SINTESI DI MONITORAGGIO LEGISLATIVO 30 NOVEMBRE/14 DICEMBRE 2018
EQUO COMPENSO
Sicurezza nei cantieri, un ddl chiede di vietare i ribassi delle tariffe professionali
Promuovere la sicurezza negli appalti equiparando i corrispettivi dei professionisti della sicurezza ai costi della sicurezza tradizionalmente intesi.
Questo ciò che prevede il disegno di legge 743 sulle ‘Disposizioni in materia di valutazione dei costi della sicurezza sul lavoro presentato dai senatori Paola Nugnes e Stefano Patuanelli che è in attesa di essere calendarizzato dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama.
La norma mira ad assicurare la qualità delle prestazioni dei professionisti coinvolti, che sono il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione o il coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione.
La norma include le tariffe professionali tra i costi della sicurezza non soggetti al ribasso. La stazione appaltante, quindi, dovrà evidenziare, nei documenti di gara, i costi per i piani di sicurezza e il costo del personale, non soggetti a ribasso.
Inoltre, prescrive che gli enti aggiudicatori siano tenuti a valutare che il valore economico della gara d’appalto sia adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro e al costo relativo alla sicurezza.
Il provvedimento indica il Decreto parametri bis (DM 17 giugno 2016) quale criterio inderogabile da adottare in sede di stima. Tale criterio vincolerà la stazione appaltante nella stima dei costi della sicurezza (esclusi dal ribasso).
Infine, il testo prevede che il piano di sicurezza e coordinamento (PSC) sia corredato da tavole esplicative di progetto, relative agli aspetti della sicurezza, comprendenti almeno una planimetria sull’organizzazione del cantiere e, ove la particolarità dell’opera lo richieda, una tavola tecnica sugli scavi.
LA MANOVRA DI BILANCIO
Fatturazione elettronica
Viene confermato l'avvio della fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2019 sospendendo, però, le sanzioni per ritardi nel primo semestre. La stessa sanzione viene ridotta poi al 20% per le fatture emesse nel trimestre successivo del periodo d'imposta e fino al 30 settembre per chi effettua la liquidazione mensile.
Salvagente per i fondi delle opere Sblocca Italia
La norma, inserita con un emendamento in commissione al Senato, concede più tempo per appaltare o avviare i lavori senza incorrere nel rischio di perdere i finanziamenti. Tra le opere interessate figurano il tunnel del Brennero, l'Alta velocità Verona Padova, il Terzo Valico, l'asse autostradale Trieste-Venezia, il corridoio ferroviario adriatica da Bologna a Lecce e anche la tratta Colosseo Piazza Venezia della linea C della metro di Roma, il completamento della linea 1 della metropolitana di Napoli, la tranvia di Firenze e il Quadrilatero Umbria-Marche e anche un adeguamento della Salerno-Reggio Calabria. In particolare. si interviene sul termine previsto dal decreto del 2014 prevedendo che le condizioni di appaltabilità e canteriabilità delle opere, a cui in caso di ritardi è legata la revoca dei fondi, si realizzano quando gli adempimenti già indicati con decreto delle Infrastrutture, vengono completati entro il 31 dicembre dell'anno «successivo» (questa è la novità) a quello in cui le risorse sono rese effettivamente disponibili.
Rottamazione e Durc
L’altra novità riguarda l’articolo 3 del decreto legge, dove al comma 10, si inserisce la lettera f-bis: tra i vantaggi dell’adesione alla rottamazione ter arriva anche quello del rilascio del Durc (il documento unico di regolarità contributiva) alle imprese, necessario per chi lavora in appalti e subappalti pubblici. La norma prevede che in caso di adesione alla definizione agevolata delle pendenze l'impresa ottiene il diritto al rilascio del Durc. Questo diritto viene meno, con conseguente perdita della regolarità contributiva, in caso di mancato «ovvero di insufficiente o tardivo versamento dell'unica rata ovvero di una rata di quelle in cui è stato dilazionato il pagamento delle somme dovute»
LEGGE DI BILANCIO
L’esame del disegno di legge di bilancio prosegue presso le commissioni del Senato, dopo l’approvazione alla Camera. Sono stati presentati circa 4000 emendamenti in Commissione Bilancio. Si apprende, tuttavia, che la manovra, nella sua versione definitiva, sarà scritta nell'Aula del Senato la prossima settimana.
L’attività della Commissione bilancio sarebbe pertanto limitata all’esame formale del testo uscito dalla Camera e all'approvazione di poche modifiche, che non dovrebbero cambiare i saldi. Lo spostamento dei lavori in assemblea, secondo quanto riferiscono fonti della maggioranza, consentirebbe al governo di trovare l'accordo con Bruxelles e tradurlo in misure da inserire nel ddl bilancio. La tabella di marcia scritta a palazzo Madama prevede l'approdo del provvedimento in aula martedì 18 dicembre. Entro il giorno successivo, mercoledì 19, l'Italia dovrebbe presentare le sue proposte di modifica della manovra all'Unione europea. L'esecutivo starebbe quindi pensando di arrivare a un accordo con Bruxelles e poi presentare il risultato direttamente in aula.
DDL ANTICORRUZIONE
Il ddl anticorruzione lascia il Senato per ritornare alla Camera per l’ultimo e definitivo passaggio parlamentare. Il testo licenziato dall’Aula di Palazzo Madama con il voto di fiducia sul maxi-emendamento del governo riprende il testo uscito dalla Commissione Giustizia. Si conferma pertanto l’impianto del testo uscito dalla Camera, fatta eccezione per l’eliminazione della norma sul peculato, che era stata approvata dall’aula della Camera con voto segreto. Norma appunto che è stata “neutralizzata” attraverso il maxi-emendamento approvato con voto di fiducia.
Restano confermate tutte le misure che prevedono l’inasprimento delle pene accessorie conseguenti alla condanna per reati contro la pubblica amministrazione, a cominciare dall’incapacità di contrattare con la Pa e dall’interdizione dai pubblici uffici. Confermato anche l’aumento delle sanzioni interdittive che possono essere comminate alle società e agli enti riconosciuti amministrativamente responsabili di vari reati contro la Pa. Confermata anche la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado anche di assoluzione. Le modifiche alla disciplina sulla decorrenza dei termini di prescrizione dei reati entreranno in vigore dal 1° gennaio 2020.
LAVORI PUBBLICI
Il Consiglio dei ministri approva dl semplificazioni e ddl delega
Mercoledì 12 dicembre il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sostegno per i cittadini, le imprese e la pubblica amministrazione. Inoltre, su proposta dello stesso Presidente e del Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge di delega al Governo per le semplificazioni, i riassetti normativi e le codificazioni di settore.
Il decreto semplificazioni ha l’obiettivo di fronteggiare con misure d’emergenza l’attuale situazione di sovraccarico e moltiplicazione degli adempimenti burocratico-amministrativi a carico dei cittadini, delle imprese e della stessa pubblica amministrazione, in modo da agevolare, tra l’altro, la libera iniziativa economica, nonché di assicurare un sostegno alle piccole e medie realtà imprenditoriali che vivono un momento di difficoltà. Gli interventi di semplificazione riguardano, tra l’altro: sanità, ambiente, agricoltura, giustizia, istruzione e formazione artistica e musicale, università e ricerca.
Le prime versioni del decreto “Semplificazioni” hanno proposto una serie di modifiche (tra le quali il ritorno all’appalto integrato all’incentivo del 2% per la progettazione in house) considerate da molti operatori come un passo indietro e contro le quali Fondazione Inarcassa ha assunto una dura posizione: qui per approfondire.
Col testo approvato mercoledì 12 dal Consiglio dei ministri, invece, almeno stando al comunicato stampa ufficiale del Governo, pare - di fatto - essere saltata la riforma del Codice Appalti, più volte annunciata nei giorni scorsi. Dal testo della bozza del decreto legge sono infatti scomparse molte norme che avrebbero dovuto introdurre modifiche urgenti alla disciplina in materia di contratti pubblici. Nelle ultime ore c’è stato un acceso confronto: da una parte le ipotesi di liberalizzazione delle procedure negoziate e degli affidamenti con massimo ribasso, dall’altra le forti preoccupazioni espresse dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) in merito ad un totale stravolgimento del Codice.
Il disegno di legge prevede, invece, un’ampia delega al Governo, con l’obiettivo complessivo di migliorare la qualità e l’efficienza dell’azione amministrativa, garantire la certezza dei rapporti giuridici e la chiarezza del diritto, assicurare i diritti fondamentali delle persone con disabilità, ridurre gli oneri regolatori gravanti su cittadini e imprese e accrescere la competitività del Paese. In base a tale delega, il Governo dovrà adottare diversi decreti legislativi di semplificazione, riassetto normativo e codificazione, agendo per settori omogenei o per specifiche attività o gruppi di attività, con l’obiettivo semplificare e coordinare sotto il profilo formale e sostanziale il testo delle disposizioni legislative vigenti.
Se la bozza di provvedimento circolata in anteprima verrà confermata, il disegno di legge contiene anche la delega per la riforma del codice dei contratti pubblici e il superamento, di fatto, del sistema incentrato sulla cd. soft law per il ritorno al regolamento di esecuzione e attuazione.
Qui per il comunicato integrale del Consiglio dei ministri.
Legge europea
L'Assemblea del Senato ha discusso e approvato il ddl AS. 822, Legge europea 2018. Il testo passa alla Camera. Si ricorda che nel corso dell’esame è stata introdotta una norma (art. 4) volta a risolvere la procedura di infrazione a carico dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. In particolare la norma taglierà al minimo i tempi di tutti i passaggi burocratici che portano negli appalti pubblici dall’esecuzione di un lavoro fino all’emissione della fattura e al successivo pagamento.
Il decreto MIT di ripartizione del Fondo per la progettazione delle opere prioritarie
Via libera del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) al decreto di ripartizione del Fondo per la progettazione delle opere prioritarie.
Le risorse sono destinate ai progetti di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese e alla project review delle infrastrutture già finanziate.
Saranno utilizzate per finanziare i Piani urbani per la mobilità sostenibile (PUMS) e i piani strategici triennali del territorio metropolitano o, nel caso in cui le Amministrazioni abbiano già definito i PUMS, la predisposizione di progetti di fattibilità o della project review di opere contenute negli strumenti di pianificazione.
I beneficiari delle risorse sono le 15 Autorità Portuali, cui andranno 29,88 milioni, le 14 Città Metropolitane, che avranno 24,9 milioni, i 14 Comuni capoluogo delle Città Metropolitane, che otterranno 29,88 milioni, i 36 Comuni capoluogo di Regione o di Provincia autonoma e i Comuni con popolazione superiore a 100mila abitanti cui saranno destinati 24,9 milioni di euro.
Il Fondo per la progettazione delle opere prioritarie è stato istituito dall’articolo 202 del Codice Appalti e finanziato con 490 milioni di euro dal Fondo Investimenti della Legge di Bilancio per il 2017 (L.232/2016).
All’inizio dell’anno, per il triennio 2018 – 2020 sono stati stanziati 110 milioni di euro, di cui risultano ripartiti 108 milioni in quanto 2 milioni sono stati destinati alla Città Metropolitana di Milano per il potenziamento della strada provinciale “Antica Cassano”.
Il decreto di ripartizione in realtà non è mai stato pubblicato a causa del ricorso presentato dalla Regione Veneto perché, prima dell’adozione, non erano state consultate le Regioni. La Corte Costituzionale ha stabilito quindi di procedere nuovamente all’approvazione del decreto, questa volta previo parere positivo della Conferenza delle Regioni.
PROFESSIONI
LA RISPOSTA DEL MINISTERO. Con l'Interpello n. 7 del 12 dicembre 2018, il Ministero del Lavoro ha così risposto: “si ritiene che una professionista madre, che abbia i requisiti per accedere agli incentivi fiscali previsti dalle citate disposizioni, continui ad aver diritto alla parametrazione dell’indennità di maternità al “reddito pieno” percepito prima dell’inizio del periodo di cui all’articolo 70, comma 1, del decreto legislativo n. 151, proprio al fine di realizzare le tutele individuate dal legislatore nei confronti delle lavoratrici madri.
Tale reddito, effettivamente “percepito e denunciato” come previsto dal comma 2 del medesimo articolo 70, continua a costituire, peraltro, la base imponibile per il versamento dei contributi di previdenza obbligatoria, posto che la legge 30 dicembre 2010, n. 238, nonché il decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 147, dispongono esclusivamente benefici fiscali.
Diversamente, ove si considerasse quale base imponibile ai fini previdenziali il reddito “abbattuto” ai fini fiscali, la professionista che goda dei suddetti incentivi verrebbe a maturare, in corrispondenza, prestazioni pensionistiche proporzionalmente ridotte, senza in definitiva fruire di alcun beneficio.
Alla luce degli ulteriori elementi acquisiti per la valutazione del quesito in esame, la presente risposta sostituisce quella contenuta nell’interpello n. 4 del 29 maggio 2018”. (casaeclima.com)
FISCO
Il “decreto fiscale” diventa legge: panoramica sulle novità in arrivo
Rispetto alla versione originaria, viene eliminata la disciplina della dichiarazione integrativa speciale, sostituita dalla sanatoria delle irregolarità e infrazioni formali. Qui per approfondire.