Sintesi di monitoraggio legislativo 3-17 luglio 2015
NOTA POLITICA
Il monito lanciato questa settimana dal Presidente della Repubblica Mattarella sulle regole europee di bilancio ha riproposto il dibattito sugli effetti delle politiche di austerità e le prospettive del processo di integrazione continentale. Secondo Mattarella, l’assenza di investimenti strategici e un’interpretazione particolarmente restrittiva delle regole di bilancio europee rischiano infatti di lasciare dietro di sé un continente stremato e pericolosamente lacero.
Le parole del Capo dello Stato coincidono con una fase storica complessa, in cui l’Unione Europea è alle prese con diverse sfide all’interno e all’esterno dei suoi confini. In quest’ottica, la gestione dei negoziati per il piano di salvataggio di Atene non ha fatto che acuire una crisi di fiducia che serpeggiava già da tempo in seno all’Unione a causa delle scelte e delle politiche perseguite da alcuni dei suoi Stati Membri. In Italia ciò si lega a un mutamento di percezione sempre più evidente nei confronti dell’Europa.
Il Paese, un tempo uno dei sostenitori più forti del processo di integrazione europea, ha visto crescere dentro di sé un’ostilità sempre più diffusa verso l’idea di Europa o, quantomeno, della sua particolare declinazione sperimentata negli ultimi anni. Al contrario, per i lunghi decenni intercorsi fra il Secondo dopoguerra e la fine della Guerra fredda, il sistema politico-italiano si era basato sull’assunto del ‘vincolo esterno’, rappresentato prima dalla Banca d’Italia e poi da Bruxelles, per tenere sotto controllo, con un certo grado di successo almeno fino agli anni Ottanta, la crescita eccessiva della spesa pubblica. L’adozione dell’euro e quindi la crisi dei debiti sovrani hanno invece finito per convincere gran parte della popolazione italiana che le cause dei problemi economici attuali sarebbero da rintracciare nella perdita di sovranità monetaria patita alla fine degli anni Novanta e nelle regole di bilancio europee successivamente adottate.
Al netto dell’impatto innegabile avuto dall’euro sul livello dei prezzi, o dei margini di manovra più risicati in fatto di gestione della politica fiscale, questa lettura rischia però di tralasciare un fatto: ossia che nel corso degli ultimi vent’anni l’Italia non è stata in grado di implementare con successo riforme economiche e istituzionali capaci di portare avanti la modernizzazione del Paese che le consentissero di affrontare con successo le sfide del Ventunesimo secolo. Benché utile a ricordare i rischi che assenza di investimenti e politiche di austerità rappresentano oggi per il progetto europeo, l’appello del Presidente Mattarella non deve scadere a semplice alibi per eludere il bisogno di dare attuazione di riforme improrogabili.
Nell’attuare la sua agenda politica prima della pausa estiva, il Governo Renzi dovrà inoltre tenere conto di due ulteriori ostacoli: la crisi politica nella Regione Sicilia – a causa della presunta intercettazione che coinvolgerebbe il Governatore Rosario Crocetta, reo di non aver reagito ad una presunta frase che sarebbe stata pronunciata dal suo medico personale Tutino riferendosi alla figlia del magistrato ucciso dalla Mafia Borsellino (“Va fermata, fatta fuori come suo padre”) – e la sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha condannato l’Italia a una multa di 20 milioni di euro per il mancato adeguamento alle regole europee sul sistema di raccolta e gestione dei rifiuti in Campania.
In attesa di conoscere appieno le ripercussioni della sentenza e soprattutto dello scandalo sull’azione di governo, l’esecutivo Renzi sembrava comunque esser riuscito a lasciarsi alle spalle uno dei momenti più complessi e travagliati fra quelli intercorsi dal suo insediamento a Palazzo Chigi, coinciso con le elezioni regionali e comunali di fine maggio, passato per il dibattito sull’emergenza migranti e infine acuito dal riesplodere della crisi greca.
L’approvazione della riforma della scuola ha dato l’impressione di aver riconsegnato in maniera salda l’iniziativa politica all’esecutivo dopo una fase di stanca seguita al “campanello d’allarme” delle ultime Regionali in cui il Governo Renzi era parso meno brillante e sicuro. Approvata con 277 sì, 173 no e 4 astensioni, la ‘Buona Scuola’ ha confermato le perduranti divisioni interne al partito del Premier (39 deputati Pd non hanno partecipato al voto, fra cui Bersani, Cuperlo e Speranza); ciononostante, ha registrato il convergere di quattro voti forzisti sulla riforma del Governo: numericamente quasi irrilevanti, da un punto di vista simbolico i verdiniani che hanno detto sì alla riforma scolastica potrebbero infatti aver rappresentato la prima, timida avanguardia di quel “soccorso azzurro” tanto spesso evocato dopo il venir meno del Patto del Nazareno e stanti le continue tensioni fra le diverse correnti del Pd. Per un intervento più consistente, rilevano diversi osservatori, servirà però altro tempo poiché, pur vivendo a tutti gli effetti come un separato in casa all’interno di Forza Italia, Verdini sarebbe tuttora impegnato in trattative intense col fronte renziano per fare luce sul destino suo e dei restanti ‘fuoriusciti’.
SINTESI DI MONITORAGGIO LEGISLATIVO E REGOLATORIO
LAVORI PUBBLICI
Delega appalti: le audizioni di Delrio e Cantone
La Commissione lavori pubblici alla Camera ha audito il Ministro Delrio e il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di delega per il recepimento delle direttive appalti e concessioni.
Delrio, la cui audizione si è svolta giovedì 9 luglio, ha affermato che il nuovo codice «sarà una rivoluzione della normalità: norme semplici danno risultati migliori di quelle complicate che verificano ogni particolare». Il Ministro ha proseguito enunciando la sua ricetta per dare vita a una nuova stagione di opere: semplificare le procedure ordinarie, non consentire di bypassarle e dare centralità al progetto. «Il problema – infatti – è che i costi delle opere lievitano per mancanza di progetti o per progetti fatti male o in fase preliminare: bisogna fare buoni progetti che siano cioè definiti e inseriti in piani economici».
Concludendo, il titolare delle Infrastrutture, ha evidenziato l’altissimo potenziale politico-sociale del nuovo codice, che rappresenta un modo per sostenere la domanda interna con investimenti pubblici i quali, dunque, andranno incrementati.
Il Presidente della Commissione Lavori Pubblici, l’On. Ermete Realacci ha convenuto col Ministro, annunciando l’intenzione di apportare miglioramenti selettivi al testo per quanto riguarda stretta su deroghe e varianti in corso d’opera, centralità e qualità della progettazione.
Anche il Presidente Cantone, ascoltato in Commissione mercoledì 15 luglio, ha evidenziato l’importanza del recupero della centralità del progetto nel processo di realizzazione delle opere previsto dalla delega, con i limiti all’appalto integrato e la scelta di puntare su progetti esecutivi.
I cantieri, ha affermato, andrebbero affidati «con uno stadio di progettazione più avanzato possibile».
Sul tema dell’incentivo del 2% (calcolato sul valore delle opere) riconosciuto ai progettisti interni alla Pa, ha proposto una “razionalizzazione” e “moralizzazione” della misura. Pur dichiarandosi non favorevole al bonus, infatti, ha riconosciuto che lo stesso ha una ragion d’essere nella misura in cui può essere uno stimolo per premiare le migliori energie professionali interne alle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, esso certamente «va limitato». Ad esempio, stabilendo dei tetti relativi alle retribuzioni, o al valore delle opere. «Una cosa è il 2% su un’opera di un milione, un’altra è la stessa percentuale su un opera da decine o centinaia di milioni». Infine, è importante garantire che l’incentivo sia riconosciuto solo a chi progetta davvero, non «a chi si limita a firmare due carte».
I deputati intervenuti sul punto, gli Onorevoli Iannuzzi (PD), Mannino (SEL) e Pellegrino (SEL), hanno espresso una posizione più netta, dichiarandosi tutti favorevoli all’abrogazione dell’incentivo del 2%.
Anche la relatrice del provvedimento, l’On. Mariani (PD), ha annunciato nelle scorse settimane l’intenzione di intervenire in materia, rilevando come l’incentivo si sia ormai «trasformato in un contentino per gli uffici tecnici, oltre che in una sorta di espropriazione di quote di mercato per i professionisti». Meglio cambiare l’impostazione, dunque, magari cambiando la destinazinoe del bonus, che potrebbe «essere attribuito a quei tecnici capaci di raggiungere gli obiettivi programmati, con un recupero di efficienza per le amministrazioni».
Centralizzazione appalti
Il tema della centralizzazione della committenza sarà con ogni probabilità tra i profili della delega appalti su cui interverrà la Camera.
Il criterio di delega di cui alla lettera v) del testo all’esame della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici al momento prescrive l’obbligo per i comuni non capoluogo di provincia di ricorrere a un livello di aggregazione almeno regionale (o di provincia autonoma) per gli affidamenti di importo superiore alle soglie di rilevanza comunitaria.
In occasione del convegno sul tema organizzato da Anci e svoltosi lo scorso 7 luglio, è stato lo stesso relatore del provvedimento al Senato, il Sen. Stefano Esposito, ad ammettere la necessità di rivedere la disposizione.
Ancora più netta Antonella Manzione, capo dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, secondo la quale l’assetto normativo attuale dei soggetti aggregatori regionali e dei piccoli appalti dei Comuni non funziona. Il Capo del DAGL ha affermato che «c’è da discutere su quale sia la soglia ottimale oltre la quale affidare le competenze alle Regioni. Siamo sicuri che queste siano in grado di gestire tutti gli appalti sopra soglia? Mi chiedo se è stata fatta una quantificazione della loro capacità di gestione immediata delle procedure che gli potrebbero arrivare con la riforma». Allo stesso modo, andrà fatta una riflessione sulla questione degli appalti di importo minimo. «Non siamo stati neppure in grado di rispondere alla richiesta dei piccoli Comuni di fare appalti sotto i 40mila euro. Su questo dovremmo intervenire».
Nel corso del convegno sono emerse le incertezze delle Regioni che, secondo le previsioni della riforma appalti, dovranno gestire tutte le gare sopra la soglia comunitaria: un impatto giudicato impossibile da assorbire. In particolare, ha espresso preoccupazione Ivana Malvaso dellaCentrale di committenza della Regione Toscana, anche alla luce dei tagli continui che le Regioni stanno subendo. Ciò nonostante si chiede al primo livello substatale di governo di «prendersi carico di un numero di gare parecchio rilevante».
Per quanto riguarda i comuni, Alberto Barbiero del tavolo tecnico dell’Anci ha sollevato l’opportunità di cambiare, «oltre al Codice appalti anche il Testo unico sugli enti locali – perché le prerogative di programmazione sono rimaste in capo ai Comuni, creando una separazione tra due livelli contigui: la programmazione e le gare. Allo stesso modo bisognerebbe ridefinire il ruolo del responsabile unico del procedimento in caso di ricorso alle centrali di committenza».
Guglielmina Olivieri Pennesi, responsabile dell’Ufficio lavori pubblici di Anci, ha rilevato l’esigenza di individuare una soglia più bassa dei 40.000 euro attualmente previsti (già 20.000 sarebbe sufficiente), al di sotto della quale i Comuni sotto i 10.000 abitanti possono appaltare da soli.
Intanto, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale n. 162 del 15 luglio 2015 della riforma scolastica, è legge la proroga a 1° novembre 2015 dell’obbligo per i comuni non capoluogo di provincia di centralizzare gli appalti, passando necessariamente da soggetti aggregatori, da Consip o ricorrendo ad accordi consortili per appaltare beni e servizi.
La disposizione è contenuta all’art. 1, comma 169 della legge n. 107 del 13 luglio 2015.
La buona scuola
La legge 13 luglio 2015, n. 107, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 15 luglio 2015 e recante Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti innalza di 200 milioni di euro, portandoli a 40 per il 2015 e a 50 annui per il periodo 2016 al 2018, i contributi stanziati per il finanziamento dei mutui trentennali stipulati dalle Regioni per gli interventi straordinari di ristrutturazione, messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole pubbliche.
Il testo, inoltre, dispone la realizzazione di nuove scuole innovative con i fondi Inail (fino a 300 milioni), prevedendo a tal fine un concorso per la selezione dei progetti, con scadenze attuative fissate dopo l’entrata in vigore della legge. È stato precisato che sarà lo Stato a pagare gli interessi sul capitale investito dall’Inail.
Ancora, per tutte le opere urgenti previste dall’art. 9 del decreto Sblocca Italia arriva una nuova scorciatoia procedurale (oltre alle deroghe già previste). La semplificazione consiste nel silenzio assenso di 45 giorni per tutti «i pareri, i visti e i nulla osta» legati agli interventi. Le amministrazioni interessate potranno pronunciar-si, anche tramite conferenza di servizi; ma, superati 45 giorni dalla richiesta, i pareri (o i visti o i nulla osta) «si intendono acquisiti con esito positivo».
In merito alle misure della legge sulla progettazione delle scuole, Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha dichiarato:
«Finalmente anche nel nostro Paese, per la prima volta, si fa ricorso obbligatoriamente al concorso di progettazione per costruire scuole innovative dal punto di vista architettonico, tecnologico, dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica».
«Va dato atto al Governo di aver fatto proprie le proposte e le sollecitazioni degli architetti italiani che da tempo si battono affinché il concorso di architettura sia lo strumento normale per la progettazione di una nuova generazione di scuole che siano belle oltre che funzionali e che garantiscano innanzitutto i necessari standard di sicurezza anche per evitare le tragedie che, troppo numerose, si sono succedute in questi anni».
“Ora – conclude – lo strumento normativo c’è: ci auguriamo che esso sia di esempio per la progettazione di tutte le opere pubbliche”.
Andrea Tomasi, presidente della Fondazione, valutando con soddisfazione la previsione normativa, contenuta dei commi 155 – 156 – 157 dell’art. 1 della Legge 107/2015, di ricorso a procedure concorsuali per garantire finalmente qualità al patrimonio edilizio scolastico, rileva: “spiace dover rilevare che anche in questo caso, purtroppo, proseguendo una deleteria, storica, prassi, nella norma non si prevede alcuna garanzia per il conferimento dell’incarico per le successive fasi ai progetti vincitori. Il dettato normativo, infatti, una volta di più recita: “gli entri locali proprietari …. possono affidare i successivi livelli di progettazione …..” Ribadiamo che questa previsione umilia il nostro lavoro. Si deve finalmente comprendere che i concorsi di progettazione sono una modalità per assegnare gli incarichi professionali e non certo esercitazioni accademiche i cui risultati sono lasciati alla libera decisione, ex post, degli enti banditori. L’impegno e la professionalità devono trovare corretto e coerente riscontro come dimostrato in occasione del concorso per la ricostruzione della Città della Scienza a Napoli. “
Per il testo della legge cliccare qui.
Mercato di ingegneria in affanno, -1 mld nel 2015
Nel periodo aprile-giugno 2015 gli importi complessivamente posti a base d’asta per i servizi di ingegneria ed architettura sono stati pari a circa 1,6 miliardi di euro, oltre un miliardo in meno rispetto allo stesso periodo del 2014.
E’ quanto emerge dal monitoraggio sui bandi di progettazione del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni), in cui risulta anche il calo degli appalti integrati (-27%).
L’analisi, relativa al trimestre successivo alla Determinazione dell’Anac, che ha definito gli adempimenti che le stazioni appaltanti devono rispettare, dimostra come tali obblighi siano ancora ampiamente disattesi: ed esempio, soltanto il 52% dei bandi per i servizi di ingegneria fanno riferimento al cosiddetto “Decreto parametri” per stabilire il corrispettivo da porre a base d’asta, mentre nel 44,1% dei casi non sono chiare le modalità di calcolo degli importi.
Qualche segnale positivo non manca: la percentuale dei bandi che – disattendendo l’indicazione dell’Anac – richiede un fatturato superiore al doppio dell’importo a base d’asta è scesa dal 43,1% del I trimestre 2015 al 27,7% del II.
Il Centro studi del Cni, infine, mette in risalto come i partecipanti alle gare per i servizi di ingegneria, nel periodo aprile-giugno, si siano visti chiedere la presenza in organico di circa 5-6 elementi: valore elevato, se si pensa che nell’edilizia e nelle costruzioni gran parte delle imprese hanno meno di 5 dipendenti. Ciò, però, puntualizza il dossier, esclude i liberi professionisti dalle gare di progettazione più remunerative.
PROFESSIONE
Disegno di legge concorrenza
La commissione Giustizia della Camera, nella seduta di giovedì 9 luglio, ha espresso parere favorevole al disegno di legge annuale in materia di concorrenza inserendo tra le condizioni la soppressione dell’art. 31, norma di interpretazione autentica con cui il legislatore estende alle società di ingegneria costituite in forma di società di capitali o cooperative la disciplina della legge n. 266 del 1997, consentendo così di affermare la validità dei contratti conclusi, a decorrere dall’11 agosto 1997, tra tali società di ingegneria e i privati.
Al riguardo il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori aveva inviato a tutti i componenti delle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera dei deputati, che stanno esaminando il testo in sede referente, un appello contro il tentativo, attraverso l’articolo 31, di permettere alle società di ingegneria di operare fuori dalle regole sul mercato privato.
«Il problema – hanno evidenziato gli architetti italiani – non è la forma societaria, ma che vi siano regole uguali per tutti: le società di ingegneria, ad esempio, non hanno alcun codice etico, mentre i 153 mila architetti italiani e le società tra professionisti rispettano il codice deontologico approvato dal ministero della Giustizia e se evadono il fisco vengono, giustamente, radiati dall’Albo; rispettano le molte regole della riforma delle professioni e delle direttive comunitarie, cosa che non è prevista, invece, per le società di ingegneria. Vien da chiedersi, condonando passato e futuro, contro le leggi che lo stesso Parlamento ha promulgato, di chi si faccia l’interesse, ma viene anche da chiedersi – ha proseguito il Consiglio nazionale – perché le società di ingegneria non vogliono iscriversi agli Albi e rispettare le medesime regole. Chiediamo quindi ai deputati del Parlamento italiano di prendersi il tempo per leggere il Codice deontologico degli architetti italiani: forse così capiranno perché votare contro l’art.31».
Il testo del disegno di legge sarà comunque ampiamente riscritto: sono infatti stati presentati più di 1300 emendamenti, molte delle quali riferite a disposizioni in materia di concorrenza delle professioni.
Con riferimento all’art. 31, sono molte le proposte di modifica che chiedono lo stralcio della disposizione.
Al riguardo, si potrà capire qual è l’orientamento del Governo già lunedì 20 luglio, giornata in cui è atteso il pacchetto degli emendamenti dell’esecutivo; dal giovedì successivo dovrebbero iniziare le votazioni.
Provincia di Trento: formazione di ingegneri e architetti nella
La Provincia di Trento investe sulla formazione di ingegneri e architetti da inserire nella “task force” della protezione civile per il rilievo dei danni e dell’agibilità delle costruzioni e delle infrastrutture in caso di calamità, sia sul territorio provinciale che nazionale. Lo fa con una convenzione siglata con gli ordini professionali e approvata il 13 luglio dalla Giunta, che stabilisce lo stanziamento di 20.000 euro per il 2015 per attività di formazione, propedeutica in futuro anche all’iscrizione nell’elenco provinciale del Nucleo tecnico nazionale per la valutazione di agibilità nell’emergenza post-sismica. L’accordo prevede la redazione da parte degli ordini professionali di elenchi di professionisti idonei all’impiego, che a titolo volontario e gratuito presteranno la loro attività di protezione civile, anche con un preavviso breve. I costi relativi al vitto, all’alloggio, al trasporto e all’assicurazione durante le emergenze saranno a carico della Provincia.
«Tutto questo – ha spiegato l’assessore Tiziano Mellarini – sulla base della grande disponibilità sempre riscontrata fra i professionisti per le attività legate all’immediato post emergenza, in particolare per il ripristino della normalità nei luoghi colpiti da sisma o altre calamità». Un analogo schema di convenzione sarà redatto con l’ordine dei geologi».
Ingegneri: la formazione universitaria è poco professionalizzante
L’offerta formativa delle varie facoltà d’ingegneria non sempre fornisce tutte le competenze attinenti al profilo professionale. E’ questa la fotografia scattata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI) nel rapporto “Esercizio della professione di ingegnere e formazione universitaria: un rapporto da rinsaldare”.
Secondo lo studio nel corso del tempo si è verificato uno scollamento tra sistema formativo e sistema ordinistico: è stata infatti riscontrata un’elevata difformità di contenuti nei percorsi formativi della stessa classe di laurea tra un’università e l’altra e, in generale, le varie offerte formative non sono state in grado di trasmettere le competenze specializzanti per profilo professionale.
Per scaricare il rapporto clicca qui.
Pubblicati in Gazzetta Ufficiale tre nuovi decreti sull’efficienza energetica degli edifici
Sulla Gazzetta ufficiale n. 162 del 15 luglio 2015 sono stati pubblicati i tre decreti del Ministero dello Sviluppo Economico che riscrivono le norme sull’efficienza energetica degli edifici, ponendo quali pilastri della nuova normativa l’Attestato di prestazione energetica (APE) 2015, la metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e gli esempi per la compilazione della relazione tecnica del progetto.
Il primo decreto modifica il DM 26 giugno 2009 e introduce le nuove linee guida nazionali per l’Attestazione della Prestazione Energetica degli edifici (APE 2015). Per evitare la frammentazione a livello locale delle regole sulla certificazione energetica degli edifici, il nuovo modello di APE sarà uguale per tutto il territorio nazionale.
Col secondo decreto sono definite le nuove modalità di calcolo della prestazione energetica e vengono rafforzati i requisiti minimi di efficienza per gli edifici nuovi e per quelli ristrutturati, ottimizzando il rapporto costi/benefici degli interventi, in modo da arrivare a realizzare gli Edifici a Energia Quasi Zero previsti dalla Direttiva 2010/31/UE.
Il terzo decreto introduce degli schemi di riferimento per la compilazione della relazione tecnica di progetto ai fini dell’applicazione delle prescrizioni e dei requisiti minimi di prestazione energetica negli edifici. Gli schemi sono diversi in base alle diverse tipologie di opere eseguite: nuove costruzioni, ristrutturazioni importanti, riqualificazioni energetiche.
Interventi Dipartimento pari opportunità estensione alle professioniste
E’ stato registrato dalla Corte dei conti il decreto di approvazione dell’Atto aggiuntivo alla Convenzione stipulata il 14 marzo 2013 tra il Dipartimento per le pari opportunità, il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell’economia e delle finanze, per l’estensione anche alle professioniste – iscritte agli ordini professionali o aderenti alle associazioni professionali iscritte nell’elenco tenuto dal Ministero dello sviluppo economico – della possibilità di accedere agli interventi della Sezione speciale “Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per le pari opportunità” del Fondo di garanzia per le PMI.
L’estensione alle professioniste consegue all’entrata in vigore del decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 27 dicembre 2013, recante “Disposizioni per il rafforzamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese”, adottato ai sensi dell’articolo 1, comma 5-bis, del decreto-legge n. 69/2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 98/2013, che ha previsto la possibilità di accedere agli interventi del Fondo per i professionisti indicati nel medesimo decreto-legge.
A seguito dell’emanazione il 6 luglio 2015 di apposita circolare da parte del Gestore del Fondo, la Sezione speciale è pertanto attualmente operativa anche per le professioniste.
Sezione speciale “Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari opportunità” del Fondo di Garanzia per le PMI
Adepp: approfondimento
FISCO
Consiglio dei Ministri: secondo esame preliminare dei decreti attuativi della delega fiscale
Venerdì 17 luglio si è riunito il Consiglio dei ministri, che ha svolto il secondo esame preliminare di tre schemi di decreti legislativi attuativi della legge di riforma fiscale (legge 11 marzo 2014 n. 23) che delega il Governo ad introdurre disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita. I provvedimenti hanno recepito gran parte delle indicazioni contenute nei pareri delle Commissioni parlamentari e ora tornano alle Camere per l’acquisizione dei pareri definitivi.
In particolare, si tratta dei seguenti provvedimenti:
- Decreto legislativo sull’internazionalizzazione delle imprese;
- Decreto legislativo di trasmissione telematica delle operazioni IVA e di controllo delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori elettronici (fatturazione elettronica);
- Decreto legislativo riguardante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente.
La descrizione delle principali misure contenute e dei rilievi formulati dalle Commissioni parlamentari e accolti dal Governo, è disponibile qui.
Agenzia entrate: comunicazioni preventive partite Iva
L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione delle partite Iva le informazioni inviate dai loro clienti da cui risultano non dichiarati ricavi e le possibili anomalie nella dichiarazione dei redditi dovute alla mancata indicazione di compensi che sono stati invece certificati dai sostituti d’imposta nei modelli 770. Grazie a queste segnalazioni che viaggeranno via posta elettronica certificata, il contribuente potrà rimediare per tempo a un eventuale errore commesso avvalendosi del nuovo ravvedimento e beneficiando, così, di una significativa riduzione delle sanzioni. Ciò anche nel caso in cui la violazione sia già stata constatata o siano iniziati accessi, ispezioni o verifiche. Il provvedimento firmato dal direttore dell’Agenzia – che segue a stretto giro quello sulle anomalie nei dati dichiarati ai fini degli studi di settore – stabilisce le modalità con cui le Entrate mettono a disposizione dei contribuenti, in maniera preventiva, le informazioni utili ad adempiere correttamente ai propri doveri fiscali e ad evitare, quindi, controlli.
Agenzia entrate: chiarimenti voluntary disclosure
Dopo le prime indicazioni contenute nella circolare n. 10/E dello scorso marzo, l’Agenzia fornisce con la Circolare del 16/07/2015 n. 27 /E ulteriori precisazioni per l’applicazione delle misure introdotte dalla legge n. 186/2014 in materia di emersione e rientro di capitali illecitamente detenuti all’estero.
A cura di
UTOPIA