Sintesi di monitoraggio legislativo 17-31 luglio 2015
NOTA POLITICA
L’Italia dipinta dal rapporto Svimez e dall’ultimo bollettino Bce appare come un paese fragile, ricco di contraddizioni e di ritardi.
Secondo l’istituto di Francoforte, che ha dedicato parte della sua analisi allo stato di salute dei membri di Eurolandia, l’avvento della moneta unica non ha prodotto la tanto attesa convergenza fra i tassi di crescita delle economie europee: anzi, fra queste, l’Italia è quella che ha ottenuto “i dati peggiori”, scivolando sempre più in basso nonostante la buona base di partenza (in linea con i paesi della parte alta della classifica).
Di tenore ben peggiore il rapporto Svimez, che lancia un vero e proprio allarme sul Mezzogiorno italiano, oggi a rischio sottosviluppo permanente per l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie. Così, se fra il 2000 e il 2013 il Pil italiano è aumentato solo del 20,6 per cento, nelle regioni del Sud la crescita non ha superato il 13, ossia la metà di quanto fatto nello stesso periodo dalla Grecia. L’Italia appare dunque come un paese sempre più diviso e diseguale, con un Pil del Mezzogiorno che nel 2014 si è contratto per il settimo anno consecutivo, mentre il divario fra Centro-Nord e Sud toccava il massimo degli ultimi 15 anni. Preoccupante se non drammatica anche la situazione demografica, figlia del tracollo dell’occupazione (tornata ai livelli del 1977) e della mancanza di prospettive per il futuro: le nascite del Mezzogiorno sono infatti ai minimi da 150 anni a questa parte, tanto che il rapporto Svimez parla di “uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili” mentre il Sud è “destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi cinquant’anni”.
Il Senato è stato al centro dell’ultima settimana politica, con la presentazione del nuovo gruppo dell’ex-coordinatore di Forza Italia Denis Verdini, il salvataggio del senatore Ncd Azzollini (con voto determinante dei senatori Pd nonostante il via libera di inizio luglio della Giunta per le immunità) e la sconfitta patita dal Governo su un articolo della riforma Rai per la defezione della minoranza Dem. Nato per dare sostegno alle riforme renziane a partire da quella del Senato, la nascita del nuovo gruppo di Alleanza liberal popolare e Autonomia (Ala) di Verdini sembra aver impresso un’accelerazione immediata allo scontro interno al Pd in vista del prossimo autunno, quando il ddl Boschi, attualmente in Commissione Affari costituzionali, arriverà in aula.
Sintomatica la vicenda del voto sull’autorizzazione a procedereper l’arresto del senatore Azzollini (travolto da un’inchiesta per un caso di corruzione dopo il crac della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie), che ha evidenziato le lacerazioni del Pd e visto capovolto l’orientamento del segretario e Presidente del Consiglio. La prova generale dello scontro decisivo di settembre è poi avvenuta sulla Rai: non tanto per il merito della riforma quanto per l’atteggiamento della sinistra Dem, capace di votare con Forza Italia (e in questo caso anche i verdiniani) pur di affossare l’articolo 4 (quello che attribuisce la delega all’esecutivo sul canone), in un’anticipazione della difesa a oltranza che sarà imbastita per il Senato-elettivo nel corso dell’autunno.
L’altra grande partita che aspetta il Governo sarà la riforma del fisco. La ‘Rivoluzione copernicana’ annunciata dal Primo Ministro Renzi potrebbe rompere con gli orientamenti che hanno caratterizzato le ultime manovre di politica fiscale italiane. Il Presidente del Consiglio ha annunciato che di qui al 2018 il Governo sarà impegnato a eliminare la tassa sulla prima casa, l’Imu agricola e sugli imbullonati (2016); a tagliare Ires e Irap (2017); a rimodulare gli scaglioni Irpef e le pensioni.
Benché risibile da un punto di vista squisitamente algebrico (nel complesso, l’abbattimento della pressione fiscale sarà di “soli” 45 miliardi di euro, ovvero 2-3 punti percentuali di Pil), il fatto che a fare l’annuncio sia stato un premier di sinistra costituisce un elemento di forte discontinuità rispetto all’eredità storica di un’area politica solitamente molto più incline a manovrare la leva fiscale (verso l’alto) seguendo logiche redistributive.
La stessa tabella di marcia che scandisce, almeno sulla carta, le tappe della ‘Rivoluzione’ è di per sé un inedito, soprattutto se riferita alle consuetudini del Pd e dei vecchi partiti di sinistra (Pci, Pds, Ds): ovvero aggredire Imu, Ires e Irap prima ancora di intervenire su Irpef e pensioni per far ripartire la creazione di lavoro e di ricchezza. Sotto questo profilo il programma del Premier si differenzia anche dalle riforme fiscali dei governi Berlusconi, finalizzate a sostenere i consumi attraverso l’abbattimento dell’imposta sulla prima casa e la riduzione dell’Irpef piuttosto che ad implementare vere e proprie rivoluzioni tributarie al servizio del mondo produttivo.
Da rilevare un’ulteriore novità: se portata a compimento, la riforma del Premier potrebbe allontanare ulteriormente la sinistra italiana da una delle sue eredità novecentesche. Il riferimento è alla relazione con il mondo del lavoro che, nel nuovo secolo, sarà liberato dalla tutela statale per essere affidato, in maniera moderna, alle forze del mercato.
La ‘Rivoluzione copernicana’ del fisco costituisce dunque l’ultimo tentativo per rimettere in piedi un’economia tuttora fragile e ricca di contraddizioni, come certificato questa settimana dal bollettino Bce e dal rapporto Svimez.
SINTESI DI MONITORAGGIO LEGISLATIVO E REGOLATORIO LAVORI PUBBLICIDelega appalti
La Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, che sta esaminando in sede referente il disegno di legge di delega al Governo per il recepimento delle direttive appalti e concessioni, ha fissato per martedì 4 agosto, alle ore 20, il termine per la presentazione degli emendamenti.
La votazione delle proposte di modifiche inizierà con ogni probabilità dopo la pausa estiva dei lavori parlamentari.
La delibera ANAC sui soggetti aggregatoriL’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha pubblicato la lista delle centrali di committenza, strumento previsto per la gestione degli appalti centralizzati e reso obbligatorio per i Comuni non capoluogo dall’art. 9 del d.l. 66/14 (convertito con l. 23 giugno 2014 n. 89).
Come previsto dalla normativa sugli appalti centralizzati, rientrano di diritto tra i soggetti aggregatori Consip, una centrale di committenza per ciascuna Regione e 11 Città metropolitane.
Di seguito, una sintesi della normativa in materia.
I Comuni non capoluogo devono procedere all’acquisizione di lavori, beni e servizi nell’ambito di unioni di comuni o costituendo un accordo consortile avvalendosi delle Province o di altri soggetti aggregatori. In alternativa, i comuni possono utilizzare gli strumenti elettronici di acquisto gestiti da Consip SpA o da un altro soggetto aggregatore.
I Comuni non capoluogo con una popolazione superiore a 10 mila abitanti potranno procedere autonomamente all’acquisizione di lavori, beni e servizi di valore inferiore a 40 mila euro.
Dopo la definizione delle regole generali, il dpcm 11 novembre 2014 ha dettato i requisiti che devono possedere i soggetti aggregatori: aver avviato procedure per l’acquisizione di beni e servizi per almeno 200 milioni nell'ultimo triennio e comunque con un valore minimo di 50 milioni di euro per ciascun anno.
Le nuove regole saranno operative per le gare bandite dal 1° novembre 2015 (l’ultima proroga è stata disposta dalla riforma della scuola).
Le proposte di ANAS per il codice appalti
Gianni Vittorio Armani, presidente dell'Anas, nel corso di un'audizione in commissione Ambiente della Camera, ha illustrato le 10 proposte di ANAS in merito alla riforma del codice degli appalti.
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potenziamento del sistema delle garanzie poste a tutela dell'esecuzione dei contratti pubblici e risoluzione delle problematiche che affliggono l'operativita' della garanzia globale di esecuzione;
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introduzione di un sistema di rating degli operatori economici gestito dall'Anac e basato anche su criteri reputazionali;
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la revisione del sistema di qualificazione delle imprese nel settore dei lavori pubblici al fine di garantire una selezione piu' rigorosa delle medesime;
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il potenziamento degli strumenti deflattivi del contenzioso;
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l'introduzione di un sistema di rating delle stazioni appaltanti gestito dall'Anac che tenga conto delle particolari capacità organizzative e professionali nonché del numero e valore di contratti annualmente stipulati da parte delle stesse;
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la limitazione delle responsabilità precontrattuali della stazione appaltante;
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la valorizzazione della fase progettuale negli appalti pubblici anche mediante il rafforzamento delle attività di verifica ai fini della validazione;
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la limitazione per il subappaltatore di ricorrere all'istituto dell'avvalimento al fine di colmare la carenza, in proprio, dei requisiti;
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la limitazione dell'obbligo di indicazione, da parte del concorrente, in sede di gara, della terna dei subappaltatori alle sole ipotesi di 'subappalto necessario';
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la profonda rivisitazione, in linea con il modello anglosassone, della disciplina del Contraente Generale.
De Albertis torna Presidente dell'ANCE. La delega alle opere pubbliche va al Romano Edoardo Bianchi (Presidente ACER)
Drastica semplificazone burocratica; revisione della fiscalità immobiliare; rilancio delle politiche urbane e modernizzazione del processo e del prodotto edilizio. Queste le quattro direttrici del mandato di Claudio De Albertis che, da ieri, è il nuovo presidente dell'Ance, la principale associazione confindustriale dei costruttori edili privati italiani.
De Albertis è già stato presidente dei costruttori dal 2000 fino al 2006, quando ha lasciato il posto a Paolo Buzzetti, l'imprendiotore romano e presidente uscente che ora restituisce la poltrona al collega milanese, chiudendo una tra le più lunghe presidenze nella storia dell'Ance. Il suo nome ha raccolto la maggioranza dei voti delle associazioni territoriali, che si sono divisi tra lui e il candidato dell’Emilia Romagna, Gabriele Buia.
Protocollo finanziamenti edilizia scolastica
È stato firmato il 23 luglio a Palazzo Chigi il Protocollo d’intesa fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca e la Banca Europea per gli Investimenti finalizzato al finanziamento del piano Miur che fa parte della più complessiva strategia del governo per l'edilizia scolastica che vede impegnati anche il Ministero delle infrastrutture e la specifica struttura di missione della Presidenza del Consiglio.
Il Protocollo impegna il Governo italiano a portare avanti gli interventi in materia di edilizia scolastica finanziati con fondi BEI, fornendo un periodico monitoraggio. BEI conferma la propria disponibilità a finanziare gli interventi del Piano fino ad un massimo di 940 milioni di euro, di cui 450 già firmati. Il finanziamento coprirà la ristrutturazione, la messa in sicurezza, l’adeguamento alle norme antisismiche, l’efficientamento energetico e la costruzione di nuovi edifici scolastici.
Le risorse saranno erogate a Comuni, Province e Città Metropolitane sulla base di graduatorie di priorità predisposte dalle Regioni. Gli oneri di ammortamento saranno a carico dello Stato e, grazie a nuove modalità di erogazione, i beneficiari potranno utilizzare le risorse senza impatti sul proprio patto di stabilità interno.
È stato già pubblicato l'elenco dei primi 1.215 interventi che saranno finanziati attraverso lo strumento dei mutui agevolati BEI (Banca europea per gli investimenti), con oneri di ammortamento a carico dello Stato. Gli oltre 1.200 interventi saranno coperti subito con un finanziamento totale di 739.272.550,50 euro.
Piano annuale interventi edilizia scolastica
Inoltre il 21 luglio l'ENEA e la Struttura di Missione per l'Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno firmato un Protocollo d'Intesa per avviare un programma di riqualificazione e messa in sicurezza degli oltre 40mila edifici a uso scolastico sul territorio nazionale. In particolare, verrà creata una "task force ENEA-ItaliaSicura", ovvero una specifica struttura operativa costituita da tecnici e ricercatori altamente qualificati dell'ENEA che proporrà alla Struttura di Missione i possibili modelli di intervento e le soluzioni tecnologiche, nonché i format per acquisire le informazioni necessarie per la valutazione dei progetti presentati (consumi, condizioni dell'immobile, elementi progettuali, costi ecc.). Fra le novità più significative, una sorta di "bollinatura" verde da parte di ENEA a garanzia della qualità e dell'intervento proposto sotto il profilo tecnico-economico e di certificazione del risparmio energetico.
ANCE: bandi di gara per lavori in crescita
Il 2014 segna, dopo molti anni di flessioni rilevanti, una crescita dei bandi di gara per lavori pubblici sia nel numero di pubblicazioni (+30,3%) che nell’importo posto in gara (+18,6%) rispetto all’anno precedente. La crescita coinvolge alcune stazioni appaltanti come Comuni, Anas e Ferrovie e risulta particolarmente sostenuta nel Sud del Paese. L’aumento dei bandi di gara può essere collegato a diversi fattori, come la misura contenuta nella Legge di Stabilità 2014 di allentamento del Patto di Stabilità Interno a favore degli investimenti degli enti locali per un miliardo di euro, la necessità di accelerare la spesa dei fondi strutturali europei; l’attuazione di misure governative adottate a partire dalla seconda metà del 2013 a favore di Ferrovie dello Stato e Anas.
I primi cinque mesi del 2015 confermano la tendenza positiva e registrano un aumento del 16,6% in numero e del 22,9% in valore rispetto all’analogo periodo del 2014.
Nonostante tale dinamica positiva i livelli del 2014 e del 2015 risultano bassi e non consentono di recuperare le pesanti flessioni dei periodi precedenti. Nell’arco del decennio 2003-2013 il mercato dei lavori pubblici, si è infatti fortemente ridimensionato, con un importo posto in gara più che dimezzato (-55,3% in termini reali).
Lo studio Ance sui bandi di gara per lavori pubblici in Italia
Dissesto idrogeologico - il dpcm con le graduatorie interventi
Il Dpcm che definisce, su proposta del ministero dell'Ambiente, procedure e criteri per la composizione delle graduatorie degli interventi delle Regioni sul fronte del dissesto idrogeologico ha appena completato il suo iter e si avvia verso la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. E' un passaggio fondamentale, perché consentirà di arrivare a delineare la mappa definitiva degli investimenti previsti dal Governo e della sua Unità di missione: sono i sette miliardi in sette anni annunciati nei mesi scorsi, di cui il piano stralcio da 1,1 miliardi per le aree metropolitane, in rampa di lancio in queste settimane, costituisce un importante anticipo.
Il provvedimento indica i criteri e le procedure per stabilire le modalità di attribuzione elle risorse destinate alla messa in sicurezza del territorio. Al di là della parte procedurale, sono proprio i criteri per definire le graduatorie a rappresentare il passaggio chiave del decreto, che indica il relativo peso, cioè il valore massimo attribuito a ciascuno. Sono otto: priorità regionale (peso 20), livello della progettazione approvata (10), completamento (10), persone a rischio diretto (60), beni a rischio grave (30), frequenza dell'evento (30), quantificazione del danno economico atteso (10), riduzione del numero di persone a rischio diretto (30).
Il decreto spiega che le richieste di finanziamento delle Regioni dovranno essere caricate nella piattaforma Rendis (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo). Ogni istanza dovrà essere corredata da una serie di allegati con dati di carattere amministrativo, geografico, finanziario e tecnico. Dovranno essere valutati anche i cronoprogrammi degli interventi ammessi e la loro cantierabilità. Questa non sarà considerata prima della composizione delle graduatorie perché, secondo il Dpcm, può essere esaminata solo "in itinere, in relazione ossia allo sviluppo del progetto ed alla sopraggiunta acquisizione dei necessari pareri/autorizzazioni/visti/nulla osta per dare corso all'apertura del cantiere". In altre parole, si lascerà tempo alle Regioni di procedere fino all'ultimo per mettere a posto i loro progetti. Se l'intervento non risulta cantierabile al momento di staccare gli assegni, si passerà oltre in graduatoria.
PROFESSIONIPiano nazionale riforma professioni del dipartimento politiche europee
Il Dipartimento Politiche Europee ha pubblicato il 28 luglio il Piano nazionale di riforma delle professioni regolamentate relative al 'cluster 1' che include alcune professioni dei servizi alle imprese, costruzioni, industria, settore immobiliare, trasporto, commercio al dettaglio e all'ingrosso.
Si tratta, in particolare, di 47 professioni (tra cui rientrano: Architetto e architetto junior; Geologo e geologo junior ; Geometra; Impiantista; Ingegnere civile ambientale e ingegnere civile ambientale junior) per le quali sono state predisposte delle schede analitiche contenenti l'indicazione degli obiettivi della regolamentazione, un'analisi dell'adeguatezza delle misure, nonché le azioni intraprese e da intraprendere e le eventuali criticità emerse.
Il Piano è stato realizzato in collaborazione con le amministrazione pubbliche, l'Isfol e le Regioni, sentiti gli ordini, i Collegi e le associazioni di categoria, in applicazione della direttiva 2013/55/UE (che modifica la precedente direttiva 2005/36/CE) sul riconoscimento delle qualifiche professionali che prevede all'art. 59 il cosidetto 'esercizio di trasparenza'. A tal fine, è stato condotto uno screening di tutta la regolamentazione nazionale per valutare se sia non discriminatoria, proporzionata e basata su un motivo imperativo di interesse generale.
L'obiettivo è quello di valutare una possibile riduzione o modifica della regolamentazione dei servizi professionali, considerata una delle cause di maggiore ostacolo alla mobilità dei professionisti e, conseguentemente, alla crescita economica e allo sviluppo dell'occupazione.
Piano nazionale di riforma delle professioni, cluster 1Il seminario organizzato da COLAP “RIPARTELITALIA”
Il 23 luglio si è svolto alla Camera dei Deputati il Seminario RIPARTELITALIA, organizzato dal CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali).
Nel corso dell’incontro i Liberi Professionisti Associativi del CoLAP, hanno illustrato le loro proposte in materia di previdenza, formazione e politiche attive, fisco e lavoro, Europa e Regioni, ai rappresentanti politici e Istituzionali.
Il dettaglio delle proposte e i documenti presentati sono disponibili qui.
Il progetto “Crescere in digitale”
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha illustrato alle parti sociali il progetto Crescere in digitale, realizzato in collaborazione con Google e Unioncamere. All’incontro, che si è svolto lo scorso 21 luglio presso la sala D’Antona del ministero, ha partecipato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, in rappresentanza del settore degli studi professionali.
L'iniziativa, nell'ambito del programma 'Garanzia giovani', è sulla rampa di lancio e si propone di dare competenze digitali ai giovani in cerca di occupazione e inserirli così nel mondo del lavoro attraverso tirocini formativi nelle imprese italiane, ma anche negli studi professionali. Il progetto prevede circa 120 laboratori di gruppo locali per avviare i giovani ad un tirocinio oppure ad una attività imprenditoriale, organizzati da Unioncamere; quindi sono previsti fino a 3 mila tirocini in aziende, della durata di sei mesi, che saranno retribuiti. Inoltre le imprese ospitanti riceveranno un bonus fino a 6.000 euro in caso assumano il giovane dopo il tirocinio.
Secondo il ministro Poletti, s tratta di «un esempio significativo delle azioni che stiamo portando avanti per rafforzare e qualificare il programma Garanzia giovani; un intervento formativo “di qualità” è “una leva essenziale per migliorare l’occupabilità” dei giovani, che “è l’obiettivo di Garanzia giovani».
L’iniziativa trova il plauso del presidente di Confprofessioni che ha sottolineato la piena disponibilità dei liberi professionisti a sostenere e promuovere lo sviluppo di competenze digitali per i giovani che si avvicinano al mondo del lavoro professionale. «Abbiamo sottoscritto con il ministero del lavoro il protocollo sulla Garanzia Giovani» ha detto Stella «e guardiamo con estrema attenzione a tutte le iniziative che possono favorire la piena occupabilità dei giovani presso gli studi professionali. In questo senso, accogliamo con grande interesse l’invito del ministro Poletti a collaborare insieme sul progetto Crescere in digitale e ci auguriamo che l’iniziativa possa calibrarsi meglio sulle caratteristiche del lavoro professionale».
Il principio della tutela del paesaggio, dei beni culturali e dell’ambiente deve coniugarsi con il riutilizzo del patrimonio dei territori
E’ la sollecitazione del Consiglio nazionale degli architetti, in occasione della ripresa dei lavori, in Commissione Affari costituzionali al Senato, del Disegno di legge sulla riorganizzazione della Pubblica amministrazione.
Il CNAPPC nota come "porre dei limiti temporali al principio dell’autotutela della Pa, come fa il provvedimento in esame, ove ciò non arrechi danno al patrimonio artistico, culturale e ambientale, significherebbe porre fine al paradosso che vede il nostro Paese avere il maggior numero di vincoli e di regole, rispetto agli altri Paesi europei, che riguardano la tutela del territorio, ma che registra, al contempo, un livello inaccettabile di abusivismo edilizio, di ferite inferte ai paesaggi e di incuria". Quel che serve, proseguono gli architetti, e' "una semplificazione vera e controllata, che dia fiducia alle capacità dei progettisti e al buon senso degli amministratori locali", un percorso che può "creare le premesse per interventi di riuso, che puntino a valorizzare il patrimonio edilizio diffuso e i tessuti urbani degradati anche sotto il profilo ambientale, energetico e della sicurezza, così come a tutelare i borghi e i centri storici, si chiude la nota.
Intesa tra ingegneri e amministratori condominio
Il 23 luglio è stato siglato, a Roma, un protocollo d'intesa in materia di registro dell'anagrafe condominiale, tra il Consiglio nazionale degli ingegneri e l'Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari (Anaci) alla presenza dei rispettivi presidenti, Armando Zambrano e Francesco Burrelli.
L’accordo si propone di valorizzare il ruolo del professionista tecnico a cui deve essere garantita la possibilità di certificare lo stato degli immobili e il rispetto delle leggi e dei regolamenti di ciascun intervento. A tal fine, il protocollo d'intesa tra Cni e Anaci si prefigge di predisporre procedure e standard per l'affidamento ai professionisti tecnici degli incarichi relativi ai lavori su beni immobili e beni comuni condominiali, con l’obiettivo di salvaguardare la qualità e la buona riuscita degli interventi stessi, soprattutto relativamente a quelli di messa in sicurezza degli edifici.
Architettti Firenze: progetti culturali - call
Progetti culturali capaci di promuovere l’architettura, la diffusione della cultura del progetto e la sua valorizzazione. Questi gli strumenti da proporre per partecipare alla Open Call promossa dalla Fondazione Architetti Firenze e dall’Ordine degli Architetti PPC del capoluogo toscano. Le associazioni, gli enti e i privati che intendono partecipare devono misurarsi con il tema “La città pubblica-socialità, riqualificazione, sostenibilità, nuovi processi”. Le iscrizioni sono aperte fino al prossimo 15 settembre (www.fondazionearchitettifirenze.it). I programmi selezionati dalla giuria saranno inclusi nel programma culturale della Palazzina Reale del 2016. I promotori della Call si impegnano a finanziare fino a un massimo di cinque progetti.L’analisi del centro studi del cni sulla condizione occupazionale dei laureati in ingegneria nel 2014
Dopo un annus horribilis, nel 2014 torna il sereno per l'occupazione degli ingegneri. Tra i 693mila laureati in ingegneria il tasso di disoccupazione è sceso al 4,4%, laddove l'anno precedente era schizzato sin quasi al 6%. Ad affermarlo l'analisi del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni) 'La condizione occupazionale dei laureati in ingegneria - 2014'. ''L'arresto del calo di occupazione registrato negli ultimi anni - ha commentato Luigi Ronsivalle, presidente del Centro studi Cni - è una prima inversione di tendenza che salutiamo con soddisfazione. Tuttavia, colpisce negativamente l'ampliarsi del gap fra il Nord e il Sud del Paese. A pesare non è solo la notevole differenza di occupati, ma anche il numero sensibilmente minore di occupati nell'industria nel Sud''. ''Colpisce anche - ha proseguito Ronsivalle - la migrazione degli ingegneri dipendenti verso il lavoro autonomo, soprattutto nel Sud d'Italia. A mio avviso, il dato si spiega più che con una particolare inclinazione degli ingegneri verso l'attività autonoma, con la perdita di lavoro di molti di essi, a causa della riduzione di personale registratasi nelle aziende in crisi e con una forzata riconversione della propria attività''.
Il documento mostra come, tra gli ingegneri italiani, continui inarrestabile la crescita della componente femminile: le donne rappresentano ormai il 17,5% degli ingegneri italiani e sono caratterizzate da un livello occupazionale di circa il 70%. Parlando, invece, di fasce di età, circa un terzo della popolazione ingegneristica è costituito da under 35. La loro condizione occupazionale è sostanzialmente invariata: solo l'1% in più rispetto al 2013 (59% contro 58%). Gran parte dell'incremento occupazionale degli ingegneri è merito delle regioni centrali del Paese, dove si è passati dal 67,9% del 2013 al 74,9% del 2014. Sempre più drammatica, invece, la situazione al Sud, dove gli occupati continuano a scendere: l'anno passato hanno toccato il 61,8%. Il documento del Centro studi Cni mostra un altro dato interessante: il progressivo spostamento degli ingegneri dal lavoro dipendente alla libera professione. Dal 2012 al 2014 la quota di ingegneri dipendenti è scesa dal 73,4% al 71,1%. Di riflesso la quota degli autonomi è passata dal 26,6% ad oltre il 28%. Attività autonoma che, in molti casi, continua ad avere la funzione di 'ammortizzatore occupazionale' per gli ingegneri espulsi dal comparto del lavoro dipendente. Infine, va segnalato che nel 2014 è aumentato il numero degli ingegneri occupati nelle industrie italiane: circa 191mila contro i 179mila del 2013.
FISCO Il CDM approva due decreti attuativi della delega fiscaleIl Consiglio dei Ministri di venerdì 31 luglio ha dato il via libera, dopo l’espressione dei pareri definitivi di Camera e Senato, a due decreti legislativi attuativi della delega fiscale.
Per l’entrata in vigore si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Il primo, recante disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente innova la disciplina in tema diabuso del diritto e di elusione fiscale che si unificano in un unico concetto. In particolare, inserisce un nuovo articolo nello Statuto del contribuente con una valenza generale, riferendolo a tutti i tributi (imposte sui redditi e imposte indirette, fatta comunque salva la speciale disciplina vigente in materia doganale).
I presupposti per l’esistenza dell’abuso sono: l’assenza di sostanza economica delle operazioni effettuate (ossia operazioni che non perseguono obiettivi quali, ad esempio, sviluppo dell’attività o creazione di posti di lavoro, ma solo vantaggi fiscali; la realizzazione di un vantaggio fiscale indebito; la circostanza che il vantaggio fiscale costituisca l’effetto essenziale dell’operazione).
Accertata la condotta abusiva da parte dell’Agenzia delle Entrate, le operazioni elusive effettuate dal contribuente diventano inefficaci ai fini tributari e, quindi, non sono ottenibili i relativi vantaggi fiscali.
Non si considerano invece abusive le operazioni giustificate da “valide ragioni extrafiscali non marginali” anche di ordine organizzativo o gestionale, che rispondono a finalità di miglioramento strutturale o funzionale dell’impresa o dell’attività professionale del contribuente. Il contribuente è però tenuto a dimostrare la sussistenza delle suddette “valide ragioni extrafiscali”, alla base delle operazioni effettuate.
Inoltre, al fine di migliorare i rapporti con i contribuenti viene introdotta una nuova disciplina del regime dell'adempimento collaborativo, prevedendo sistemi di gestione e controllo interno dei rischi fiscali da parte dei grandi contribuenti.
L’accesso al regime, su base volontaria, è subordinato al possesso da parte del contribuente di un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, che consenta l’autovalutazione preventiva e il monitoraggio dei rischi. Attraverso l’istaurazione di un regime di scambio continuo di informazioni improntato alla trasparenza, con imposizione di doveri a carico dell’Agenzia delle entrate e del contribuente si realizza anticipatamente un sistema di controllo per prevenire potenziali controversie fiscali.
Il secondo decreto legislativo approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri reca disposizioni in tema di trasmissione telematica delle operazioni IVA e di controllo delle cessioni di beni effettuate attraverso distributori automatici, introducendo la fatturazione elettronica tra privati.
Il provvedimento introduce incentivi in termini di riduzione degli adempimenti amministrativi e contabili, a vantaggio delle imprese che la utilizzano.
In particolare, il decreto legislativo:
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prevede in via opzionale a decorrere dal 1° gennaio 2017, l’invio telematico all’Agenzia delle entrate dei dati di tutte le fatture (e relative variazioni), emesse e ricevute, anche mediante Sistema di Interscambio;
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rende disponibile gratuitamente, a decorrere dal 1° luglio 2016, da parte dell’Agenzia delle entrate, il servizio base il servizio base per la predisposizione del file contenente i dati della fattura, il suo invio e la conservazione delle fatture elettroniche;
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rende disponibile, per specifiche categorie di soggetti passivi IVA (da individuare con apposito DM, sentite le associazioni di categoria anche nell’ambito di forum nazionali sulla fatturazione elettronica) il servizio gratuito di generazione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche già utilizzato per gli scambi con la P.A;
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tutti i soggetti che effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizi (essenzialmente nel settore del commercio) possono trasmettere telematicamente all'Agenzia delle Entrate i dati dei corrispettivi, in sostituzione degli obblighi di registrazione; la memorizzazione e la trasmissione dei dati avviene mediante l'utilizzo di apparecchi tecnologici in grado di garantire l'inalterabilità e la sicurezza dei dati;
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per quei contribuenti che garantiscano la tracciabilità dei pagamenti sono ridotti di un anno i termini di accertamento in materia di IVA ed imposte dirette,
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si introducono modalità nuove e semplificate per i controlli fiscali che potranno essere effettuati, anche ‘da remoto’, riducendo così gli adempimenti dei contribuenti ed evitando di ostacolare il normale svolgimento delle attività. Viene poi esclusa la duplicazione nella richiesta di dati;
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Per i soggetti che scelgono di avvalersi della fatturazione elettronica vengono meno gli obblighi di comunicazione relativi al cosiddetto ‘spesometro’ e alle ‘black lists’ e i contratti di leasing. Inoltre, beneficiano di rimborsi Iva più veloci.
Agenzia entrate: nuovi minimi, opzione per chi è "partito" a inizio 2015
Per esprimere la scelta, occorrerà rettificare nei prossimi trenta giorni o entro la prima liquidazione Iva successiva, se posteriore, i documenti già emessi con addebito di imposta. Porte aperte all'applicazione del regime fiscale di vantaggio per l'imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità anche per i contribuenti che hanno intrapreso una nuova attività di impresa, arte o professione a inizio anno, prima dell'entrata in vigore della norma che ha prorogato il regime. A stabilirlo, la risoluzione n. 67/2015.
MEF: slittamento termini 770
Slitta dal 31 luglio al 21 settembre il termine per la presentazione in via telematica della dichiarazione dei sostituti di imposta - modello 770 del 2015 (relativo all’anno 2014). La posticipazione del termine viene incontro alle esigenze rappresentate dalle categorie professionali, impegnate a luglio in numerosi adempimenti e scadenze fiscali per conto dei contribuenti e dei sostituti di imposta.
Ecco il dpcm col differimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 175 del 30 luglio 2015.
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