da linee guida molto più flessibili proposte dall'Anac di Raffaele Cantone e approvate con un decreto del ministero delle Infrastrutture. Si tratta, secondo il ministro Delrio, della «modifica più rilevante»; «così il nuovo codice sarà il primo caso italiano di quella che gli inglesi chiamano "soft law", una legislazione molto leggera in questa miriade di commi e di articoli», ha sottolineato il titolare di Porta Pia. Per il ministro delle Infrastrutture il nuovo codice sarà operativo entro giugno.
«Abbiamo introdotto diversi miglioramenti rispetto al testo del Senato - ha segnalato il presidente della commissione Lavori pubblici Ermete Realacci -. Tra questi anche il rafforzamento del ruolo del Parlamento nel processo di esercizio della delega. È un ruolo a cui teniamo e che eserciteremo».
Quanto ai soggetti coinvolti nell’esercizio delle deleghe, Palazzo Chigi dovrà concertare le misure con il ministero delle Infrastrutture e l'Anac. Ma non solo: andranno svolte anche consultazioni con le principali categorie di soggetti pubblici e privati destinatari della normativa.
A valle del Codice il ministero delle Infrastrutture su proposta dell'Anac adotterà con proprio decreto delle linee guida, di carattere generale, che sostituiranno il regolamento. Anche in questo caso sono previsti pareri delle commissioni parlamentari, stavolta non vincolanti.
Tra le modifiche sostanziali dell'ultim'ora si segnalano:
- l'alleggerimento dei vincoli sull'appalto integrato di progetto e lavori: salta il paletto che ne limitava il ricorso agli appalti con contenuto tecnologico superiore al 70% dell'importo del contratto*;
- le nuove misure che prevedono il pagamento diretto delle Pmi coinvolte nei subappalti;.
- la richiesta di intervento sul processo amministrativo con un'ulteriore stretta sui ricorsi al Tar, nel tentativo di limitare al massimo la vocazione ai ricorsi che affligge il settore. In particolare il giudice dovrà tenere conto già nella fase cautelare dei casi in cui l'annullamento dell'aggiudicazione comporta l'inefficacia del contratto. Viene poi introdotto un rito speciale in camera di consiglio per la risoluzione immediata del contenzioso relativo all'esclusioni dalla gara per carenza dei requisiti, rendendo impossibile contestare dopo i provvedimenti della stazione appaltante relativi a questa fase di gara.
- con riferimento alla qualificazione delle imprese, è stata introdotta la previsione di una disciplina specifica per la decadenza e la sospensione dei certificati che abilitano al mercato dei lavori pubblici (attestazioni Soa), con particolare riferimento ai casi di fallimento o concordato (preventivo e di continuità aziendale). Con la delega arriva poi la sospensione del performance bond sulle grandi opere e l'ok alla clausola sociale per gli appalti nei call center.
*Focus sull’appalto integrato
Rispetto alla versione del provvedimento approvata dal Senato è saltato uno dei vincoli fondamentali pensati per abbattere il numero di gare nelle quali l'esecuzione e la progettazione vengono aggiudicate all'unisono: il tetto del 70% del valore di lavori o componenti a contenuto innovativo che bisogna sfondare per fare ricorso all'appalto integrato. Il testo approvato lo scorso 17 novembre, uscito da Montecitorio, parla solo di "limitare radicalmente" questo strumento. Resta da capire cosa accadrà in sede di attuazione. Va comunque sottolineato che il testo contiene ancora il divieto di appaltare i servizi di ingegneria al massimo ribasso e la fine degli appalti integrati complessi, realizzati sul preliminare.
Inoltre, rispetto al Senato è stato introdotto un paletto importante: viene vietato esplicitamente l'affidamento dei lavori sulla base della sola progettazione di livello preliminare. L'appalto integrato complesso, in questo modo, va definitivamente in soffitta. Il quadro, allora, non è tutto negativo. La delega, infatti, oltre a un riferimento ancora piuttosto blando ai concorsi, incamera in quest'ultimo passaggio un'altra novità importante: l'uso di strumenti elettronici, come il building information modeling, per la realizzazione dei progetti e degli appalti. Senza dimenticare il divieto di affidare i servizi di ingegneria e di architettura con il criterio del massimo ribasso. In questo modo si punta a valorizzare la qualità degli elaborati rispetto al prezzo.
Quanto ai contenuti principali del provvedimento, guardando alle disposizioni introdotte nel lungo iter parlamentare, il cuore della riforma è l'estensione e il rafforzamento dei poteri affidati all'Anac guidata da Raffaele Cantone. Un passaggio in cui non è difficile intravedere il riflesso delle tante inchieste culla corruzione che hanno attraversato il mondo degli appalti negli ultimi mesi: dal sistema Incalza-Perotti scoperchiato dalla procura di Firenze allo scandalo Mafia Capitale fino alle ultime indagini sugli appalti Anas.
Cantone sarà dotato di poteri di intervento cautelari (possibilità di bloccare in corsa gare irregolari), mentre il rispetto degli atti di indirizzo al mercato (bandi-tipo, linee guida, pareri) diventerà vincolante per amministrazioni e imprese. In questa chiave va anche letta la nascita di un albo nazionale dei commissari di gara e il divieto di prevedere scorciatoie normative, bypassando o semplificando le gare, per la realizzazione di grandi eventi.
Le deroghe potranno essere ammesse soltanto in risposta a emergenze di protezione civile. All'Anac spetterà anche il compito di qualificare le stazioni appaltanti che saranno abilitate a gestire i bandi per fasce di importo in base al grado di organizzazione e competenza.
Con un emendamento approvato alla Camera, il bonus riconosciuto ai tecnici della Pa cambia pelle: non sarà più possibile assegnarlo per le attività di progettazione svolte dai tecnici interni alle amministrazioni; tuttavia, l'incentivo resta: premierà le attività svolte nel campo della programmazione e del controllo. Tale modifica va letta insieme all'altra novità relativa alle stazioni appaltanti dove si prevede la riorganizzazione delle amministrazioni da indirizzare sulle funzioni di programmazione e controllo.
Ancora, per frenare la deriva dei tempi infiniti dei cantieri arriva la stretta sulle varianti da cui passa l'aumento dei costi in due casi su tre nelle grandi opere, con la possibilità di rescindere il contratto oltre certe soglie di importo. Anche le infrastrutture dovranno adeguarsi a costi standard. Con progetti definiti prima di arrivare al cantiere. La delega investe sulla valorizzazione dei progetti, vietando le aggiudicazioni al massimo ribasso. Anche per i lavori l'opzione massimo ribasso diventa residuale, mentre il criterio normale di assegnazione degli appalti diventa quello dell'offerta più vantaggiosa (che oltre al prezzo tiene conto anche degli aspetti di organizzazione del cantiere e miglioramento del progetto).
Inoltre le grandi opere dovranno essere capaci di guadagnarsi il consenso sul campo («débat public»). Mentre le imprese saranno valutate anche sulla base della reputazione guadagnata in cantiere (rispetto dei tempi e bassa vocazione al contenzioso) legata al rating di legalità.
Molte anche le misure destinate a favorire l'accesso dei professionisti e delle piccole imprese al mondo degli appalti. E a garantire massima trasparenza anche agli appalti di importo inferiore alle soglie europee (sotto i 5,2 milioni).
Senato - Ddl 2085 - Legge Concorrenza: audizioni
In via informale, presso la Commissione industria del Senato, si sono svolte alcune audizioni sul ddl concorrenza. Punto molto controverso rimane l’articolo 46 sulle società di ingegneria.
PROFESSIONI
Fondi strutturali europei: i professionisti come le PMI
In Commissione Bilancio del Senato è stato approvato un emendamento alla legge di Stabilità che estende anche ai professionisti la possibilità di accedere ai fondi strutturali europei.
Con l'approvazione dell'emendamento alla legge di Stabilità, così come raccomandato dalla Commissione europea 2003/361/CE e dal Regolamento Ue 1303/2013, si è superata la distinzione giuridica tra Pmi e professionisti considerando “impresa” qualsiasi entità che svolga un'attività economica.
Entusiasta della disposizione introdotta in legge di Stabilità anche il Sottosegretario Vicari, che ha sottolineato come l’emendamento in questione “ci ha fatto mettere un'altra bandierina importante". "In Italia – ha proseguito il Sottosegretario - c'è l'esigenza di riorganizzare le professioni utilizzando linguaggi e forme di organizzazioni già disponibili in altri Paesi".
"Cerchiamo dunque di trovare - ha detto - nuovi modelli organizzativi, per questo abbiamo promosso il tavolo tecnico per la 'Competitività delle libere professioni' che con l'emendamento approvato ha già prodotto un risultato. Stiamo pensando a una misura d'incentivo dedicata ai professionisti under 45, per supportare la formazione, l'innovazione, la capacità di fare rete, di organizzarsi in distretti".
Ha espresso soddisfazione anche il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: "E’ stato fatto un passo in avanti, per questo vigileremo affinché il mondo delle professioni sia sempre più tutelato e protagonista nell'Unione europea".
Il riconoscimento delle qualifiche professionali e la tessera professionale europea
Venerdì 13 novembre il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2013/55/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifiche della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del Regolamento (UE) n. 1024/2012 relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno (“Regolamento IMI”).
Il provvedimento è stato trasmesso alla Camera e al Senato per l'acquisizione del parere parlamentare parte delle Commissioni Giustizia e Attività produttive di Montecitorio e della Commissione Giustizia di Palazzo Madama.
I pareri dovranno pervenire entro il 25 dicembre e, successivamente, il Consiglio dei Ministri adotterà il provvedimento in via definitiva.
L’adozione dello schema di decreto legislativo costituisce la premessa per il recepimento della direttiva che introduce alcune importanti novità come la 'tessera professionale', volta a favorire la libera circolazione dei professionisti e a rafforzare il mercato interno; un meccanismo di allerta per segnalare i professionisti nel campo della salute e dell’istruzione dei minori colpiti da una sanzione disciplinare o penale che abbia incidenza sull’esercizio della professione; la possibilità, a determinate condizioni, di ottenere un accesso parziale alla professione; la possibilità di ottenere il riconoscimento del tirocinio professionale effettuato in parte all’estero.
La ‘tessera professionale’ è una procedura elettronica che semplifica il riconoscimento da parte delle Autorità nazionali della qualifica ottenuta dal professionista nel proprio Paese, riducendo sia i tempi che gli oneri burocratici. Al momento la tessera riguarda solo cinque professioni (infermiere, farmacista, fisioterapista, guida alpina e agente immobiliare) ma in futuro potrà essere estesa dalla Commissione anche ad altre professioni.
Ingegneri: sanzioni per i professionisti non in regola con gli obblighi di formazione. Consiglio nazionale: «Chi non ha il punteggio minimo incorre in illecito disciplinare» - Ma restano validi gli atti compiuti
Sono molti gli ingegneri italiani che nel 2015 si trovano al di sotto del livello minimo di crediti necessari alla formazione. Così il Consiglio nazionale corre ai ripari e pubblica una circolare (n. 624 del 2015) che fa il punto sui pericoli che corre chi è in ritardo con gli obblighi di legge. Il rischio è di subire un procedimento disciplinare che sfoci in una sanzione. Si potrà andare dal semplice avvertimento fino, nei casi peggiori, alla sospensione o alla cancellazione dall'albo. Anche se resta una sicurezza per i professionisti: restano salvi gli atti compiuti da chi non ha rispettato gli obblighi di formazione.
Il numero minimo di crediti necessari a rispondere agli obblighi di legge è pari a trenta. Da quello che spiegano dalla Scuola superiore di formazione del Cni, però, «è emerso che una percentuale non trascurabile di iscritti non ha adempiuto all'obbligo di aggiornamento professionale; per cui, all'inizio del prossimo anno, rischia di trovarsi al di sotto del livello minimo di crediti».
Il Consiglio nazionale, allora, ha appena approvato una circolare nella quale spiega in dettaglio cosa accadrà a questi iscritti dal punto di vista disciplinare.
In base al decreto legge n. 138/2011, «la violazione dell'obbligo di formazione continua determina un illecito disciplinare e come tale è sanzionato sulla base di quanto stabilito dall'ordinamento professionale». Secondo il regolamento per l'aggiornamento della competenza professionale, inserito nella circolare Cni n. 255 del 16 luglio 2013, il Consiglio dell'Ordine territoriale è tenuto a deferire gli iscritti che non abbiano fatto la formazione al Consiglio di disciplina territoriale «per le conseguenti azioni disciplinari». Una previsione confermata dalle indicazioni del Codice deontologico di categoria.
In sintesi, spiega la circolare, «nel caso in cui un iscritto compia un atto professionale senza essere in possesso del numero previsto di 30 crediti, il regolamento prevede il deferimento al Consiglio di disciplina che (tramite un Collegio di disciplina) dovrà esaminare la situazione e decidere se applicare, in modo assolutamente autonomo e osservando le forme del procedimento disciplinare, una sanzione disciplinare».
Un punto importante riguarda la validità degli atti compiuti. «Non si evince da alcuna norma che l'atto professionale, eseguito in assenza del numero minimo di crediti necessari, perda valore od efficacia, posto che chi ha eseguito tale atto è un professionista regolarmente abilitato ed iscritto all'Ordine professionale», dice ancora la circolare.
Quindi, l'unico profilo coinvolto dalla mancata formazione è quello disciplinare.
Materialmente, le sanzioni previste possono arrivare dal semplice avvertimento fino alla la sospensione o alla cancellazione dall'albo, all'esito del procedimento avviato dal Collegio. Ogni situazione, ovviamente, «deve essere esaminata come caso a sé stante», considerando che la pena «deve essere rapportata alla gravità della mancanza commessa, tenendo conto di tutte le circostanze del caso concreto, quali, ad esempio, la recidiva derivante dal ripetersi della violazione al Codice deontologico».
MIUR: ricerca, 92 milioni per quella di base
Novantadue milioni di euro per finanziare la ricerca di base delle Università e degli Enti vigilati dal Miur. Li mette a disposizione il nuovo bando Prin (Progetti di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale).
I progetti potranno essere presentati fino alle ore 15 del 22 dicembre prossimi. I Comitati di selezione si insedieranno a gennaio 2016. Nel corso dell’estate 2016 saranno indicati i progetti vincitori del bando. Entro ottobre 2016 saranno erogati i finanziamenti.
Ogni progetto potrà avere un costo massimo di 1 milione di euro. Il budget totale è distribuito fra i tre settori secondo queste percentuali: i settori scienze della vita e Scienze Fisiche e Ingegneria avranno ciascuno il 35% del finanziamento (pari a 32.167.873 milioni). Il 30% (27.572.463 milioni) andrà al settore delle Scienze Umanistiche e Sociali.
MiSE-Ambiente: riqualificazione energetica immobili - consultazione
Il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell’Ambiente lanciano la consultazione pubblica sulla Strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare - STREPIN, e sul Piano per l’incremento degli edifici a energia quasi zero - PANZEB. I contributi possono essere inviati all’indirizzo strepin@mise.gov.it.
La consultazione è aperta fino al 4 dicembre 2015.
Ambiente: terre e rocce da scavo, consultazione
L’articolo 8, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, con la legge 11 novembre 2014, n. 164, prevede l’adozione di un decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, recante la disciplina semplificata sulla gestione delle terre e rocce da scavo. La medesima diposizione prevede, inoltre, che la proposta di regolamentazione sia adottata ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988 e che, per la durata di trenta giorni, sia sottoposta ad una fase di consultazione pubblica.
Il Ministero dell’Ambiente ha avviato la consultazione pubblica sulla proposta di regolamentazione recante la “Disciplina semplificata della gestione delle terre e rocce da scavo”, che durerà 30 giorni e si concluderà il 19 dicembre 2015.
Pertanto, entro 30 giorni a partire dal 19 novembre 2015, chiunque può partecipare alla consultazione compilando il questionario online
Si chiamerà SELFIEmployment e sarà operativo da metà gennaio 2016 con una dotazione finanziaria di partenza di 124 milioni. È il Fondo Rotativo Nazionale promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - la cui gestione sarà affidata ad Invitalia- per gli iscritti a Garanzia Giovani che avvieranno iniziative di autoimpiego e di autoimprenditorialità attraverso credito agevolato.
I giovani potranno presentare domanda di finanziamento al Fondo per la concessione di prestiti, per l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali, che avranno un importo variabile da un minimo di 5 mila ad un massimo di 50 mila Euro. I prestiti verranno erogati a tasso di interesse zero senza garanzie personali.
“C'è una crescente domanda di imprenditorialità da parte dei giovani – ha dichiarato Arcuri – sempre più orientati a inventarsi un lavoro e non solo cercarlo o trovarlo. Vanno in questa direzione Smart&Start, l’incentivo che in un anno e mezzo ha fatto nascere oltre 620 imprese innovative. Dal prossimo 13 gennaio partirà poi Nuove Imprese a Tasso Zero, che prevede finanziamenti fino a 1,5 milioni di euro. Con SELFIEmployment il governo completa questo portafoglio perché è destinato a sostenere iniziative di microimpresa e lavoro autonomo, con impegni meno rilevanti”.
Questi strumenti, ha sottolineato l’Amministratore Delegato di Invitalia, “sono il frutto di una positiva collaborazione interistituzionale e di un uso virtuoso dei fondi europei. Noi metteremo a disposizione del Fondo tutte le competenze accumulate nel tempo: la presentazione dei progetti sarà paperless, daremo una risposta entro 60 giorni dall’invio del business plan, accompagneremo i giovani anche nella fase di elaborazione e di implementazione dell'idea di impresa”.
ANAC: polizze fidejussorie false
Il Presidente dell’Autorità ha firmato un comunicato in merito al rilascio delle polizze fideiussorie false nell’ambito dei contratti pubblici
Comunicato del Presidente del 17 novembre 2015
ANAC: studio affidamenti in deroga alle convenzioni Consip
E’ stato pubblicato uno studio contenente le risultanze di una indagine condotta dall’ANAC che ha consentito di mettere in luce alcune positive modalità di affidamento, utili per le stazioni appaltanti in termini di effetti virtuosi sull’ottimizzazione degli approvvigionamenti: ‘Indagine sugli affidamenti in deroga alle convenzioni Consip di energia elettrica, gas, carburanti, combustibili per riscaldamento, telefonia mobile’.
ANAC: stipula dei contratti d'appalto “in forma elettronica”.
L’Autorità, in data 13 febbraio 2013, ha adottato la Determinazione n. 1, recante “Indicazioni interpretative concernenti la forma dei contratti pubblici ai sensi dell’art. 11, comma 13 del Codice”.In considerazione della sopravvenienza normativa di cui all’art. 6, comma 6, del D.L. 23 dicembre 2013, n.145, c.d. “Destinazione Italia”, convertito nella legge 21 febbraio 2014, n. 9, ad integrazione e modifica del contenuto della Determinazione n. 1/2013, si forniscono alle stazioni appaltanti le seguenti indicazioni.
Il legislatore, prevedendo un differimento dei termini relativi all'entrata in vigore delle disposizioni dell'art. 11, comma 13, del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163, applicabili a fare data dal 30 giugno 2014 per i contratti d’appalto pubblico stipulati in forma pubblica amministrativa e a far data dal 1° gennaio 2015 per quelli stipulati mediante scrittura privata, ha manifestato la volontà di comminare la sanzione della nullità a tutti i casi di mancato utilizzo della “modalità elettronica”, la quale deve ritensi obbligatoria sia per la forma pubblica amministrativa del contratto sia per la scrittura privata.
Pertanto, anche la scrittura privata conclusa tramite scambio di lettere, ai sensi dell’art. 334, comma 2, del d.p.r. n. 207/2010, e relativa al cottimo fiduciario nei servizi e nelle forniture, dovrà essere redatta in modalità elettronica.
Determinazione n. 1 del 13 febbraio 2013
ANAC: centrali committenza – entrata in vigore
L’attuale art. 33, comma 3-bis del d.lgs n. 163/06, nel testo modificato dapprima dal d.l. n. 66/2014, convertito con modificazioni dalla legge n. 89/2014, e da ultimo dall’art. 23bis della legge n. 114/2014, a sua volta modificato dall’art. 8 comma 3ter della legge n. 11/2015 e dall’art. 1 comma 169 della legge n. 107/2015, prevede che i Comuni non capoluogo di provincia procedono all'acquisizione di lavori, beni e servizi nell'ambito delle unioni dei comuni di cui all'articolo 32 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ove esistenti, ovvero costituendo un apposito accordo consortile tra i Comuni medesimi e avvalendosi dei competenti uffici anche delle Province, ovvero ricorrendo ad un soggetto aggregatore o alle Province, ai sensi della legge n. 7 aprile 2014, n. 56. In alternativa, gli stessi Comuni possono acquisire beni e servizi attraverso gli strumenti elettronici di acquisto gestiti da Consip S.p.A. o da altro soggetto aggregatore di riferimento.
Al fine di garantire l’attuazione del disposto normativo, il medesimo comma 3bis prevede, inoltre, che l’Autorità non rilasci il codice identificativo gara (CIG) ai Comuni non capoluogo di provincia che procedano all'acquisizione di lavori, beni e servizi in difformità ai previsti obblighi di aggregazione. Il mancato rilascio del codice identificativo di gara, comporta, infine, quale sanzione accessoria espressamente prevista dalla legge n. 136/2010 in tema di lotta alla criminalità organizzata, la nullità assoluta dei contratti stipulati per violazione della disposizioni sulla tracciabilità dei flussi finanziari.
A seguito di successivi interventi normativi, precedentemente richiamati, il termine inizialmente previsto per l’entrata in vigore delle disposizioni in questione, e originariamente fissato con riferimento alle gare bandite dal 1° gennaio 2015 per i servizi e le forniture ed alle gare bandite dal 1° luglio 2015 per i lavori, è stato prorogato al 1° novembre 2015, prevedendosi, altresì, la possibilità per i soli Comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti di procedere autonomamente per gli acquisti di beni, servizi e lavori di valore inferiore a 40.000 euro.
Stante quanto sopra premesso, in osservanza del vigente disposto dell’art. 33 comma 3 bis, a decorrere dal 1° novembre 2015 il CIG non è più rilasciato ai responsabili del procedimento che non dichiarino espressamente di trovarsi in una delle condizioni ammesse dalle sopra richiamate disposizioni, e segnatamente il CIG non è più rilasciato:
1) a tutti i Comuni non capoluogo di provincia che procedono all’acquisto di lavori, servizi e forniture in violazione degli obblighi di centralizzazione/aggregazione previsti dal comma in questione per importi superiori a 40.000 euro;
2) ai soli Comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti che procedono all’acquisto di lavori, servizi e forniture in violazione degli obblighi di centralizzazione/aggregazione previsti dal comma in questione per importi inferiori a 40.000 euro
I sistemi informativi dell’Autorità realizzati per il rilascio del CIG (SIMOG e SmartCIG) sono stati implementati al fine di una corretta applicazione delle disposizioni di cui trattasi, che tiene conto delle molteplici fattispecie nelle quali i Responsabili del Procedimento possono richiedere il CIG, prevedendo la possibilità di opporre dinieghi ‘selettivi’ alle richieste formulate.
Ad integrazione del Comunicato del Presidente del 1° luglio 2015 relativo a «Indicazioni alle stazioni appaltanti e agli operatori economici in ordine agli intermediari autorizzati a rilasciare le garanzie a corredo dell’offerta previste dall’art. 75 e le garanzie definitive di cui all’art. 113 del d.lgs. 163/06 costituite sotto forma di fideiussioni» si rappresenta che la Banca d’Italia, con nota del 30 settembre 2015, ha informato l’Autorità sulle modifiche recentemente introdotte nel proprio sito internet nella parte relativa alle finanziarie per tener conto del mutato quadro normativo di riferimento.
L’Autorità, condividendo con la Banca d’Italia l’obiettivo di contrasto all’abusivismo nel rilascio di garanzie, nel richiamare le stazioni appaltanti sui rischi derivanti da garanzie fideiussorie emesse da soggetti non autorizzati, invita le stesse, in caso di dubbi sulla natura dell’intermediario finanziario che presta la garanzia, a consultare le seguenti pagine del sito della Banca d’Italia:
http://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/intermediari/index.html
http://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/avvisi-pub/garanzie-finanziarie/
http://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/avvisi-pub/soggetti-non-legittimati/Intermediari_non_abilitati.pdf
Inoltre, accertata anche la diffusione del fenomeno del rilascio di polizze fideiussorie da parte di imprese di assicurazioni non autorizzate, si invitano le stazioni appaltanti e gli operatori economici a consultare gli Elenchi delle imprese italiane ed estere ammesse ad operare in Italia (in cui sono riportati anche i rami autorizzati), il Registro unico degli intermediari assicurativi e l’Elenco degli intermediari dell’Unione Europea e gli avvisi relativi a “Casi di contraffazione o società non autorizzate”, accessibili sul sito internet dell’IVASS nella pagina denominata “per il consumatore”:
http://www.ivass.it/ivass/imprese_jsp/HomePage.jsp
Il Regolamento di esecuzione (UE) 2015/1986 della Commissione dell'11 novembre 2015 stabilisce i modelli di formulari per la pubblicazione nella Gazzetta Europea di bandi e avvisi nel settore degli appalti pubblici. (GUUE L 296 del 12.11.2015)
ISTAT: produzione nelle costruzioni
Nel mese di settembre 2015 l'indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni ha registrato, rispetto al mese precedente, una riduzione dello 0,3%. Nella media del trimestre luglio-settembre 2015 l'indice è diminuito dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice corretto per gli effetti di calendario a settembre 2015 è aumentato in termini tendenziali dello 0,4% (i giorni lavorativi sono stati 22 come a settembre 2014). Nella media dei primi nove mesi dell'anno si rileva una diminuzione del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
A settembre 2015 l’indice grezzo ha segnato un aumento tendenziale dello 0,4% rispetto allo stesso mese del 2014. Nella media del periodo gennaio-settembre 2015 si registra una caduta dell'1,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Testo integrale - Serie storiche
ANCE: I dati Istat sulla produzione delle costruzioni che segnalano per la prima volta un’inversione di tendenza con un +0,4% su base annua , secondo il Presidente Ance “ vanno letti con entusiasmo e speranza” perché preannunciano “un 2016 come anno di svolta”. L’invito a un cauto ottimismo da parte di De Albertis trova riscontro “in tutta una serie di dati abbastanza confortanti sia sul numero che sugli importi dei lavori pubblici e sui mutui.” Ora dunque, “ci dobbiamo credere tutti” invita il Presidente Ance, che confida in una “rapida approvazione” di provvedimenti molto positivi come la legge di stabilità e il codice degli appalti “magari dopo aver recepito alcune nostre istanze”. D’altronde, il settore delle costruzioni è stato finora l’anello mancante della ripresa, uno dei più colpiti dalla crisi. Sono stati persi quasi 800 mila posti di lavoro, compreso l’indotto , e i permessi di costruire sono crollati al di sotto dei livelli del 1936.
Motivo in più per De Albertis per sostenere il settore attraverso “piccoli interventi fondamentali per dare smalto alla ripresa a partire dalla detrazione del 50% dell’Iva pagata su abitazioni nuove in elevata classe energetica”.
Confartigianato: approfondimento
INU: proposta operativa per la rigenerazione urbana
Una proposta operativa per potenziare e calibrare gli strumenti tecnici, fiscali e normativi e renderli utili per rigenerare parti di città. Una proposta per fare salire di livello “l’industria della rigenerazione urbana”, dalla dimensione micro dove è attiva e produttiva (sostenuta dall’efficacia degli ecobonus per le ristrutturazioni edilizie) a una scala più ampia, che guardi ai quartieri e alle aree urbane. L’ha presentata l’Istituto Nazionale di Urbanistica oggi nell’ambito della dodicesima edizione di Urbanpromo, alla Triennale di Milano.
Si parte dal decreto ministeriale 1444 del 1968, quello che fissa gli standard da applicare per la realizzazione di pezzi di città. Al momento di costruire nuove parti di città, si stabilisce in quel provvedimento, ogni nuovo abitante ha diritto a 18 metri quadri complessivi di parcheggi, verde pubblico, scuole e attrezzature collettive in generale. Si è trattato di una grande conquista per l’urbanistica, perché ha sancito l’ineludibilità della città pubblica.
Oggi, tuttavia, il mondo è cambiato, l’edilizia è in mutamento, è riconosciuto da più parti che occorre orientarsi verso la riqualificazione della città esistente piuttosto che sull’espansione. Occorrono, dice l’Inu, nuovi standard, che non cancellino quelli che conosciamo ma che ne costituiscano in qualche modo un perfezionamento alla luce delle nuove tendenze ma anche dei nuovi bisogni dei cittadini.
I nuovi standard, quindi, dovrebbero essere in grado di stabilire nuovi parametri e renderli misurabili: parametri come la qualità dei suoli, la resilienza naturale e sociale, il grado di innovazione tecnologica. Una volta stabiliti questi parametri e i criteri di misurazione si possono stabilire dei livelli minimi da conseguire, che i singoli Comuni possono adottare come riferimenti al momento di dare il via agli interventi. Sono i Comuni, quindi, in futuro attraverso piani urbanistici rinnovati e innovativi, ora con procedure che individuano e delimitano le aree degradate da riqualificare (anche attraverso le proposte di cittadini o gruppi di imprese disposte a intervenire) a dare il via alle operazioni di riqualificazione.
Su queste aree delimitate andrebbero applicati nuovi incentivi fiscali, una evoluzione degli ecobonus, da integrare quindi con le risorse dei cittadini e con fondi europei, che otterrebbero quindi il risultato di andare a beneficio di porzioni unitarie di città e che sarebbero più in grado di attrarre le risorse private delle imprese e delle Esco. Incentivi da modulare per interventi sulla base dei parametri dei nuovi standard, che quindi aiuterebbero a intervenire su fattori come la qualità dei suoli, sulla prevenzione dal rischio idrogeologico, sulla qualità della rete Internet, sulla mitigazione dei rischi ambientali, sull’inclusione sociale.
La proposta è parte del Progetto Paese che l’Inu presenterà a Cagliari al suo XXIX Congresso, il 29 e il 30 aprile. Nel convegno di oggi a Urbanpromo oltre alla presidente Inu Silvia Viviani, che ha illustrato la proposta, sono intervenuto soggetti e organizzazioni che stanno sperimentando strumenti che, una volta affinati e definiti, potrebbero costituire la base da utilizzare per calcolare standard e prestazioni alla luce delle nuove regole.
Il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini ha parlato dell’idea del “Rinascimento urbano”, che fa leva sull’utilizzo dei fondi europei e su direttrici riconosciute anche a livello comunitario, come l’efficienza energetica e la smart city, per arrivare a muovere risorse per la riqualificazione di pezzi di città piuttosto che di singole unità immobiliari, chiamando a raccolta le imprese con bandi di manifestazione di interesse. Francesco Musco dello Iuav ha parlato delle sperimentazioni in corso per la misurazione dell’efficacia degli interventi per migliorare l’adattamento climatico delle città, mentre Fabio Terribile ha illustrato lo stato di avanzamento di “Soil Monitor”, realizzato dal centro di ricerca CRISP (Università di Napoli Federico II e CNR) con la collaborazione di Ispra, di Geosolutions e dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Soil Monitor fornirà in tempo reale report sullo stato e sull’uso del suolo delle aree dove si vuole intervenire, per permettere di calibrare gli interventi di rigenerazione. Per conto di Regione Toscana, capofila delle Regioni che stanno portando avanti il progetto dell’Istituto per l’innovazione e la trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale (Itaca) , Cinzia Gandolfi ha parlato del protocollo Itaca, in via di sviluppo, che misurerà sotto diversi aspetti (tra cui quelli ambientale, economico, sociale e urbanistico) la qualità degli interventi nel tessuto urbano a livello di quartieri.
Confprofessioni- Singeop: contro il dissesto idrogeologico
Contrastare il dissesto idrogeologico nel nostro Paese. Questo l’obiettivo dell’alleanza tra Confprofessioni e Singeop (il Sindacato Nazionale dei Geologi aderente alla Confederazione Italiana dei liberi professionisti), che ha portato alla costituzione di una Commissione ad hoc per la stesura delle Linee Guida per la progettazione di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. La Commissione Singeop-Confprofessioni nasce sull’onda del progetto “ItaliaSicura”, la struttura di missione del Governo, istituita nel luglio del 2014, contro il dissesto idrogeologico, per le infrastrutture idriche e l’edilizia scolastica. Una cabina di regia che coordina tutte le strutture dello Stato (Ministeri, Protezione civile, Regioni, Enti locali, Consorzi di bonifica, Provveditorati alle opere pubbliche, Genio Civile ed enti e soggetti locali), per trasformare in cantieri oltre 2,4 miliardi di euro al fine di ridurre gli stati di emergenza territoriali. “Il dissesto idrogeologico è un’emergenza sociale e la peculiare versatilità che ci vede interpreti per le esigenze della collettività, è chiamata a partecipare con tutte le forze intellettuali presenti nella nostra confederazione”, ha dichiarato Guglielmo Emanuele, presidente di Singeop, annunciando la nascita della Commissione pochi giorni prima della firma degli Accordi di Programma Quadro tra Governo, Regioni e Comuni che, lo scorso 4 novembre, ha siglato l’avvio del Piano Città Metropolitane. Di cambiamenti climatici e vulnerabilità per l’Italia, Singeop ha parlato anche durante un workshop organizzato dalla LILT (la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), lo scorso 1° ottobre, presso l’area espositiva Casciana Triulza dell’Expo, dimostrando con dati scientifici la correlazione tra geologia e salute e le conseguenze dell’impatto dell’uomo sull’ambiente. Le considerazioni del Sindacato Nazionale dei Geologi sono state sintetizzate nel seguente documento: possibile peggioramento delle condizioni già esistenti di forte pressione sulle risorse idriche, con conseguente riduzione della qualità e della disponibilità di acqua, soprattutto in estate nelle regioni meridionali e nelle piccole isole; possibili alterazioni del regime idro-geologico che potrebbero aumentare il rischio frane, flussi di fango e detriti, crolli di roccia e alluvioni lampo. Le zone maggiormente esposte al rischio idro-geologico comprendono la valle del fiume Po (con un aumento del rischio di alluvione) e le aree alpine ed appenniniche (con il rischio di alluvioni lampo); possibile degrado del suolo e rischio più elevato di erosione e desertificazione e diverse regioni del Nord che mostrano condizioni preoccupanti; maggior rischio di incendi boschivi e siccità per le foreste italiane, con la zona alpina e le regioni insulari (Sicilia e Sardegna) che mostrano le maggiori criticità; maggior perdita di biodiversità e di ecosistemi naturali, soprattutto nelle zone alpine e negli ecosistemi montani; maggior rischio di inondazione ed erosione delle zone costiere a causa di una maggiore incidenza di eventi metereologici estremi e dell’innalzamento del livello del mare (anche in associazione al fenomeno della subsidenza, di origine sia naturale sia antropica); potenziale riduzione della produttività agricola soprattutto per le colture di frumento, ma anche di frutta e verdura; la coltivazione di ulivo, agrumi, vite e grano duro potrebbe diventare possibile nel nord dell’Italia, mentre nel Sud la coltivazione del mais potrebbe peggiorare e risentire ancor più della scarsa disponibilità di acqua irrigua; possibili ripercussioni sulla salute umana, specialmente per i gruppi più vulnerabili della popolazione, per via di un possibile aumento di malattie e mortalità legate al caldo, di malattie cardio-respiratorie da inquinamento atmosferico, di infortuni, decessi e malattie causati da inondazione ed incendi, di disturbi allergici e cambiamenti nella comparsa e diffusione di malattie di origine infettiva, idrica ed alimentare; potenziali danni per l’economia italiana nel suo complesso, dovuti alla possibilità di un ridotto potenziale di produzione di energia idroelettrica; a un’offerta turistica invernale ridotta (o più costosa) e minore attrattività turistica della stagione estiva; a un calo della produttività nel settore della pesca; ad effetti sulle infrastrutture urbane e rurali con possibili interruzioni o inaccessibilità della rete di trasporto con danni agli insediamenti umani e alle attività socio-economiche. Nel ricordare che la regione maggiormente colpita da frane, tra il 1963 e il 2012, è il Veneto, Guglielmo Emanuele ha infine auspicato che cada quanto prima “la logica perversa quanto pericolosa del “speriamo che qui non accada”, una speranza che ha portato l’uomo a stabilire un rapporto impari e sbagliato con la natura”.
Legambiente-Radicali: meno inquino meno pago
Cancellare rendite contro l’ambiente e sussidi alle fonti fossili, per liberare risorse per investimenti in innovazione ambientale e per la riduzione delle tasse sul lavoro. Una proposta di legge che consentirebbe di generare 5 miliardi di euro all’anno di risorse fiscali intervenendo sul settore energetico e in campo ambientale. L’hanno scritta Legambiente e i Radicali Italiani, avanzando una vera e propria proposta di “correzione ecologica alla legge di stabilità” che interviene specificatamente nell’ambito dei canoni di concessione per le attività di escavazione e prelievo di acqua e materie prime e il conferimento a discarica dei rifiuti, e sulle bollette dove si annidano costosi sussidi diretti e indiretti al consumo di ambiente. La proposta interviene sul settore energetico (Articolo 1 - Eliminazione regimi di favore per i combustibili fossili e ridefinizione delle accise con obiettivi ambientali), dove l'utilizzo di fonti fossili determina inquinamento e emissioni climalteranti, e dove sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 mld/a nel 2014, quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, in gran parte nei trasporti. Le proposte di modifica della Legge di Stabilità intervengono anche in campo ambientale (Articolo 2 - Fiscalità in materia di acque di sorgente, attività estrattive e conferimento a discarica), dove oggi il sistema di tutela e la fiscalità sul prelievo e l'uso di risorse limitate e non rinnovabili è iniquo, pro-consumo di risorse naturali e a favore delle rendite. Leggi tutto
L’Istituto di Biometereologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibimet – Cnr) ha pubblicato l’e-book “Il consumo di suolo: strumenti per un dialogo”, documento che raccoglie i contributi di esperti e di rappresentanti della società civile intervenuti all’omonimo convegno organizzato in occasione di Expo per un confronto sulle criticità del territorio e per formulare proposte condivise rivolte a legislatori e ai decisori parlamentari.
CONAI: Oscar dell’imballaggio 2016
Sono aperte le iscrizioni per l’Oscar dell’imballaggio 2016, l’iniziativa, patrocinata da CONAI, che premia le aziende che hanno progettato, prodotto o utilizzato packaging e sistemi di imballaggio innovativi ed ecosostenibili. L’edizione 2016 dell’Oscar dell’imballaggio è dedicata all’Ambiente e i vincitori saranno premiati in occasione della Milano Design Week che si terrà dal 12 al 17 aprile 2016.
Il termine delle iscrizioni è fissato per il 15 dicembre 2015 e per i partecipanti all’Oscar ambiente, Consorziati CONAI, è prevista un’agevolazione pari alla metà della quota d’iscrizione. regolamento_oscar_2016
Equitalia: Pagamenti a rate - entro il 23 novembre domanda
Ancora pochi giorni per aderire alla nuova opportunità di rateizzare le cartelle riservata ai contribuenti decaduti dal beneficio negli ultimi due anni. Il termine del 21 novembre cade di sabato pertanto, per agevolare chi vuole presentare la domanda agli sportelli di Equitalia nell’ultimo giorno utile, la scadenza è stata rinviata al 23 novembre, primo giorno lavorativo successivo. Si ricorda che la richiesta può essere inviata anche tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.
Il decreto legislativo n. 159/2015 ha stabilito che i contribuenti decaduti dal piano di rateizzazione tra il 22 ottobre 2013 e il 21 ottobre 20 5 possano chiedere nuovamente una dilazione delle somme non versate fino a un massimo di 72 rate mensili. Ci sono però alcuni limiti alle regole generali sulla rateizzazione: il nuovo piano concesso non è prorogabile e si decade in caso di mancato pagamento di due rate anche non consecutive.
I moduli per presentare domanda sono disponibili allo sportello o nella sezione Rateizzazione - Modulistica presente nell’Area Cittadini e nell’Area Imprese del sito www.gruppoequitalia.it.
Fisco Oggi: risposte a quesiti
Modifica contratto di locazione
Detrazione per lavori condominiali