Sintesi di monitoraggio legislativo 26 ottobre - 6 novembre 2015
NOTA POLITICA
Critiche alle Legge di Stabilità. Nel corso dell’ultima settimana la Legge di Stabilità è stata al centro di un autentico fuoco incrociato scatenatosi a pochi giorni di distanza dall’esame parlamentare del provvedimento. Per prime si sono mosse le regioni, con il Presidente Sergio Chiamparino a evocare «un rischio per la sopravvivenza del Sistema Regioni» a causa dei tagli decisi dall’esecutivo, soprattutto in materia di sanità. È stata poi la volta dei tecnici di Camera e Senato che hanno criticato la scelta di eliminare l’IMU e la TA-SI poiché potrebbe intaccare lo spazio di manovra delle autorità locali in fatto di gestione dei rispettivi bi-lanci. Si sono infine mosse due delle più importanti istituzioni del Paese, ovvero la Corte dei conti e la Banca d’Italia: per la prima, le scelte di bilancio del Governo «lasciano sullo sfondo nodi irrisolti e altre questioni importanti» (meglio sarebbe stato intervenire sulle tasse sul lavoro e insistere sulla spending review); per Bankitalia, bisogna invece mantenere «un limite al trasferimento di contante», laddove gli effetti dell’abolizione dell’Imu potrebbero essere solo «circoscritti». La discussione sulla Legge di stabilità è così entrata ufficialmente nel vivo, con il Premier a difendere a spada tratta le scelte del suo esecutivo e a rispondere alla protesta delle Regioni sfidandole sul terreno dei tagli alle spese. Un terreno, in realtà, su cui lo stesso Governo è stato criticato dalla Corte dei conti proprio mentre Bankitalia raccoglieva la critica più e più volte avanzata da Bruxelles (ridurre le imposte sul lavoro): è probabile che opposizioni e sinistra Dem non mancheranno di utilizzare questi argomenti per attaccare in Parlamento la manovra di bilancio.
Istat e Commissione Ue vedono in rialzo il Pil. La lunga fase di difficoltà economiche dell’Italia potrebbe essere prossima alla conclusione stando alle ultime previsioni macroeconomiche di Commissione Europea e Istat (Pil al +0,9% nel 2015, +1,5% nel 2016 e +1,4% nel 2017). La notizia fa da contraltare alla querelle nazionale sui contenuti della Legge di stabilità e costituisce un importante inversione di tendenza dopo i rilievi di diversi membri delle istituzioni europee al Governo Renzi. Proprio il ‘falco’ Valdis Dombrovskis, Vicepresidente della Commissione, ha spiegato che «la ripresa in Italia è sempre più autosufficiente» e di-pende sempre meno da fattori contingenti ed esterni (calo della bolletta energetica, cambio euro-dollaro, Quantitative easing della Bce), promuovendo per via indiretta le riforme strutturali dell’esecutivo. Forse ancora più interessante il giudizio dell’Istat, che ha promosso le misure di politica fiscale a favore delle imprese suscettibili di rimettere in moto la crescita degli investimenti, aggiungendo che nei prossimi mesi la crescita sarà trainata dalla domanda interna dopo anni di stagnazione.
Le partite del Commissario Tronca. Il neo-commissario della Capitale Francesco Paolo Tronca ha elencato le priorità della sua gestione commissariale (Giubileo, trasporto pubblico, illuminazione e sobborghi) mentre il Prefetto Gabrielli nominava i 6 subcommissari che lo affiancheranno nel lavoro. Evitando le polemiche legate allo status di capitale morale d’Italia, l’ex-Prefetto di Milano Tronca ha spiegato che tenterà di prendere il meglio dall’esperienza di Expo e di adattarla a una realtà completamente diversa come quella capitolina. Intanto si è già svolto il primo faccia a faccia Tronca-Renzi.
SINTESI DI MONITORAGGIO LEGISLATIVO E REGOLATORIO
LAVORI PUBBLICI
Appalti, andatura lenta
Slitta alla prossima settimana (probabilmente a lunedì 9 novembre) l'esame del disegno di legge delega sugli appalti a Montecitorio. Il Governo sta lavorando ad alcune norme da sottoporre informalmente anche alla Commissione Lavori Pubblici del Senato per evitare ulteriori ritardi nell'iter di approvazione; fra i temi in discussione la disciplina per le procedure in deroga e il subappalto. Sono infatti questi ultimi i punti «caldi» sui quali si sta ancora riflettendo sia in sede governativa, sia in sede parlamentare e che hanno determinato un nuovo slittamento dell'esame in Aula alla Camera del disegno di legge delega sugli appalti con il quale si dovranno recepire le direttive appalti e concessioni dell'anno scorso e riscrivere il codice dei contratti pubblici. Il rinvio dell'esame in aula sarebbe dovuto al lavoro di limatura del testo da parte del governo che peraltro sta condividendo le soluzioni normative anche con il senato. L'obiettivo è infatti quello di chiudere l'esame parlamentare alla Camera, così da evitare che il Senato possa ulteriormente modificare il provvedimento.
Il lavoro in Aula della Camera non è infatti semplice perché dopo le modifiche apportate in Commissione, i parlamentari hanno comunque presentato più di trecento emendamenti che, soltanto dopo la riunione del «Comitato dei 9», sono stati ridotti a un centinaio. Poi sono arrivati i pareri delle Commissioni competenti sulle diverse materie oggetto di emendamenti e sono emerse perplessità su alcuni temi come quello della soft law e della disciplina del performance bond che da diversi gruppi parlamentari si vorrebbe sospendere per evitare i problemi che sono insorti nelle gare di appalto oltre i 100 milioni. Da ultimo, però, un subemendamento predisposto dalla maggioranza dovrebbe avere trovato una soluzione compatibile con i rilievi della Commissione Bilancio così da superare le difficoltà applicative incontrate finora dalle stazioni appaltanti e dalle imprese.
No al massimo ribasso nelle gare
In questi giorni sono state tante le dichiarazioni che hanno invocato l’eliminazione del massimo ribasso nelle gare pubbliche. In tal senso si è espresso sia il Presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, sia il Ministro Graziano Delrio, sia il Sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta.
In particolare, Catone ha affermato: "Tolleranza zero verso quei pochi che gettano discredito sui tanti che lavorano onestamente. La corruzione la prendiamo per le corna per mettere fuori chi getta discredito sulla casa della cooperazione. Le gare al massimo ribasso vanno eliminate e la quota del 5% di riserva degli appalti alle imprese che occupano persone svantaggiate va salvaguardato. Le cooperative guardano alle persone prima che al profitto perché sono promotrici di economia sociale. Le inchieste giudiziarie hanno risvegliato attacchi strumentali in chi da tempo voleva colpire la cooperazione.
Delrio: “Con la riforma degli appalti, nel nuovo codice, aboliremo le gare al massimo ribasso le cooperative sono generatrici di fiducia, sono le imprese del bene comune che devono lavorare per insegnare valori e costruire reti tra persone sul territorio.
Baretta: "Bene la necessità di rafforzare gli anticorpi per isolare il malaffare prima che diventi un'epidemia che ha ribadito come le gare al massimo ribasso portino solo a un'interruzione della catena del diritto. Rispetto al crescere della domanda di welfare le cooperative devono salvaguardare il loro spirito mutualistico".
Corruzione: Anac accelera su contrasto, on line piano aggiornato
Il Consiglio dell'Autorità nazionale anticorruzione ha approvato lo scorso 2 novembre l'aggiornamento per il 2015 del Piano nazionale anticorruzione 2013-2016, già disponibile sul portale www.anticorruzione.it. Con questo aggiornamento, che rappresenta "il primo atto di Anac in questa materia dopo l'approvazione del Pna nel 2013", l'Autorità ha voluto imprimere "una decisa svolta nella direzione del miglioramento della qualità dei Piani anticorruzione delle amministrazioni pubbliche". I Piani fin qui adottati, infatti, "si sono rivelati per più aspetti gravemente carenti, soprattutto per la mancata individuazione di adeguate misure di prevenzione della corruzione, che fossero il frutto di una compiuta autoanalisi organizzativa delle amministrazioni, alla ricerca di aree e attività più esposte al rischio di corruzione".
In attesa di un nuovo e più organico Piano nazionale anticorruzione 2016-2018, sul quale l'Autorità sta già lavorando, si è voluto "segnalare alle amministrazioni la necessità di concentrarsi sulla effettiva individuazione e attuazione di misure proporzionate al rischio, coerenti con la funzionalità e l'efficienza, concrete, fattibili e verificabili, quanto ad attuazione e ad efficacia". L'aggiornamento e' articolato in una parte generale, di ricostruzione dei limiti della esperienza pregressa e di indicazioni per una rapida correzione di rotta, e in una parte speciale, dedicata a due approfondimenti in settori particolarmente esposti al rischio corruttivo: i contratti pubblici e la sanità (redatto in collaborazione con il ministero della Salute e con l'Agenas). Per ciascuno di questi settori si individuano eventi rischiosi e si indicano alcune possibili misure di prevenzione. Nel documento si opera una ricapitolazione dei soggetti tenuti all'adozione di misure anticorruzione: attraverso i Piani triennali le amministrazioni e gli enti pubblici; attraverso misure integrative di quelle adottate con il decreto legislativo 231 del 2001 gli enti di diritto privato in controllo pubblico.
"Particolare attenzione - sottolinea l'Anac - è dedicata al ruolo e alla garanzia della posizione dei responsabili di prevenzione della corruzione, nei loro rapporti con gli organi di indirizzo politico amministrativo e con l'intera struttura dell'amministrazione, tenendo conto di quanto è emerso nel corso della prima giornata nazionale dei responsabili anticorruzione (14 luglio del 2015). Il successo dei nuovi Piani anticorruzione, che le amministrazioni dovranno adottare entro il 31 gennaio del 2016, continua a dipendere dalla volontà delle stesse amministrazioni, a partire dai loro vertici politici e istituzionali, di combattere sul serio la corruzione al proprio interno". L'Autorità, da parte sua, "userà tutti i poteri e gli strumenti a disposizione, dalla vigilanza sulla qualità delle misure adottate (e sulla loro effettiva attuazione) alla collaborazione fattiva, alla formazione. A questo fine, nell'ultima parte della determinazione, sono indicati con chiarezza i doveri di attuazione delle amministrazioni, considerati come altrettanti punti di verifica, sui quali l'Autorità svolgerà con carattere prioritario la propria attività di vigilanza".
Comuni, gli appalti a rischio
Appalti dei Comuni a rischio blocco dal 1° novembre. Dopo sei proroghe consecutive entra in vigore la norma che impone a tutte le città non capoluogo di aggregare le gare, attraverso consorzi e unioni di comuni oppure passando dagli uffici di una provincia o da un soggetto aggregatore.
Da novembre 2015 solo i grandi comuni potranno continuare a bandire le gare in autonomia. Per tutti gli enti non capoluogo scatta invece la tagliola prevista dalla spending review inaugurata dal Governo Monti nel 2012: per risparmiare e permettere di controllare meglio la spesa le gare vanno aggregate. Un principo che vale per beni e servizi, ma anche per i lavori pubblici.
Chi non si adegua non potrà neppure avviare l’iter di gara. La norma del codice appalti che impone l’aggregazione, e che finora è rimasta congelata a suon di proroghe (articolo 33, comma 3-bis), vieta infatti all’Autorità Anticorruzione di rilasciare il codice che identifica la procedura (il cosiddetto codice Cig) la cui richiesta è propedeutica alla pubblicazione dei bandi di gara.
Uno spauracchio che non è bastato. Nel Paese degli 8mila campanili finora poco o nulla si è mosso sul fronte della centralizzazione degli appalti. Anche il sistema dei 35 soggetti aggregatori è in via di formazione. Qualche Regione è pronta a partire, altre sono indietro. In alcune aree del paese i sindaci non saprebbero a chi rivolgersi per bandire le loro gare. Dunque è più che concreto il pericolo di mandare in stallo gli appalti dei comuni: il principale tra i motori che in questi ultimi mesi hanno tenuto faticosamente a galla i lavori pubblici.
Se ne rende conto anche l’Anac di Raffaele Cantone. Che non a caso in queste ore sta lavorando a un documento da inviare a Governo e Parlamento per segnalare l’urgenza di una soluzione. Il problema si era già posto, negli stessi termini, a luglio 2014, alla scadenza di una delle tante proroghe concesse ai Comuni in ritardo sugli obblighi di aggregazione degli acquisti. Allora l'impasse fu superata con l'inserimento di una nuova proroga nel Dl 90/2014 e la decisione di Cantone di sbloccare il rilascio dei codici di gara (Cig) in anticipo sulla conversione del decreto. Uno scenario che potrebbe replicarsi anche ora.
Ad aggravare la situazione e c'è il fatto che l'entrata in vigore dal primo novembre porterebbe due mesi di caos totale per i Comuni più piccoli. Con le regole in vigore, infatti, quelli sotto i 10mila abitanti non possono bandire gare in autonomia, neppure sotto la soglia di 40mila euro. Dal primo gennaio, però, in base alla legge di Stabilità potranno farlo. C'è da scommettere che in questi 60 giorni la maggioranza dei sindaci tirerà i remi in barca, aspettando il 2016 per ricominciare a gestire gli appalti in maniera ordinata.
Per questo è allo studio un emendamento al Dl sulla finanza locale (promosso dai Comuni), per collegare l’entrata in vigore dei vincoli di aggregazione alla partenza del nuovo Codice appalti. Una riforma che peraltro continua a slittare in Parlamento.
Anac: requisiti sui «servizi di punta» non frazionabili nel team di progettazione
I requisiti sui «servizi di punta» non sono frazionabili tra i progettisti che partecipano in gruppo a una gara d'appalto. Nel team ci deve essere almeno un professionista capace di coprire da solo e per intero il requisito necessario a dimostrare di aver eseguito in passato un incarico analogo a quello in gara. È il principio ribadito dall'Autorità Anticorruzione con il parere di precontenzioso n 156/2015 . Nel parere l'Anac risponde alle sollecitazioni di alcune imprese escluse da una gara d'appalto. Al centro della questione il possesso dei requisiti di punta da parte del raggruppamento di progettisti designati .
Sul punto il bando chiedeva esplicitamente la dimostrazione di aver eseguito negli ultimi 10 anni almeno un incarico relativo alla progettazione di bonifiche e sistemazioni di corsi d'acqua per 1,5 milioni di lavori e un progetto per lavori da un milione nel settore dighe e opere di difesa.
Impossibile frazionare la dimostrazione di questi requisiti all'interno del raggruppamento di progettisti, sostiene l'Anac, avallando l'esclusione decisa dalla stazione appaltante. L'Autorità ricorda che «ognuno dei due servizi di punta richiesti per ciascuna classe e categoria dovrà esser stato svolto interamente da uno dei soggetti del raggruppamento». Ma per non appesantire la gara con requisiti tali da produrre effetti negativi sulla concorrenza, l'Anac ribadisce anche il principio che «la non frazionabilità del requisito dei servizi di punta non può essere interpretata nel senso che ciascun componente del raggruppamento debba possedere il requisito per intero». Questa conclusione «si porrebbe in contrasto con la logica del raggruppamento stesso, diretta a garantire la massima partecipazione alla gara. È sufficiente, invece, che tale requisito sia posseduto per intero da un singolo componente del raggruppamento ».
Nel parere l'Anac ricorda che anche la giurisprudenza ha confermato questa posizione. In particolare il Tar Campania (con la sentenza n. 1560/2015 ) ha ribadito «come la non frazionabilità dei due servizi di punta risponde all'interesse che ci sia un livello minimo di capacità per la partecipazione alle gare d'appalto, ovvero un interesse a non polverizzare eccessivamente i requisiti di partecipazione e di evitare possibili meccanismi elusivi della normativa che impone livelli minimi di capacità».
Link del parere:
http://www.anticorruzione.it/portal/public/classic/AttivitaAutorita/AttiDellAutorita/_Atto?ca=6291
Progetti interni alle P.A., la Corte dei Conti boccia l'incentivo 2% alle manutenzioni: ammesso solo per le gare di lavori
Lettura nettamente restrittiva da parte della Corte dei Conti della sezione Toscana all'applicazione degli incentivi del 2% alla progettazione da parte dei tecnici interni della Pa.
«La possibilità di corrispondere l'incentivo - scrivono i magistrati contabili nella deliberazione n.490 del 2015 che porta la data del 27 ottobre scorso - è limitata all'area degli appalti pubblici di lavori, e non si estende agli appalti di servizi manutentivi». Non solo. «In ragione della natura eccezionale della deroga - prosegue la delibera - l'incentivo non può riconoscersi per qualunque intervento di manutenzione straordinaria/ordinaria, ma solo per lavori finalizzati alla realizzazione di un'opera pubblica, e sempre che alla base sussista una necessaria attività progettuale (ancorché non condizionata alla presenza di tutte e tre le fasi della progettazione: preliminare, definitiva ed esecutiva)». Inoltre «si devono escludere dall'ambito di applicazione dell'incentivo tutti i lavori di manutenzione per il cui affidamento non si proceda mediante svolgimento di una gara (com'è il caso per i lavori di manutenzione eseguiti in economia)».
Sullo specifico incentivo alla progettazione - condannato in ogni caso all'"estinzione" nell'ambito delle norme in discussione che ridisegnano le regole sugli appalti - la corte precisa infine che «le ipotesi di riconoscibilità dell'incentivo ad attività di manutenzione ordinaria, anche laddove riconosciute astrattamente possibili, presenterebbero in concreto margini molto limitati, spettando comunque all'ente di valutare quale sia la soglia minima di complessità tecnica e progettuale che ne giustifichi la corresponsione»
Si ricorda infine «che in passato la Sezione Toscana ha adottato l'interpretazione più restrittiva, ritenendo che "l'art. 92 presuppone l'attività di progettazione, nelle varie fasi, expressis verbis come finalizzata alla costruzione dell'intera opera pubblica progettata", e traendone la conclusione che, a priori, i lavori di manutenzione ordinaria non siano da ricomprendere tra le attività retribuibili con l'incentivo in questione».
I magistrati rispondono anche al quesito che riguarda il limite massimo per l'erogazione dell'incentivo, che deve essere pari al massimo al 50% del trattamento complessivo lordo. Ebbene, «al fine di individuare l'annualità alla quale riferirsi per la verifica del limite massimo per l'erogazione degli incentivi al singolo dipendente che è pari al 50% del trattamento economico complessivo annuo lordo, debba farsi riferimento al momento della corresponsione degli stessi e, quindi, alla fase del pagamento».
Link con testo della liberazione:
http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/pdf/Editrice/ILSOLE24ORE/QUOTIDIANO_EDILIZIA/Online/_Oggetti_Correlati/Documenti/2015/11/04/corte_conti_toscana.pd
Concorsi di progettazione, Anac: indicare da subito se il vincitore avrà l’incarico
Nei concorsi di progettazione, quando i servizi superano la soglia comunitaria (134 mila per le gare bandite dalle Amministrazioni governative o 207 mila euro per tutte le altre), il bando deve prevedere espressamente se al vincitore saranno affidati gli incarichi di progettazione preliminare ed esecutiva.
Lo ha stabilito l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), che con la delibera 105/2015 ha risposto alle segnalazioni di un progettista al quale, dopo aver vinto un concorso di progettazione, non erano stati affidati i servizi di ingegneria e architettura relativi all’intero progetto, ma solo ad alcuni lotti. Concorso di progettazione e servizi di ingegneria e architettura
L’Anac ha spiegato che alla base dei concorsi di progettazione c’è l’idea, da parte della Stazione Appaltante, di acquisire un prodotto di ingegno giudicato migliore da una commissione. Diversamente, nell’appalto di servizi di progettazione l’oggetto del contratto è una prestazione professionale. Lo scopo è individuare un progettista, che deve quindi dimostrare il possesso di esperienze specifiche.Nell’affidamento di servizi di ingegneria e architettura di importo superiore alla soglia comunitaria utilizzando un concorso di progettazione, la Stazione Appaltante deve dichiarare nel bando se affiderà al vincitore l’incarico della progettazione definitiva ed esecutiva o se invece non lo farà, ma non può riservarsi la facoltà di decidere discrezionalmente in un momento successivo. In questo modo, ha affermato l’Anac, verrebbero violati i principi di trasparenza e concorrenza cui devono sottostare gli appalti. Ricordiamo che per quanto riguarda l’affidamento dei servizi, il Codice Appalti prevede due soglie comunitarie a seconda di chi bandisce la gara. Il tetto dell’importo è fissato a 134 mila euro se la Stazione Appaltante è un’Autorità governativa centrale indicata nell’Allegato IV, ad esempio un Ministero o la Concessionaria Servizi Informatici Pubblici (Consip), e a 207 mila euro se la gara è indetta da altre amministrazioni, come i Comuni.
Concorso di progettazione e frazionamento degli incarichi: secondo l’Anac, la suddivisione del progetto in lotti è sempre possibile a condizione che non determini l’elusione delle procedure di affidamento e che i lavori oggetto di ciascun appalto siano immediatamente fruibili. Anche se, si legge nella delibera, l’assegnazione dei lotti tramite una unica gara può consentire una diminuzione del tempo di esecuzione del contratto ed assicurare una maggiore continuità nella prestazione del servizio o nella realizzazione dell’opera, non è previsto un obbligo normativo a questo proposito. Ciò significa che l’Amministrazione può fare delle valutazioni in base alle risorse disponibili.
Nel caso in questione, il bando richiedeva che la progettazione prevedesse una realizzazione per lotti. Il Comune si era inoltre riservato la possibilità di indicare l’ordine di realizzazione dei lotti successivamente all’iter concorsuale. L’Authority ha inoltre chiarito che non spetta al progettista autorizzare le varianti in corso d’opera, ma che il progettista dovrebbe comunque essere interpellato per garantire una collaborazione utile con la Stazione Appaltante.
Su questo la Fondazione si batte da sempre: i concorsi di progettazione devono sempre prevedere l’incarico al vincitore e nel bando deve essere sempre indicato il compenso calcolato in base al DM 143/2013
Link con testo della delibera:
http://www.anticorruzione.it/portal/public/classic/AttivitaAutorita/AttiDellAutorita/_Atto?id=b475849c0a7780421674cee1350598f4
Consiglio di Stato: appalti pubblici limite al ribasso del costo del personale
Anche se conveniente per la pubblica amministrazione, è «un’evidente anomalia del sistema» l’offerta con costi del personale più bassi di quelli stabiliti dal ministero del Lavoro se calcolati su contratti collettivi nazionali firmati da sindacati non «comparativamente più rappresentativi» a differenza di quanto richiesto dal codice appalti (Dlgs 163/2006).
L’ha chiarito il Consiglio di Stato - terza sezione, sentenza 4699/2015 - accogliendo il ricorso di una multiservizi contro l’affidamento della gestione del front office (prenotazioni, accettazioni, cassa) disposto da un’azienda ospedaliera a una concorrente con l’offerta economicamente più vantaggiosa (articolo 83 del codice ) e contro il giudizio di non anomalia sul ribasso (quasi il 30% su base d’asta di 14 milioni). Affidamento che ha superato il giudizio del Tar di Brescia (sentenza 1470/2014).
Per la ricorrente - e sul principio anche per la Cgil - l’aggiudicataria andava esclusa per aver offerto un costo orario più basso di oltre il 15% rispetto alle tabelle ministeriali di settore, poiché calcolato sui valori del Ccnl terziario e servizi siglato nel 2012 dal Cnai (Coordinamento nazionale associazione imprenditori), con un livello di rappresentatività «scarsissimo» e tale da rendere l’offerta non «congrua» secondo i criteri di individuazione delle offerte anormalmente basse del codice (comma 3-bis, articolo 86 ).
Per il ministero, «le organizzazioni sindacali sottoscrittrici del contratto Cnai non sono ascrivibili tra quelle comparativamente più rappresentative» e il contratto ha valori medi (costo orario e ore annue lavorate) più bassi di quasi il 7% rispetto a quelli sui servizi integrati – incluso il Ccnl 2011 tra Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, Confapi e altri – considerati dall’ultima tabella (Dm 10 giugno 2013).
Palazzo Spada, ribadita la derogabilità dei paletti ministeriali senza «scostamenti eccessivi» e nel rispetto dei salari dei Ccnl (Consiglio di Stato 1743/2015), ha affermato che «una determinazione complessiva dei costi basata su un costo del lavoro inferiore ai livelli economici minimi fissati normativamente (o in sede di contrattazione collettiva) per i lavoratori del settore può costituire...indice di inattendibilità economica dell’offerta e di lesione del principio della par condicio dei concorrenti ed è fonte di pregiudizio per le altre imprese partecipanti alla gara che abbiano correttamente valutato i costi delle retribuzioni da erogare».
Secondo la sentenza «se si ammettono senza riserve offerte che sono formulate facendo applicazione di costi del lavoro molto più contenuti, oggetto di contratti collettivi di lavoro sottoscritti da sindacati non adeguatamente rappresentativi, si determinano pratiche di dumping sociale perché solo alcune imprese possono beneficiare di disposizioni che giustificano un costo del lavoro inferiore», mentre le altre «per essere competitive e non essere estromesse dal mercato, soprattutto in gare cd. labour intensive nelle quali è decisivo il costo del lavoro, sarebbero costrette poi ad utilizzare quegli stessi contratti collettivi che...offrono trattamenti retributivi inferiori, con una evidente alterazione del sistema».
Toscana: appalti trasparenti, Regione apre a Gdf archivi digitali
Appalti pubblici trasparenti e riscontri più facili. La Regione Toscana mette a disposizione della Guardia di Finanza un accesso dedicato alle banche dati sui contratti e lavori pubblici. Dal 2007 la Regione ha infatti istituito un Osservatorio che raccoglie informazioni su tutti i contratti, i lavori e gli acquisti della pubblica amministrazione, gli avvisi, i bandi di gara e gli esiti degli affidamenti. Altre informazioni sui cantieri arrivano dall'attività di controllo e vigilanza in edilizia. I dati confluiscono in due banche dati digitali, Sitat e Sispc, a cui adesso la Guardia di Finanza potrà accedere liberamente con credenziali dedicate.
"Con la stipula di questo accordo - afferma il comandante regionale generale Andrea De Gennaro - la Guardia di Finanza e la Regione Toscana hanno rafforzato il loro tradizionale rapporto di collaborazione al fine di rendere più efficace l'azione di presidio del settore degli appalti pubblici - obiettivo strategico per il Corpo. In tal senso, la possibilità di disporre in tempi rapidi, in formato digitale, delle informazioni contenute nelle banche dati della Regione Toscana può assumere significativo rilievo per sviluppare mirate e più efficaci azioni di monitoraggio, analisi di rischio, nonché di orientare gli interventi ispettivi da parte delle dipendenti Unità operative, in particolare per il contrasto all'evasione fiscale e alla corruzione
PROFESSIONI
Commissione Europea presenta agenda per il 'Nuovo Mercato Unico'
La Commissione europea ha presentato il 28 ottobre scorso una tabella di marcia "intesa a tener fede all'impegno politico del presidente Jean-Claude Juncker di valorizzare appieno le potenzialità del mercato unico e di renderlo un trampolino di lancio affinché l'Europa prosperi nel quadro dell'economia globale". Le azioni concordate toccano quattro ambiti: consumatori, piccole e medie imprese (Pmi) e start-up, servizi innovativi, professionisti.
Per ciò che concerne i professionisti, la Commissione si impegna a:
migliorare le opportunità di mobilità transfrontaliera per le imprese e i professionisti;
potenziare il riconoscimento delle qualifiche professionali;
facilitare l'erogazione a livello transfrontaliero di servizi alle imprese, servizi nel settore delle costruzioni e altri servizi che generano crescita.
Per ciò che concerne nello specifico gli ingegneri e gli architetti, si prevede un “passaporto” per studi di architetti, ingegneri e commercialisti per facilitare lo sviluppo del mercato unico Ue.
Architetti, ingegneri e commercialisti risultano il target privilegiato dell’azione legislativa prevista per il 2016, perché svolgono un ruolo «essenziale per il manifatturiero e molti altri settori economici legati ai servizi».
Il “passaporto dei servizi” sarà un documento rilasciato dalle autorità nazionali che certifichi che i fornitori di servizi rispettano i requisiti ad essi applicabili in un altro paese Ue dove intendono fare affari. Consentirà di ridurre gli oneri amministrativi e i documenti ai professionisti che intendono fornire i loro servizi in un altro paese Ue.
Legali, società aperte al capitale
La società tra avvocati che il “Ddl concorrenza”, approvato dalla Camera il 7 ottobre scorso (come Ddl 3012) e quindi approdato al Senato (Ddl 2085), contiene, all’articolo 41, la nuova disciplina dell’esercizio in forma societaria della professione forense, e cioè della società tra avvocati.
La materia è attualmente disciplinata dal solo Dlgs 96/2001, emanato in attuazione della direttiva 98/5/Ce, recante la normativa finalizzata a facilitare l’esercizio permanente della professione di avvocato in uno Stato membro diverso da quello in cui è stata acquisita la qualifica professionale. È infatti rimasta lettera morta la delega al Governo, contenuta nell’articolo 5 della legge 31 dicembre 2012, n. 247, relativa alla riforma dell’ordinamento forense, nel cui ambito il Parlamento detto i principi affinchè l’Esecutivo disciplinasse la società tra avvocati. Il Ddl Concorrenza riprende ora diversi punti che erano stati oggetto di detta delega.
La prima grande differenza tra la società di avvocati del Dlgs 96/2001 rispetto a quella ipotizzata nel Ddl Concorrenza è quella attinente la forma societaria: mentre nel Dlgs 96 si parlava di una società professionale che aveva la sua matrice nella società in nome collettivo, ora invece nel Ddl Concorrenza si allude a una società che può essere indifferentemente una società di persone, una società di capitali oppure una società cooperativa, così come d’altronde è previsto dalla legge 183/2011 in ordine alle società tra professionisti diverse da quelle tra avvocati.
Si apre quindi la strada alla società tra avvocati organizzata nella forma della società per azioni: soluzione cui senz’altro ambiranno i grandi studi legali internazionali operanti in Italia che, con ciò, acquisiranno il beneficio della responsabilità limitata dei soci, la possibilità di ambire a governance diverse (come il sistema monistico di stampo anglosassone o il sistema dualistico di stampo germanico) da quella “tradizionale” caratterizzata dalla presenza di un consiglio di amministrazione con funzioni gestorie e da un collegio sindacale con funzioni di controllo. Forme di governance, in sostanza, analoghe a quelle adottate dalle rispettive “case-madri”, per lo più basate in Inghilterra, Stati Uniti e Germania.
Rimanendo sempre in materia di amministrazione, la società di avvocati prevista dal Ddl Concorrenza presenta una significativa differenza rispetto alle “normali” Stp e pure rispetto alla società tra avvocati di cui al Dlgs 96/2001: infatti, nel Ddl Concorrenza si parla di affidamento dell’amministrazione solo a soci, mentre chi amministra una Stp non deve necessariamente essere un socio; nel Dlgs 96, invece, si prevede bensì che l’amministratore sia socio, ma si permette allo statuto di permettere soluzioni diverse.
Un’altra notevole novità del Ddl Concorrenza è quella inerente la qualità dei soci: si ipotizza infatti che soci delle società tra avvocati dovranno essere per almeno due terzi del capitale sociale e dei diritti di voto, avvocati iscritti all’albo e professionisti iscritti in albi di altre professioni; con la conseguenza che il capitale sociale delle future società tra avvocati potrà essere aperto alla sottoscrizione di soggetti non avvocati e di soggetti non professionali, ivi compresi i soggetti diversi dalle persone fisiche. Nella società tra avvocati di cui al Dlgs 96/2001 si parla invece solo di soci che abbiano la qualifica di avvocato.
Nelle “normali” Stp la situazione è ancora diversa: si possono anche qui avere soci di capitali, ma con il limite che il numero dei soci professionisti e la partecipazione al capitale sociale dei professionisti deve essere tale da determinare la maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci. Pertanto, mentre nelle Stp il limite dei due terzi riservato ai soci professionisti concerne solamente i diritti di voto, nelle società tra avvocati di cui al Ddl Concorrenza il limite dei due terzi riservato ai soci professionisti attiene, oltre che ai diritti di voto, anche alla partecipazione al capitale sociale.
Professionisti, redditi in calo per il 50%. La ricerca Adepp-Censis su un campione di 1.629 titolari di studio
Ottimisti i giovani, decisamente meno gli over 55, pesante flessione dei redditi per l’area tecnica e calo meno marcato per il comparto sanitario. È un mondo a più velocità quello dei professionisti italiani che sono stati “analizzati” da una ricerca promossa da Adepp e realizzata dal Censis nel tentativo di comprendere verso dove stia andando un comparto che vale circa il 15% del Pil nazionale.
Iniziando dai redditi, negli ultimi due anni, il mondo dei professionisti italiani sta subendo la crisi in maniera significativa (in media per il 45,6% i ricavi sono diminuiti, e l’aumento riguarda solo il 21,8%); situazione peggiore nelle professioni tecniche (le diminuzioni di redditi arrivano al 62,7% del campione, composto da 1.629 professionisti, che ha risposto al sondaggio anche e in prospettiva ci saranno nel mondo 500mila posti vacanti nel settore tecnologico) ma non rosea neppure per gli avvocati (il 49,1% denuncia redditi in flessione) e per l’area economico sociale (39,6%). La segmentazione del dato, indica, in percentuale, che i giovani reggono meglio e che le contrazioni maggiori si concentrano tra i professionisti con più esperienza, che in media hanno un reddito triplo rispetto agli under 40.
Per il resto, dalla ricerca emerge la scarsa apertura locale della professione (l’84,8% dei professionisti lavora in città in regione e soltanto il 10,1% ha rapporti con l’estero), un sistema ancora tradizionale di comunicazione (solo il 30% dei professionisti ha un sito e poco più del 13% lo usa per promuovere la propria attività anche se in media passo on line poco meno di 5 ore al giorno) in cui il 61% del lavoro arriva attraverso il classico passaparola.
Infine, gli assetti organizzativi. Il 75,9% di coloro che hanno risposto al sondaggio esercita l’attività in forma individuale e solo il 18% ha avviato attività di studio con altri soggetti; inoltre, non è semplice continuare a lavorare in gruppo visto che oltre il 38% di coloro che hanno iniziato con altri ora esercita da solo.
Quel che colpisce, spiega il presidente di Adepp Andrea Camporese, è che gli under 40 complessivamente si mostrano più fiduciosi rispetto ai professionisti da più tempo sulla scena. Ora si tratta di contrastare le difficoltà sia aggregando le forze sia attingendo il più possibile ai fondi strutturali europei, che attraverso bandi regionali, consentono di contare su fondi per circa 250 milioni”. Importante per i professionisti il ruolo delle Casse di previdenza che nel corso del 2014 hanno speso 550 milioni per a sostegno del welfare.
Ricerca: ingegneri, al via bando per formazione al Cern
Al via il primo bando dell'intesa raggiunta tra Consiglio nazionale degli ingegneri e Cern. L'accordo, che prevede la partecipazione di 50 ingegneri italiani a corsi di formazioni scientifica presso il Centro di ricerca in fisica delle alte energie, sta assumendo infatti forme più concrete in quanto il Consiglio nazionale, cui spetta il compito di selezionare i professionisti per il progetto, ha emanato un bando per procedere alla scelta dei primi tre partecipanti. Il termine delle presentazione della domanda è il 5 novembre alle ore 12. "L'obiettivo dell'accordo -si legge in una nota- resta quello di innalzare ulteriormente il livello della formazione della categoria in materia di information technology, elettricità, elettromagnetismo, meccanica, ingegneria civile, criogenia". "Un'ulteriore conferma, questa, della capacità degli ingegneri italiani -sottolinea- di stringere sinergie con le più autorevoli realtà scientifiche internazionali, contribuendo così a svolgere quel ruolo di ambasciatore dell'innovazione italiana che rappresenta uno dei potenziali cardini dello sviluppo del Paese". Di certo, spiegano i vertici del Consiglio nazionale degli ingegneri, l'intesa non è un punto di arrivo per la propria attività, "al contrario, essa rappresenta l'incentivo a costruire una rete di collaborazioni sempre più stretta e fertile contando sulla trasversalità e multidisciplinarità della nostra professione, orientata a far crescere i molteplici campi in cui ha la possibilità di applicarsi". La collaborazione tra Cni e Cern "nasce non a caso attraverso il format 'Scintille', piattaforma dedicata alla valorizzazione dell'innovazione nell'ecosistema dell'ingegneria italiana e capace di offrire opportunità crescenti per i giovani professionisti, ma non solo, nel mondo della ricerca così come nel mercato del lavoro".
Al via giornata nazionale ingegneria della sicurezza
Un appuntamento consolidato e autorevole su una questione di primaria importanza. E' la 'Giornata nazionale dell'ingegneria della sicurezza', giunta alla sua terza edizione, che si terrà a Roma venerdì 6 novembre. L'evento è promosso dal Consiglio nazionale degli ingegneri con la co-organizzazione dall'Ance. Quest'anno l'assise sarà incentrata su una questione estremamente rilevante e delicata: 'La progettazione della sicurezza nei cantieri. Buone pratiche e questioni irrisolte per garantire un'efficace gestione degli appalti in sicurezza'. Dunque, sicurezza e appalti l'asse portante dell'edizione 2015. ''Si tratta di una tematica centrale se si parla di sicurezza - rileva Armando Zambrano, presidente del Cni - ed è fondamentale rafforzare il rapporto sinergico tra professionisti, imprenditori del settore e committenti al fine di individuare le strategie e le pratiche più efficaci per una corretta gestione degli appalti. E' prioritario affermare una visione complessiva della questione coniugando efficienza, qualità dei lavori con la dovute garanzie per chi lavora nel cantiere".
Un aspetto sicuramente da tenere presente quando si parla di appalti è la logica del massimo ribasso che può innescare dinamiche discutibili con la conseguenza di mettere a rischio la sicurezza altrui. "Da anni come ingegneri - dichiara Gaetano Fede, responsabile area sicurezza del Cni- ci battiamo contro la logica del massimo ribasso nelle gare perché, da un lato, si rischia di garantire un esito qualitativamente discutibile dell'opera in questione e, dall'altro, una volta entrati in questa spirale, si rischia di abbassare l'attenzione sulla imprescindibile necessità di tutelare l'incolumità di chi esegue i lavori. Professionisti e imprese possono dare un contributo essenziale per innescare un meccanismo virtuoso e rendere il nostro Paese sempre più moderno e efficiente". L'assise di Roma, che si terrà nelle sede Ance, sala Colleoni, in via Guattani 16, dunque, sarà un momento di confronto sulle normative di legge, sulla loro applicazione e le problematiche connesse. Apriranno i lavori, alle 9,30, oltre a Armando Zambrano, il presidente dell'Ance, Claudio De Albertis, Massimo Sessa, presidente reggente del Consiglio Superiore dei Lavori pubblici. Dopo l'introduzione di Gaetano Fede, inizieranno le varie sessioni: filo conduttore della mattinata sarà 'La progettazione della sicurezza nei cantieri', mentre nella parte pomeridiana ci si confronterà su 'Buone pratiche e questioni irrisolte per garantire un'efficace gestione degli appalti in sicurezza'.
FISCO
Cantiere aperto per il Jobs Act degli autonomi
Ci sono i professionisti iscritti agli ordini, dai commercialisti agli avvocati, quelli riuniti in associazioni, ma anche il popolo delle partite Iva. Una platea di oltre due milioni di lavoratori sarà potenzialmente interessata alle novità in arrivo con il Jobs Act degli autonomi, disegno di legge collegato alla Legge di Stabilità. L’obiettivo è arrivare a uno statuto che si rivolga a tutto il lavoro autonomo professionale (senza fare distinzioni tra iscritti agli ordini e non) e che integri le novità previste dal Jobc Act già in vigore, su ammortizzatori sociali e congedi parentali.
Tra le misure del testo:
- possibilità di applicare gli interessi di mora per i pagamenti in ritardo anche alle transazioni tra imprese e lavoratori autonomi o fra autonomi;
- le spese sostenute per la formazioni potranno essere interamente deducibili dal reddito (non più quindi al 50%) entro un limite annuo;
- l’indennità di maternità sarà versata dall’Inps indipendentemente dalla effettiva estensione dal lavoro;
- le lavoratrici e i lavoratori autonomi che avranno figli dal 1° gennaio 2016 avranno diritto a un congedo parentale di 6 mesi (e non più 3) entro i primi tre anni di vita del bambino;
- alle controversie che coinvolgono gli autonomi si applicherà il rito previsto per le liti di lavoro;
- verrà agevolata la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici.
L’intervento del Ministro Poletti sul Jobs Act degli autonomi
Entro poche settimane il Jobs act del lavoro autonomo troverà una sua compiuta formalizzazione e sarà l’avvio del riconoscimento delle specificità di un comparto produttivo che vale il 15% del prodotto interno lordo del Paese. Lo ha affermato nei giorni scorsi il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Molti gli obiettivi da raggiungere. «Innanzitutto – ha specificato Poletti – dobbiamo trovare il modo di favorire i pagamenti ai professionisti, un tema che in questo momento rappresenta una assoluta criticità. Ugualmente importante mettere mano ad una più articolata tutela della maternità così come siamo al lavoro sul cosiddetto lavoro agile».
In questo caso il Ministero ha in mente una normativa che tenga conto delle specifiche necessità di apporto di lavoro da parte di imprese giovani e potenzialmente promettenti ma che faticano a contrattualizzare secondo le norme vigenti. «L’idea a cui stiamo lavorando è quella di codificare una forma contrattuale di collaborazione che si affianchi senza “spiazzarla” al contratto a tutele crescenti – ha spiegato Poletti – per venire incontro a un’esigenza indubbiamente sentita da parte delle imprese che potremmo definire start up ma non solo». Si tratterà in ogni caso, ha specificato il Ministro, «di un contratto vero e proprio che consentirà di gestire una nuova opportunità professionale nel pieno rispetto delle norme assicurative di tutela del lavoro che resta un principio imprescindibile della nostra attività regolativa». In ogni caso si tratterà di norme, ha ulteriormente chiarito il Ministro, «che non saranno in dumping rispetto alle regole che disciplinano i contratti di lavoro stabile e a tutele crescenti». E proprio grazie alla nuove discipline contrattuali contenute nel Jobs act che, secondo il ministro Poletti, si è riusciti a creare tra 2014 e 2015 oltre 325mila posti di lavoro in più che «senza gli interventi sui contratti non ci sarebbero mai stati» e si è trattato di un successo «non solo quantitativo ma anche qualitativo, visto che si tratta in buona misura di contratti di lavoro stabili rispetto a situazioni di precedente precarietà».
Infine il Ministro Poletti ha assicurato la sua partecipazione a un nuovo tavolo di lavoro presso il Ministero del Lavoro finalizzato all’elaborazione di politiche attive per il mondo delle professioni sulla falsariga di quel che già accaduto presso il Mef. «Stiamo lavorando – ha ribadito il viceministro all’Economia Simona Vicari – con l’obiettivo di far crescere il sistema delle professioni favorendo anche quelle reti che ancora faticano e invece sono essenziali, insieme all’utilizzo dei fondi strutturali europei, alla tenuta economica del comparto».
Legge di Stabilità 2016, il regime fiscale di professionisti e imprese di piccole dimensioni
E’ l’articolo 8 a disciplinare il regime fiscale di professionisti e imprese di piccole dimensioni. L’articolo modifica il vigente regime forfetario che è stato introdotto con la Legge di stabilità per il 2015 ; in particolare le norme riguardano:
l’abrogazione della disposizione che prevede l’accesso al regime agevolato anche ai contribuenti che abbiano conseguito redditi d’impresa o di lavoro autonomo in misura prevalente rispetto a quelli eventualmente percepiti come redditi di lavoro dipendente o assimilati a questi ultimi; la verifica della prevalenza era esclusa per i casi di cessazione del rapporto di lavoro o per i casi in cui la somma dei redditi d’impresa o di lavoro autonomo e di lavoro dipendente o assimilato fosse stata inferiore a 20.000 euro.
l’aggiunta della lettera d-bis all’articolo 1, comma 57, lettera d) della legge 190/2014, la quale estende la possibilità di accesso al regime forfetario in parola ai lavoratori dipendenti e pensionati il cui reddito da lavoro dipendente o di pensione non ecceda i 30.000 euro annui.
l’estensione per i primi cinque anni di attività dell’applicazione dell’imposta sostitutiva pari al 5 per cento (in luogo della vigente riduzione di 1/3 del reddito determinato secondo il regime forfetario, per i primi tre anni di attività), per le nuove iniziative che vengono avviate. L’applicazione dell’imposta sostitutiva del 5 per cento si applica per gli anni dal 2016 al 2019 anche ai soggetti che nel 2015 abbiano iniziato una nuova attività avvalendosi delle disposizioni agevolative previste per le start-up
la lettera d) interviene sul regime agevolato ai fini contributivi per i contribuenti obbligati al versamento dei contributi previdenziali presso le gestioni speciali artigiani e commercianti, esercenti attività di impresa. Sostituendo l’articolo 1, comma 77, della legge n. 190 del 2014, prevede, per i contribuenti forfetari, in luogo dell'esclusione dell’applicazione della contribuzione previdenziale minima contributiva, l'applicazione di una riduzione pari al 35% della contribuzione ordinaria INPS dovuta ai fini previdenziali (rispetto quindi a quanto dovuto senza agevolazioni dai contribuenti che utilizzano il normale regime IVA), fermo restando il meccanismo di accredito contributivo secondo le regole della Gestione Separata INPS (di cui all’articolo 2, comma 29, della legge n. 335 del 1995).
l'aumento delle soglie di reddito al di sotto delle quali è possibile accedere al regime forfetario; in particolare è previsto un incremento del limite massimo di reddito per tutti i settori ATECO previsti dall’allegato 4, annesso alla citata L190/2014, di 10.000 euro, mentre per le sole attività professionali l’incremento è di 15.000 euro. Pertanto i limiti delle soglie variano ora da un minimo di 30.000 euro (in luogo dei 15.000 euro) ad un massimo di 50.000 euro (in luogo dei 40.000).